31 mag 2006

Film Maggio

Questo mese pochi film, ma tutti belli:

- "Babbo bastardo", T. Zwigoff: anche in questo film c'è lo zampino dei fratelli Cohen e quindi il risultato è come al solito divertente. Si tratta della storia di un alcolizzato che si veste da Babbo Natale e di un suo complice nano, negro e vestito da elfo. Questa strana coppia ogni anno si fa assumere da un grande magazzino, che puntualmente svaligia. Il protagonista è cattivissimo, cinico e sboccato ed è la miglior forma di sarcasmo sul buonismo di Natale.
- "Strade perdute", D. Lynch: come tutti i film di questo visionario, è pervaso da un'atmosfera strana. Si è sospesi in un sapiente mix di ignoto, abitudinario, depravazione, sogno, terrore. La trama, pur essendo intricatissima è in realtà la cosa meno importante: il film vuole trasmettere sensazioni, in modo quasi onirico. Dico questo perchè degli avvenimenti si capisce ben poco, anche se guardando nei siti, in effetti si trova una spiegazione piuttosto elegante, che coinvolge la psicanalisi e il sogno. Ma se il 95% degli spettatori non ci arriva, vuol dire che non è quello che voleva il regista. Resta però un po' troppo lungo e secondo me meno riuscito di "Velluto blu" o "Elephant man". Comunque lo voglio rivedere, per accorgermi di qualche particolare che mi è sfuggito, visto che i film di Lynch andrebbero giudicati almeno alla seconda visione.
- "Il mio nome è Tsotsi", G. Hood: la rivelazione del mese. La partenza è fenomenale: 3 ragazzi che giocano ai dadi su una sedia rotta, e il loro capo che guarda fuori da una finestra scassata. L'immagine si apre, i 4 si alzano e cominciano a camminare per le vie di una baraccopoli e intanto cresce la musica, una musica potentissima, misto tra reggae, house e hip-hop, che dura per qualche minuto... da pelle d'oca. E' il kwaito, genere tipico sudafricano. Il film poi continua più normale. E' ambientato a Johannesburg, nella periferia disastrata, e racconta di un gruppo di piccoli gangster. I colori sono bellissimi, il ritmo veloce, e stridente il contrasto con il centro avveniristico. Non mi è piaciuto tanto il finale, troppo buono...

23 mag 2006

Economia

Da qualche tempo la mia idea di globalizzazione è in progress. Sto seguendo un corso che tratta appunto delle istituzioni internazionali e delle crisi finanziarie, ho finito di leggere il libro di Stiglitz "La globalizzazione e i suoi oppositori" e, ciliegina sulla torta, anche a teatro ho visto uno spettacolo che ripeteva questi temi. Neanche a farlo apposta, tutte e tre le fonti trattavano il problema con la stessa impostazione e dando fondamentalmente le stesse risposte.

Stiglitz ha vinto il premio Nobel nel 2000, è stato capoeconomista dell'amministrazione Clinton e della Banca Mondiale e buona parte dei modelli che si studiano in università portano la sua firma. Da questo curriculum si capisce che è uno che il Sistema lo comprende (e forse ha contribuito a crearlo). Ci si potrebbe aspettare che confermi la solita teoria liberista, di un mercato che si autoregola e autoequilibra, di competizione sfrenata ed egemonia americana... invece no, è estremamente critico e quasi sempre propositivo.


Per farla breve, spara a zero sul Fondo Monetario e in generale su chi gestisce le istituzioni, secondo me anche per motivi personali, ma riesce sempre a dare una spiegazione e una controproposta, più attenta ai paesi in via di sviluppo. In pillole:


- è sbagliato concentrarsi su una sola misura di benessere, come la crescita del PIL o il contenimento dell'inflazione. L'affannosa focalizzazione su un solo obiettivo (rispetto al quale la comunità finanziaria sentenzia) rende miopi. Nel caso del PIL non si tiene conto di altri fattori importanti: ambiente, cultura, occupazione Nel caso della riduzione dell'inflazione si possono seguire strategie di stretta monetaria, ma a scapito della crescita e dell'occupazione;

- il FMI, non si è mai messo in discussione, proponendo la stessa cura per malattie diversissime. Liberalizzazioni e privatizzazioni imposte ovunque, senza preoccuparsi di favorire un precedente aumento della competizione, la diminuizione della corruzione statale o la reciprocità nel Nord del mondo (che mantiene e manterrà le sovvenzioni agli agricoltori, le quote sull'acciaio e le restrizioni in molti settori strategici);


- la liberalizzazione senza freni e controllo dei movimenti monetari ha contribuito al sorgere e diffondersi di quasi tutte le crisi degli ultimi 20 anni. Economie fragili sono state sottoposte ai capricci del capitale speculativo, volatile e scostante per definizione. I fondi di soccorso vengono stanziati solamente se i paesi debitori accettano le imposizioni unilaterali del FMI. E la maggior parte di questi miliardi di dollari, quando non sono fatti sparire dai politici locali, servono a ripagare i debitori (istituzioni ed intermediari finanziari americani ed europei) , piuttosto che a sostenere il risanamento o a sfamare la popolazione. Ma il nuovo debito con il FMI lo devono ripagare i contribuenti... ;


- il FMI ha imposto un modello di sviluppo occidentale a realtà culturali diverse, capaci fino a quel momento di crescere con le proprie forze e da allora in balia di istituzioni rappresentative di Usa e (ci crediamo??) Europa.


Nel libro c'è molto altro ed è piuttosto interessante. Ci sono anche proposte concrete per migliorare la situazione (guai a pensare no-global) e qualche esempio di iniziativa riuscita. Consigliato!

14 mag 2006

Viaggiare

Giovedì ero in università per la tesi quando vedo un volantino mezzo staccato in bacheca: nel pomeriggio ci sarebbe stata una conferenza di Folco Terzani, il figlio del grande Tiziano. Ovviamente diventa la priorità della giornata e con grandi attese mi presento puntuale in aula.

Il tema era il viaggio e dopo un'introduzione del solito pedante professore, prende la parola Folco che per quasi due ore, come un cantastorie, ci affascina e sorprende. Inizia con la metafora della vita come viaggio (qualcosa di scontato, ma che invece è sembrato assolutamente fresco), raccontandoci degli ultimi anni di suo papà e del pensiero indiano. La vita si divide in tre parti:
- da bambino e ragazzo ti viene dato (sei allattato, vai a scuola, impari)
- da adulto devi dare (inizi a lavorare, fai una famiglia)
- da vecchio devi scoprire cosa c'è oltre la vita, indagare lo spirito

Ci ha poi parlato dei suoi viaggi. Fino a 16 anni ha vissuto in Asia e, dopo aver studiato a Cambridge, sente il richiamo del mondo e parte per l'India. Vive un anno con Madre Teresa a Calcutta, lavora con i lebbrosi e poi va in Amazzonia, sull'Himalaya, in America. Conosce i sadu indiani, che vivono di elemosina e vanno in giro nudi (capisci da quanto sono in cammino guardando la lunghezza dei loro capelli, che non tagliano mai). L'India è uno dei centri del misticismo e della spiritualità mondiali. L'umanità ha sviluppato due vie alla felicità: quella attraverso la materia e quella dello spirito. Immaginate una capanna con il tetto mezzo distrutto, che non riesce a coprire dalla pioggia. La via occidentale per risolvere il problema è costruire una nuova copertura, più resistente. L'indiano invece resterà sotto il temporale, convincendosi che l'essere bagnato non gli da fastidio!

Ha continuato con storie e aneddotti fantastici (ha vissuto per 2 anni sotto un albero, è stato in un monastero buddista, ha visto Cuba, dove il nostro corso di Macroeconomia si chiama Economia Imperialista, ...) e ha concluso con qualcosa che fa riflettere:

siamo in una situazione in cui i progressi e le tante cose che abbiamo ci fanno sentire confortati: stiamo sufficientemente bene da non sentire il bisogno di cercare oltre. A volte, guardando altre realtà e spostandoci in altri posto in cui siamo più esposti e vulnerabili (perchè alle prese con culture o lingue diverse, con pochi soldi e conoscenze) sviluppiamo una più acuta percezione della realtà e di noi stessi e in qualche modo ci portiamo ad uno stadio di benessere e consapevolezza superiore.

PS: su www.flickr.com/photos/bernandrea le foto del giro in Irlanda