23 mag 2006

Economia

Da qualche tempo la mia idea di globalizzazione è in progress. Sto seguendo un corso che tratta appunto delle istituzioni internazionali e delle crisi finanziarie, ho finito di leggere il libro di Stiglitz "La globalizzazione e i suoi oppositori" e, ciliegina sulla torta, anche a teatro ho visto uno spettacolo che ripeteva questi temi. Neanche a farlo apposta, tutte e tre le fonti trattavano il problema con la stessa impostazione e dando fondamentalmente le stesse risposte.

Stiglitz ha vinto il premio Nobel nel 2000, è stato capoeconomista dell'amministrazione Clinton e della Banca Mondiale e buona parte dei modelli che si studiano in università portano la sua firma. Da questo curriculum si capisce che è uno che il Sistema lo comprende (e forse ha contribuito a crearlo). Ci si potrebbe aspettare che confermi la solita teoria liberista, di un mercato che si autoregola e autoequilibra, di competizione sfrenata ed egemonia americana... invece no, è estremamente critico e quasi sempre propositivo.


Per farla breve, spara a zero sul Fondo Monetario e in generale su chi gestisce le istituzioni, secondo me anche per motivi personali, ma riesce sempre a dare una spiegazione e una controproposta, più attenta ai paesi in via di sviluppo. In pillole:


- è sbagliato concentrarsi su una sola misura di benessere, come la crescita del PIL o il contenimento dell'inflazione. L'affannosa focalizzazione su un solo obiettivo (rispetto al quale la comunità finanziaria sentenzia) rende miopi. Nel caso del PIL non si tiene conto di altri fattori importanti: ambiente, cultura, occupazione Nel caso della riduzione dell'inflazione si possono seguire strategie di stretta monetaria, ma a scapito della crescita e dell'occupazione;

- il FMI, non si è mai messo in discussione, proponendo la stessa cura per malattie diversissime. Liberalizzazioni e privatizzazioni imposte ovunque, senza preoccuparsi di favorire un precedente aumento della competizione, la diminuizione della corruzione statale o la reciprocità nel Nord del mondo (che mantiene e manterrà le sovvenzioni agli agricoltori, le quote sull'acciaio e le restrizioni in molti settori strategici);


- la liberalizzazione senza freni e controllo dei movimenti monetari ha contribuito al sorgere e diffondersi di quasi tutte le crisi degli ultimi 20 anni. Economie fragili sono state sottoposte ai capricci del capitale speculativo, volatile e scostante per definizione. I fondi di soccorso vengono stanziati solamente se i paesi debitori accettano le imposizioni unilaterali del FMI. E la maggior parte di questi miliardi di dollari, quando non sono fatti sparire dai politici locali, servono a ripagare i debitori (istituzioni ed intermediari finanziari americani ed europei) , piuttosto che a sostenere il risanamento o a sfamare la popolazione. Ma il nuovo debito con il FMI lo devono ripagare i contribuenti... ;


- il FMI ha imposto un modello di sviluppo occidentale a realtà culturali diverse, capaci fino a quel momento di crescere con le proprie forze e da allora in balia di istituzioni rappresentative di Usa e (ci crediamo??) Europa.


Nel libro c'è molto altro ed è piuttosto interessante. Ci sono anche proposte concrete per migliorare la situazione (guai a pensare no-global) e qualche esempio di iniziativa riuscita. Consigliato!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

passamelo che sono in fase letteraria.

Anonimo ha detto...

Mi metto in lista...

Anonimo ha detto...

mi inchino al tuo blog..e ai tuoi commenti!! mi hai stupito...
complimenti per le foto..devono essere posti fantastici!!!
a presto
Francy