Da qualche tempo la mia idea di globalizzazione è in progress. Sto seguendo un corso che tratta appunto delle istituzioni internazionali e delle crisi finanziarie, ho finito di leggere il libro di Stiglitz "La globalizzazione e i suoi oppositori" e, ciliegina sulla torta, anche a teatro ho visto uno spettacolo che ripeteva questi temi. Neanche a farlo apposta, tutte e tre le fonti trattavano il problema con la stessa impostazione e dando fondamentalmente le stesse risposte.
Stiglitz ha vinto il premio Nobel nel 2000, è stato capoeconomista dell'amministrazione Clinton e della Banca Mondiale e buona parte dei modelli che si studiano in università portano la sua firma. Da questo curriculum si capisce che è uno che il Sistema lo comprende (e forse ha contribuito a crearlo). Ci si potrebbe aspettare che confermi la solita teoria liberista, di un mercato che si autoregola e autoequilibra, di competizione sfrenata ed egemonia americana... invece no, è estremamente critico e quasi sempre propositivo.
Per farla breve, spara a zero sul Fondo Monetario e in generale su chi gestisce le istituzioni, secondo me anche per motivi personali, ma riesce sempre a dare una spiegazione e una controproposta, più attenta ai paesi in via di sviluppo. In pillole:
- è sbagliato concentrarsi su una sola misura di benessere, come la crescita del PIL o il contenimento dell'inflazione. L'affannosa focalizzazione su un solo obiettivo (rispetto al quale la comunità finanziaria sentenzia) rende miopi. Nel caso del PIL non si tiene conto di altri fattori importanti: ambiente, cultura, occupazione Nel caso della riduzione dell'inflazione si possono seguire strategie di stretta monetaria, ma a scapito della crescita e dell'occupazione;
- il FMI, non si è mai messo in discussione, proponendo la stessa cura per malattie diversissime. Liberalizzazioni e privatizzazioni imposte ovunque, senza preoccuparsi di favorire un precedente aumento della competizione, la diminuizione della corruzione statale o la reciprocità nel Nord del mondo (che mantiene e manterrà le sovvenzioni agli agricoltori, le quote sull'acciaio e le restrizioni in molti settori strategici);
- la liberalizzazione senza freni e controllo dei movimenti monetari ha contribuito al sorgere e diffondersi di quasi tutte le crisi degli ultimi 20 anni. Economie fragili sono state sottoposte ai capricci del capitale speculativo, volatile e scostante per definizione. I fondi di soccorso vengono stanziati solamente se i paesi debitori accettano le imposizioni unilaterali del FMI. E la maggior parte di questi miliardi di dollari, quando non sono fatti sparire dai politici locali, servono a ripagare i debitori (istituzioni ed intermediari finanziari americani ed europei) , piuttosto che a sostenere il risanamento o a sfamare la popolazione. Ma il nuovo debito con il FMI lo devono ripagare i contribuenti... ;
- il FMI ha imposto un modello di sviluppo occidentale a realtà culturali diverse, capaci fino a quel momento di crescere con le proprie forze e da allora in balia di istituzioni rappresentative di Usa e (ci crediamo??) Europa.
Nel libro c'è molto altro ed è piuttosto interessante. Ci sono anche proposte concrete per migliorare la situazione (guai a pensare no-global) e qualche esempio di iniziativa riuscita. Consigliato!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
passamelo che sono in fase letteraria.
Mi metto in lista...
mi inchino al tuo blog..e ai tuoi commenti!! mi hai stupito...
complimenti per le foto..devono essere posti fantastici!!!
a presto
Francy
Posta un commento