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26 mar 2010

The book is on the table

Dopo un paio di tappe in bici da Dali a Lijiang e qualche giorno speso da mio zio, riparto verso Nord, in direzione di Shangri-la', Dequin e le Meili Snow Mountain, una catena montuosa sopra i 6500 metri di altitudine, con il sacro Kawa Karpo, la montagna più sacra per i tibetani (migliaia di pellegrini ogni anno percorrono i 250 km della base in una "kora" di 12 giorni).
Arrivato a Shangri-la', mi riposo un giorno e visito un villaggio tibetano, poi cominciano 2 giorni veramente particolari. Prendo la bici e dovevo fare circa 110km, di cui una ventina di salite e circa 30 di una discesa fantastica, bella pedalabile. Me la prendo comoda, il paesaggio è bellissimo, ma ci sono tanti lavori per strada (inutili, come tutti quelli che ho visto negli ultimi 20 giorni, visto che è una strada che collega 2 paesi da 60.000 abitanti a 190 km di distanza, con nel mezzo il nulla... ma i soldi dello stimolo da qualche parte devono pur andare) e quindi arrivo in un paesino (l'ultimo prima del passo a 4000 metri) che è già buio. C'è una sola guest-house completamente piena, di tutti i tipi che lavorano per strada... meno male che trovo uno che parla un po' di inglese, è il professore della scuola elementare, e insieme insistiamo un po'. Alla fine uno di loro mi cede il suo letto: dormirà con il suo vicino.
Le camere sono da tre (la nostra diventa da 4) e quando chiedo dove posso fare una doccia mi dicono che è una "basic accomodation", non c'è il bagno, non solo in camera, ma in tutto l'edificio. Se voglio c'è uno dei cessi pubblici al di là della strada quelli all'aperto, con i muretti alti 1 metro e senza porta). Sono leggermente sudato, ma va bene uguale, mi laverò il giorno dopo. Mi chiedo però come facciano loro, che lavorano tutto il giorno tra polvere, ruspe e picconi a vivere lì per dei mesi... vado a letto verso le 10 e comincia la processione di gente che vuole vedermi e che grida "hello" dal corridoio. Il mio vicino mi prende il telefono, ci smanetta un po', poi prende il suo e me lo passa: aveva chiamato la figlia, a 3000 km di distanza, visto che lei conosce qualche parola di inglese. L'altro vicino si fuma una sigaretta dopo l'altra, 6 solo tra le 10 e le 11, ma mi sveglio un momento alle 4 e lo becco che ne ha accesa un'altra (ovviamente smoccolando sempre per terra). Ad un certo punto decidono che è ora di dormire, quindi spengono la luce... o meglio, visto che non c'è l'interruttore, si avvicina uno con un fazzoletto e svita la lampadina.
La mattina dopo mi sveglio presto perché il ragazzo che parlava inglese mi ha invitato a visitare la sua scuola. Arrivo alle 9.20 e mi fa fare lezione di inglese!! "What's your name?", i numeri, le parti del corpo, i mezzi di trasporto, qualche altra parola. I bambini hanno 11 anni e sono troppo disciplinati: appena li guardi si alzano in piedi e ci restano fino a quando non gli dici di sedersi. Se ti dimentichi loro sono capaci di rimanere così per delle ore. Una bambina balla, uno canta, qualcuno risponde alle domande, veramente bellissimo. Poi all'intervallo esce fuori tutto il condizionamento a cui sono sottoposti. Un fischio e sono tutti in fila per un ballo di gruppo, un altro fischio e tutti allineati per prendere le caramelle, silenziosi e ordinatissimi. Poi finalmente possono giocare per un po'.
Me ne vado e mi aspettano 85 km per la nuova meta. Di questi i primi 33 sono in costante salita, da 2.650 a 4.300, una mazzata incredibile. Tengo gli 11 all'ora, gran risultato, ma in cima sono cotto e ovviamente nel punto più scomodo appoggio male la bici, cade, si rompe un raggio e qualcosa nella ruota dietro. Mi siedo a bordo strada per provare a sistemare il tutto, senza avere nemmeno la forza per imprecare, ma essendo imbranato non risolvo nulla. Stavo già pensando di lasciare li la bici (un cimitero bellissimo per lei, subito dopo il passo, e soprattutto non avrei dovuto pensare a come riportarla a casa facendomi migliaia di km tra treno e aerei), caricarmi lo zaino in spalla e fare l'autostop quando una macchina si ferma. Speravo per aiutarmi e invece erano 2 ragazzi cinesi con macchine fotografiche spaziali che volevano farmi delle foto, immortalare la sofferenza e la sfiga. Faccio finta di continuare a lavorare, lancio qualche lamento e in un attimo li intorto: mi caricano la bici, salgo di dietro e mi faccio portare alla città dopo. Meno male che sono passati loro, perché dopo un po' di discesa c'era un'altra decina di km di salita, più altri 30 in discesa o falsopiano. E soprattutto non un bar o negozietto e io avevo già finito tutto il mangiare e il bere. In 85 km non una casa o un angolo di umanità, solo degli operai che mi hanno offerto il the. Sarei arrivato stremato, così invece un bel viaggio in prima classe, in un panorama incredibile, tutto in costa, circondato da montagne innevate, oltre i 5000 metri. Mi hanno perfino accompagnato da uno che mi ha riparato la bici!!

15 mar 2010

Riso e zampe di gallina

Dopo una lunga assenza, complici un po' di spagnoli e l'aver trovato mio zio, riprendiamo a scrivere, finalmente di Cina. Il primo impatto è stato fortissimo: arrivo a Jinghong alle 11 di sera, mille luci, scritte incomprensibili, nessuno che parla inglese, una cena fantastica, tutto che costa poco. Non so perché ma mi sono sentito catapultato in qualcosa di "grosso". Nei due giorni seguenti mi accorgo che la città è veramente bella, tutta pulita, ordinata, con poco traffico, un clima fantastico e tante contraddizioni. Ogni 5 minuti cambio idea sui cinesi: la polizia ti blocca in bici, ma quando riesci a passare il paesaggio è bellissimo, non mi fanno entrare negli internet cafè, ma mi hanno invitato spesso a cena in casa, internet è censurato, ma tutti fanno tutto all'aperto (un tavolino fuori dal negozio e cena tutta la famiglia, oppure si gioca a carte, scacchi o majhong con i vicini, rigorosamente a soldi). Come spiegarselo? Non so, forse la Cina (politica) è diversa dai cinesi, o lo Yunnan (pieno di minoranze) è diverso dalle altre regioni (Han). In soli 10 giorni ho visto paesini sperduti, con le donne vestite negli abiti tradizionali e metropoli da 5 milioni di abitanti che nemmeno sapevo esistessero, contadini che contano il decimo di yuan e orde di turisti locali con macchine fotografiche che i giapponesi si sognerebbero...
Ma torniamo alla cronaca. Nei 2 giorni a Jinghong non ho fatto molto. Un po' di lavori alla bici, un giro lungo il Mekong e soprattutto la sua attraversata. Ho preso la bici e mi sono allontanato un po' dalla città, ho trovato un punto con poca corrente e ho nuotato dall'altra parte. Arrivato di là, un gruppo di una quindicina di persone mi invita a pranzo. Stavano facendo un pic-nic, 4 foglie giganti di banana per terra, un mare di cibo e ovviamente nessuno che parla inglese. Mi riempiono di cibo, mi riservano i pezzi migliori (la zampa di gallina che era nella zuppa, è finita proprio nel mio piatto e guai ad avanzarla) e soprattutto mi obbligano a bere tantissimo. Dopo un'ora passata a masticare, fare gesti e vederli ridere, me ne vado. L'impatto con l'acqua gelata poteva fare vittime, ma ritorno sano e salvo dall'altro lato.
Il giorno dopo sono sul bus, direzione Yuanyang, dove ci sono intere montagne terrazzate e coltivate a riso. La strada per arrivarci è tortuosa, facciamo non più di 350 km in 17 ore, anche a causa di una mezza valanga, che blocca tutto per 4 ore. Però conosco 2 spagnoli simpatici, con cui rimango quasi 5 giorni. Visitiamo le terrazze (faccio altri 100 km in bici), facciamo tante foto e conosciamo una coppia di svizzeri che girano in bici da un anno e mezzo: Italia, Grecia, Turchia, Giordania, Siria, Egitto, Siria, Iran, Dubai, Thailandia, Laos e adesso Cina. Il paese in cui stiamo è proprio piccolo, sperso tra queste vastissime montagne/colline, non ci sono turisti stranieri ma tanti cinesi e verrebbe voglia di starci di più, ma dopo 4 notti parto in direzione Kunming, la capitale della regione. Qui il bus che doveva metterci 6 ore ce ne mette 12 (e arriva alle 4 di notte!). Ci porta a 10 km dalla città, si dorme sul bus fino alle 6 e poi un po' a tentativi e dopo tante imprecazioni trovo un posto dove stare. La città è molto grande ma ordinata, ma ci sto solo un giorno, perché voglio arrivare il prima possibile da mio zio. La vedrò meglio al ritorno.

3 mar 2010

Laos ancora, same same, but different

Fino ad ora la bici si è rivelata una scelta azzeccatissima, nonostante la foratura dopo 20 km e un paio di copertoni non proprio di prima mano che il tipo del negozio mi aveva rifilato. Ho visto bei posti, fatto sport, mi sono fermato in villaggi che altrimenti non avrei mai pensato esistessero e mi muovo con una libertà incredibile.

24 Feb: HuayXay - Don Chai, 55 km, 2h 38', 21.2 avg, 62.1 max. La prima ora parte molto veloce, buco dopo 20 km, ma riparto in fretta. Ai 30 km però inizia la strada veramente brutta, con tanti saliscendi e qualche montagnetta. Avevo sovrastimato la qualità della strada e la mia possibile tenuta, mentre mi avevano detto che la mia meta originaria era molto più vicina e quindi ero partito con calma, nel pomeriggio. Risultato: si stava facendo buio e mancavano ancora 50 km e non c'era segno di un posto dove dormire. A metà di una salita infernale fermo uno dei pochi camion che passavano e mi faccio dare un passaggio fino al prossimo villaggio, che fortunatamente ha una piccola guest-house con 3 stanze. C'è una coppia svizzero-americana che parla un po' di Laotiano e ceniamo tutti insieme con la famiglia, attorno ad un tavolino, mangiando dai piatti comuni e bevendo un sacco di birra e vino. C'è un solo bicchiere, il capofamiglia lo riempie e lo passa a turno e bisogna finirlo in fretta, per far bere anche gli altri!
È stata davvero una bella esperienza: camera spartana, per lavarsi un catino d'acqua e a cena tante cose nuove, che non avrei altrimenti mai provato. Il menù comprendeva un pesce alla griglia, varie erbe che non conosco, alghe fritte, sangue di bufalo (me l'hanno detto solo dopo che l'ho preso!), riso, intestini di bufalo, un liquore simile al mirto fatto con bacche di ginger e il riso. Essendo poi l'unica casa con l'elettricità, c'era tutto il villaggio (una decina di case al massimo) a vedere la televisione, monaci compresi.

25 Feb: Don Chai - Luang Namtha
- tappa 1: Don Chai - Vieng Phoukha, 52.3 km, 2h 34', 19.8 avg, 59.1 max. La prima parte è qualcosa che la Bibbia descriverebbe come "pianto e stridore di denti", con una strada disastrata, salite a ripetizione, una collina da 4 km. Ci metto 1 ora per fare 13 km, poi intorno al ventesimo chilometro la strada diventa asfaltata e vado piuttosto bene, anche perché c'è molta più discesa!
- tappa 2: Vieng Phoukha - Luang Namtha, 62 km, 2h 25', 25.6 avg, 61.0 max. Dopo una sosta di circa un'ora e mezzo, in cui mangio noodles per 20 centesimi di euro, mi aspettano un bell'asfalto, gli ultimi 15 km piatti e come unica asperità una montagnetta da 2 km. Arrivo che sono tanto stanco comunque. Viaggiare con il peso aggiuntivo dello zaino e sotto il sole rende tutto più difficile e meno male che la città è abbastanza grande e trovo un posto dove fanno i massaggi. Mi mangio un'anguria e alla sera si va con l'indiano. Trovo una guest-house nuovissima e veramente bella che costa solo 6 dollari. Gran sonno e pronto alla ripartenza il giorno dopo.

26 Feb: Luang Namtha - Bothen, 58 km, 2h 29', 23.2 avg, 53.4 max. La strada è perfetta, ci sono un paio di salite da 1.5 km, ma nulla di impossibile, peccato per gli ultimi 15 km un po' contro vento, altrimenti veniva fuori una bella media. Arrivo finalmente al confine, accolto con una freddezza incredibile dai militari cinesi. La prima città in Cina è proprio brutta, tutta costruita a nuovo e mezza disabitata, per cui imbarco la bici su un bus e arrivo a Mengla. Qui mi caricano la bici su una moto, mi portano ad un'altra stazione e in serata arrivo a Jinghong, dove inizia il bello dello Yunnan, che mi sta sorprendendo sempre di piu'. Ma ci sara' tempo nei prossimi post per parlarne. Per il momento, grazie a Lino che ci permette di aggirare la censura cinese e quindi pubblicita' al suo blog (notare il .eu): http://www.puntolino.eu/

27 feb 2010

Ennesimo corrispondente scomodo imbavagliato dal regime

Ebbene si, il blog per il momento si ferma: in Cina non si puo' accedere a blogger.com e quindi niente aggiornamenti (a meno che qualcuno si offra di entrare nel sito con il mio log-in e postare il testo e le foto che gli giro...). Era da tempo che la censura cinese cercava di bloccarmi e finalmente ci e' riuscita. Peccato, perche' c'era tanto da scrivere, non soltanto del giro spaccagambe in bici, che mi ha portato in posti bellissimi in Laos (difficili da raggiungere in alcuni casi, in mezzo a montagnette e strade sterrate) e che mi ha fatto fermare, causa stanchezza e buio, in uno sperduto villaggio dove ho mangiato con la famiglia del posto e mi hanno offerto cibo mai provato prima, come alghe fritte, sangue di bufalo, un liquore di riso al ginger molto simile al nostro mirto.
Ieri pomeriggio sono arrivato alla frontiera e ho caricato la mia bella su un bus e adesso sono a Jinghong. L'impressione e' di essere capitato in qualcosa di "grosso": tante luci, belle strade, gente che non parla una singola parola di inglese, che non ti dice mai grazie, che pero' ogni tanto e' inaspettatamente gentile (chiedo informazioni per la stazion dei bus e mi ci accompagnano e si ingegnano a incastrarci la bici), con un cibo delizioso (almeno l'unico pasto che ho avuto fin'ora), con prezzi bassissimi... dev'essere veramente un mondo diverso e spero di capirlo il piu' possibile nei prossimi 25 giorni.
Ciao a tutti, se non riesco piu' a scrivere.

24 feb 2010

Si riparte!

Volevo completare il discorso sulla Cambogia, ma e' capitato un imprevisto che non posso non raccontare subito: da adesso il viaggio continua in bici!! Ieri mi fermo a guardare un negozio che noleggia bici, c'era una bellissima Bianchi esposta e mi metto a parlare con il proprietario, un inglese che fra un mese parte per il record di velocita' del giro del mondo in bici (99 giorni per fare 27.000 km: www.worldcyclingrecord.com). Dopo un po' mi fa "ma scusa, perche' non ci vai in bici in Cina?". E perche' no? Cosi' la Bianchi (una ibrida, a meta' da bici da corsa e mountain-bike) l'ho comprato e fra pochi minuti si parte. Sono a Chang Kong, al confine con il Laos e dopo 3 giorni dovrei arrivare in Cina, finalmente. Non vedo l'ora di iniziare a pedalare!! La cosa bella e' che in poche ore ho sistemato tutto: abbiamo trovato un modo per attaccare il mio zaino, fatto arrivare in bus da una citta' vicina alcune cose che mancavano, fatto fare (tra le risate di tutto il mercato) da una sarta la sacca in cui mettere la bici quando mi muovero' in bus. E ho una maglietta con lo stemma della Thailandia e la scritta "lunga vita al re". Fantastico, si parte!

21 feb 2010

Ma che Cambogia! (seconda parte)

A Siem Reap e Phnom Penh ho passato una settimana interessante, c'era tanto da visitare e ho incontrato bella gente. Volevo pero' spostarmi un po' dal circuito classico e vedere qualcosa della Cambogia piu' vera, meno toccata dal turismo di massa, inevitabile quando si parla di una meraviglia come Angkor.
Sono andato prima a Mondulkiri, una regione ad Est e poi a Rattanakiri, a Nord-Est. Qui la natura e' piu' presente, essendo la zona meno densamente popolata (2 abitanti per km2) con  strade sterrate per arrivarci, tante foreste e (cosi' dicono) anche un po' di animali (nel parco nazionale sono stati avvistati leoni, tigri ed elefanti selvaggi). Ho fatto 2 trekking nella giungla, il primo dormendo in un villaggio phnom (una minoranza della zona) e il secondo dormendo in un'amaca vicino ad un fiume nella foresta. E' stata una bella esperienza, anche faticosa, visto che abbiamo camminato parecchio e in alcuni momenti la guida doveva aprirsi la strada con il machete. Lungo il percorso abbiamo trovato tante cascatelle, che formavano laghetti naturali, per cui grandi bagni, tuffi da 5-6 metri e lanci dalle liane in stile Tarzan.
Di notte, poi, lo scenario cambia completamente: una moltitudine di rumori, magnifiche stellate, ma anche serpenti e ragni che escono dai loro nascondigli e una strana sensazione se appena ci si allontana dal campo. La guida era uno del posto, che conosceva tantissimi trucchi su come sopravvivere nella foresta. Ha catturato (e cucinato) rane, pesci, uova di lucertola, tagliato radici per trovare l'acqua, cotto una zuppa in una canna di bambu' e usato erbe medicinali per purificare l'acqua del fiume (dopo averla bollita, comunque).
Soprattutto nel primo trekking sono stato fortunato con le persone che ho trovato: un italiano viaggiatore di lungo corso appassionato di fotografia, veramente simpatico e super-fan di Giorgio Bettinelli, un francese con cui sono stato un altro paio di giorni e (nota dolente) una canadese insopportabile e logorroica. Abbiamo passato la notte nel villaggio, una cosa tutto sommato autentica, visto che poca gente ci va e che le 5 famiglie del posto vivono veramente sperdute e tagliate fuori dal (nostro) mondo. Hanno portato della grappa leggera fatto col riso, con un ingegnosissimo sistema per versarlo dalla giara e abbiamo bevuto con loro fino a tardi. La guida parlava un po' di inglese e ci traduceva quello che dicevano o quello che cantavano, anche se con il passare delle ore era sempre meno lucido  (potere della grappa: il culmine l'ha raggiunto con sleep, no can sleep, eat, no can eat, sing, no can sing, in loop per una decina di volte), ma l'apice della serata e' stato raggiunto all'arrivo di Fonzie (da Wikipedia: Arthur Herbert Fonzarelli, conosciuto anche come Fonzie, The Fonz o Fonzta!), il capofamiglia della casa in cui stavamo, cosi' soprannominato dal mio amico italiano per essersi presentato con una motoretta scassata e per il suo inguaribile atteggiamento da superfigo (era andato nel villaggio vicino a bere, da vero uomo di mondo).
La nota negativa e' il continuo stupro della foresta da parte di incendi (spontanei e non), bracconieri, cacciatori di legname pregiato e del governo stesso, che vende interi appezamenti da disboscare e trasformare in piantagioni di albero della gomma.
Un giorno non si riusciva a sentire altro suono se non quello delle motoseghe, proveniente da almeno 2 zone. Chiediamo alla guida perche' la polizia non viene avvisata e lui: "ma perche' non ce n'e' bisogno, la polizia lo sa gia', e' stata pagata per far finta di nulla"...

Purtroppo non sono riuscito a vedere molte delle citta' sul Tonle' Sap, il grande lago in cui si immette il Mekong, immensa riserva di pesce e residenza di tanti "floating village", interi villaggi costruiti su barche, che si muovono con le correnti o con le piene del fiume. Alcuni sono molto grandi: qualche centinaio di barche/case, con scuole, mercati, "ospedali" gallegianti e piccole barchette che i bambini usano per andare a scuola.

Il post si e' fatto un po' lungo, scrivo qualche cosa di piu' nei prossimi giorni... adesso sono in pieno trasferimento: 16 ore di bus il primo giorno, stop di recupero il secondo giorno, 9 ore il terzo per passare il confine e arrivare a Bangkok, stasera autobus notturno per il Nord della Thailandia e poi finalmente la Cina!

15 feb 2010

Ma che Cambogia! (prima parte)

Che gran sorpresa la Cambogia! Finalmente un paese che mi sta piacendo tanto, a livello dell'Etiopia l'anno scorso o della Palestina. Viaggiare e' un po' piu' complicato, le strade sono piu' polverose, provano a fregarti al confine, fa caldissimo, pero' la gente e' speciale e i posti da vedere sono tantissimi. I primi 4 giorni li ho spesi a Siem Reap, a visitare i templi di Angkor Wat, costruiti un migliaio di anni fa e sparsi su un'area di qualche decina di chilometri. Spesso la natura ha avuto la meglio, con alberi centenari che hanno preso possesso delle mura, dando al luogo un aurea quasi magica.... se non fosse per le orde di turisti che continuamente la affollano. Essendo cosi' vicina al confine con la Thailandia e' infatti meta di tantissimi tour organizzati e questo un po' rovina l'effetto. Pero' si possono comunque trovare templi minori un po' fuori dal circuito classico o angoli in cui per un momento ti puoi sentire un esploratore. Nel complesso un'esperienza positiva, grazie anche alla guest-house in cui vivevo e alle persone che ho conosciuto, anche se continuo a preferire i templi di Ayuttahya, vicino a Bangkok.

Poi mi sono spostato a Phnom Penh, la capitale. Qui non ho visitato troppo, perche' mi sono sentito poco bene, ma sono riuscito comunque a vedere la famigerata S-21, un ex scuola superiore, diventata il campo di prigionia ed interrogatorio in cui venivano rinchiusi i prigionieri dei Khmer Rouge in attesa di (sommario) giudizio e prima di essere inviati ai killing fields appena fuori la citta'. Veramente una cosa impressionante quello che e' successo nei 3 anni, 8 mesi e 20 giorni in cui Pol Pot e' stato al potere: circa 1.5 milioni di persone giustiziate (25% della popolazione), famiglie separate, abolizione della moneta, soppressione dei trasporti pubblici e privati, tutte le citta' completamente evacuate, completa conversione dell'economia alla produzione di riso...
Ovviamente l'America non e' estranea a tutto quello che e' successo. Per combattere il Vietnam hanno cominciato a bombardare anche la Cambogia e' questo ha permesso a Pol Pot di creare un fronte rivoluzionario di opposizione e di vincere la guerra civile. Una volta detronizzato il dittatore, poi, gli Stati Uniti hanno deciso che era meglio sostenere Pol Pot e disconoscere il nuovo governo, piuttosto che avere in Indocina un altro paese filo-vietnamita o comunque indipendente. In pratica la Cambogia ha dovuto aspettare 15 anni prima di venire riconosciuta dall'ONU e un processo serio per genocidio e' in atto solo da pochi anni. Nel frattempo Pol Pot e' morto nel suo letto...

(continuo nei prossimi giorni, quando torno dal trekking nella giungla!!)

3 feb 2010

La tempesta dopo la quiete

Lo scorso post era un elogio all'ozio e al viver tranquillo, questo e' completamente diverso, visto che si parla di Full Moon Party. Dopo i 4 giorni a Kho Thao, un'isoletta sonnolenta dove abbiamo fatto il corso di sub, ci siamo spostati a Kho Phangan, per il festone. Solita botta di culo e abbiamo trovato l'ultimo posto disponibile vicino alla spiaggia per dormire ad un prezzo ragionevole. La serata si prospettava interessante e ha completamente mantenuto le attese. La musica non era a livello delle feste a cui sono stato in Germania o ad Amsterdam, ma e' una cosa che una volta nella vita va vista. Una spiaggia bella grossa, vendevano secchielli di cocktail a 3 euro, gente che giocava con il fuoco, che faceva sesso nei bar, gli shake fatti con i funghi, tantissime persone, tipe in costume, un fuorismo generale, fuochi d'artificio, musica techno e drum&base e alla mattina il sole che sorge dal mare e tutta la gente ancora a ballare.... una roba veramente forte. Ci abbiamo messo 2 giorni a riprenderci....

Da oggi si torna a viaggiare da solo. Mi mancava un po', anche se mi sono trovato benissimo con Paolo, con cui ho girato quasi 14 giorni (7 in Laos e 7 sulle isole dopo esserci separati). E si ritorna allo stile backpacker. Siamo entrati in Cambogia e la differenza e' gia' nettissima. Provano a fregarti in tutti i modi (dalla dogana, dove la polizia e' d'accordo con le finte guide e tiene bloccata la fila sotto il sole, cosicche' loro possono offrirti una "scorciatoia" per soli 200 baht, alle fermate dei bus che spesso sono in mezzo al nulla, per cui per arrivare in citta' devi salire sull'unico tuk-tuk che "casualmente" passa di li'), i bambini sono addestrati a chiederti i soldi e viaggiare e' piu' difficile. Pero' ci sono anche grandi soddisfazioni, tipo il posto che ho trovato stanotte per dormire: 1 dollaro, in un dormitorio all'aperto bellissimo, con internet e biliardo gratis! Domani metto una foto.

22 gen 2010

Che pace

Sono in un posto fantastico... sono qui da 5 giorni ma ci starei dei mesi. E' un'isoletta lunga un paio di km sul Mekong, in un punto in cui il fiume si allarga e forma quasi 4000 isole, piu' o meno grandi, al confine con la Cambogia. L'elettricita' e' arrivata solo da 3 mesi, quindi il posto e' ancora abbastanza intatto. C'e' una sola strada di terra battuta, nessuna macchina e qualche bungalow con amaca direttamente sul fiume tra le casette dei laotiani. Un po' di ristorantini e non troppa gente e insetti in giro. Non c'e' nulla da fare, se non leggere un libro, giocare a bocce o bersi una birra o un frullato. Alla sera ogni tanto accendono un fuoco sulla spiaggia e i piu' intrepidi noleggiano una bici per andare a vedere le rapide (veramente impressionanti) ma questo e' il massimo della movida. Alcuni stranieri si sono aperti una guest-house e vivono qui da anni e molti turisti rimangono qui intere settimane ad oziare. Il ritmo e' a dir poco compassato: entri nei bar e nessuno ti guarda, ti servono dopo ore, tutti sono sdraiati e gli unici a correre sono i polli spaventati dalle biciclette. Di giorno passa un carretto con i gelati e un tipo con il motorino vende il pane a tutti. Bellissimo, peccato che domani mi devo spostare...

14 gen 2010

Laos rulez

Nell'ultimo post ero tutto contento di passare in Laos... e avevo ragione! Per questi primi giorni si e' rivelato un gran bel paese, anche se per motivi diversi da quelli che mi sarei aspettato. Intanto parlano molto di piu' inglese ed e' piu' ricco, anche se bisogna fare probabilmente una distinzione tra le zone dove passano i turisti (che indubbiamente un bel po' di ricchezza la portano) e quelle di campagna o di altre regioni meno visitate.
Poi e' come se fosse un grosso Luna-Park, visto che tutto e' a misura e a divertimento del turista, che magicamente smette i panni del viaggiatore per ritornare vacanziere d'Agosto. Ci sono le guest-house che ti fanno la lavanderia, ti vengono a prendere alla fermata dell'autobus, i baretti che fanno fruit-shake, bar bellissimi con l'happy-hour sul Mekong...
Ci sono tanti turisti e da un lato e' un bene, perche' il posto invoglia la compagnia, pero' dall'altro toglie parte dello spirito del viaggio. In ogni caso ci stiamo divertendo tanto (da un paio di giorni giro con un ragazzo di Rimini che ho conosciuto in barca, un superfestaiolo): siamo scesi lungo il Mekong per due giorni, su un barcone da un centinaio di persone, abbiamo noleggiato una moto da enduro e fatto del fuoripista e i tuffi in una cascata e domani si va in una caverna e a fare kayak.

Abbiamo anche conosciuto qualche laotiano, in un negozio di elettronica, che ha riparato la macchina fotografica del mio amico: entriamo alle 6 di sera e stavano chiudendo... li supplica di fare la riparazione e questi, per 80 dollari stanno li fino alle 11 a lavorare, perche' il mattino dopo dobbiamo partire. Torniamo a riprendere la macchina e questi cominciano ad offrirci birre e a parlarci un po' del loro paese, veramente bello. Sono un popolo molto gentile e sorridente, di gente semplicissima. E' una repubblica comunista, come si puo' vedere dalle bandiere falce e martello fuori dal cortile di ogni scuola, e sono molto conservatori: i locali chiudono alle 11 di sera e c'e' il coprifuoco, non e' legalmente permesso per un laotiano avere rapporti sessuali con stranieri e in televisione censurano anche le scene con baci (in Tailandia il primo bacio in un film si e' visto 3 anni fa). Unica nota negativa, la loro valuta, il temutissimo Khip, scambiato 12.000 a 1 contro l'Euro e soprattutto 250 a 1 contro il Baht, vera unita' di misura di tutto. Ogni volta bisogna andare in giro con rotoli di soldi di valore prossimo allo 0, sembra di essere indietro alle lire.
Fra un paio di giorni mi separo dal mio compagno di viaggio (lo ritrovo alla festa della luna a fine mese) e per un paio di settimane faccio un po' di piu' per conoscere il paese, o forse vado in Cambogia.

9 gen 2010

Thailandia, fine prima parte

Finalmente domani sono in Laos! Diciamo che per quello che ho visto, la Thailandia non e' troppo interessante. Ok, Bangkok e' una megalopoli, nella zona centrale ci sono templi bellissimi e spesso la natura e' rigogliosa e molto diversa dalla nostra, pero' non ho trovato nulla di veramente affascinante.
La cosa piu' bella di questa prima settimana e' stata la citta' di Ayutthaya, capitale prima che lo diventasse BKK: nel mezzo della citta' c'e' un grosso parco pieno di templi in stile kmher (cambogia), thai e birmano, sparsi tra laghetti e piccoli boschi tenuti veramente bene. Ci sono stato quasi due giorni e sempre con la bici, che aggiunge quel qualcosa. Per il resto, e' una citta' dove si sente molto forte l'influenza del Giappone. A parte la quantita' di turisti del Sol Levante (per loro e' una meta piuttosto vicina), ci sono negozi di manga, negozi che vendono pupazzetti di Hello Kitty e Doraemon, internet point coloratissimi solo per i videogiochi, autobus dipinti con i fumetti di Dragon Ball... ovviamente volevo capire qualcosa di piu', ma nessuno riesce a dire una parola in inglese. E' veramente frustrante che ogni minima conversazione sia bloccata sul nascere. Per esempio, in un bar dove fanno vedere le partite di calcio di quasi tutti i campionati europei chiedo "Tonight - TV - Football - Italian ?". Silenzio su tutta la linea, interrotto solo dal latrare di un cane randagio li intorno. Diciamo che e' un po' forse il motivo per cui non mi ha appassionato troppo il paese fino ad ora. Non poter interagire con nessuno del posto e nemmeno con i turisti, che sono spesso in gruppo e non aspettano altro che di arrivare alle isole. E' pero' bastato spostarsi un po' da Bangkok e subito la gente (straniera) e' piu' amichevole: ho girato un po' con uno svedese che forse ritrovo in Laos e poi con 2 inglesi, una con un'accento troppo difficile da capire.
Oggi giornata sull'autobus: 8 ore da Sukhouthai a Chang Rai e poi 3 fino al Mekong e al confine con il Laos. Mi mancavano un po' i trasferimenti lunghi come questo, anche perche' il secondo autobus era uno di quelli loro vecchi, con tempietto buddista sul cruscotto e brandina per far dormire il conducente alla sera.
Domani si attraversa il fiume, anche se il paesino dove sono adesso e' carino: sono in una guesthouse da 2 euro a notte, pulitissima e con vista sul fiume, dove puoi prenderti la bici e c'e' tutta una serie di dvd da vedere sulla veranda all'aperto. Potrei fermarmi un altro giorno, ma mi sa che quasi tutti i posti saranno cosi' nei prossimi giorni, quindi meglio proseguire.

PS: nella foto, massaggi ai piedi con i pesci... quando torno a BKK lo provo!

4 gen 2010

Bangkok

Dopo tanto tempo, di nuovo in viaggio e riprendo a scrivere sul blog. In realta' ci sono stati in mezzo altri 2 giri, ma per mancanza di stimoli (New York e Las Vegas) o di connessioni decenti (Etiopia), avevo un po' abbandonato...

Intanto, non ho ancora ben realizzato che sono al terzo giorno di un periodo di tre mesi e questo e' abbastanza strano. Mi muovo un po' piu' tranquillamente che nel passato, mi sembra di avere tanto tempo, ma non ho ancora idea di come sara' fra un po'. Anche perche' qui a Bangkok non ho di certo perso il contatto con la civilta'. Sono in un quartiere pieno di turisti, quello con piu' guest-house e mercati. Si puo' comprare di tutto ed e' veramente la prima tappa perfetta per chi deve stare via a lungo. Si trovano libri nuovi e usati, ipod, CD e DVD falsi, borse, adattatori, passaporti e certificati contraffatti, zaini, tutti i tipi di vestiti. Il problema e' che la maggior parte della gente e' qui di passaggio aspettando di andare al Sud, nelle isole, per cui si trovano compagnie di amici o gruppi poco interessati a conoscere altra gente o a scoprire la citta'. Il risultato sono intere vie di pub e ristorantini con musica a palla e cocktail a prezzi scontati, che fanno vedere partite della Premier League e centinaia di turisti vestiti con le stesse magliette delle stesse bancarelle (che comunque comprero' anch'io prima di partire, sono troppo belle!).

Diciamo che  la citta' e' stata abilissima a sfruttare il turismo, visto che si trova perfettamente al centro del Sud-est asiatico ed e' naturalmente il luogo di riferimento per chi e' di passaggio in queste zone. Per quello che sono riuscito a vedere, e' abbastanza pulita, con pochi animali randagi e poca poverta'. Il turismo ha portato tanti soldi, che pero' sono stati ben investiti, visto che le strade sono ben fatte, l'aeroporto e' molto efficiente e anche i locali che ho visto sono tutti di buon livello e senza insetti. Quello che e' sorprendente e' il clima: adesso sono le 9 di sera e ci sono 28 gradi e il 75% di umidita'. Fortunatamente non manca l'acqua (anche dall'aereo, arrivando, si vedevano un'infinita' di fiumi e laghetti) e questo genera una vegetazione veramente rigogliosa. Appena c'e' un po' di spazio, crescono piante verdissime e piene di foglie. Anche la frutta e' particolare: manghi, papaie, angurie, cocco, dragon fruit, star fruit e altri di cui non conosco il nome.
Per la maggior parte della giornata il pensiero fisso e' trovare da bere e farsi una doccia. Infatti domani me ne vado un po' piu' a Nord, dove dovrebbe essere piu' fresco. Poi dovrei proseguire ancora piu' in su, fino a Chang Mai e entrare in Laos.

Una cosa di cui avevo gia' il sospetto mi si e' confermata ieri: piu' e' grande e civilizzata una citta' e piu' e' difficile conoscere gente. Finora ho conosciuto pochissime persone (i tailandesi parlano inglese veramente poco e gli stranieri sono gia' in comitiva), ma ieri ho trovato un tipo che mi ha fatto troppo ridere: un canadese, di 26 anni, che faceva tutto il figo dicendo di essere a Bangkok per la quarta volta e di aver girato per mesi in Asia, senza fare vaccini o prendere le pillole della malaria.... parlando un po' scopro che dal giro precedente era tornato a casa per la febbre tifoidea (verso cui poteva vaccinarsi) e da quello prima ancora perche' aveva finito i soldi (lo avevano truffato per 25.000 dollari, con una truffa, quella delle gemme a Jaipur, che e' sulla prima pagina di ogni guida turistica!)!! Ho fatto fatica a trattenermi dal ridere, ma volevo troppo farlo parlare, eheheeh. Prima di andarmene, gli chiedo che lavoro faccia.... l'ingegnere. Sara' un caso?

23 giu 2008

Take a walk on the wild side

Un po' alla Draghi, ecco le considerazioni finali sul mio giro in Palestina/Israele.

Cose che mi sono piaciute:

- la diversita' culturale: in Terra Santa niente e' netto. Non c'e' semplicemente una differenza tra ebrei e palestinesi, ma tutta una serie di popoli, religioni e stili di vita che convivono. Ebrei ortodossi che vivono nel loro ghetto ed ebrei laici che si ritrovano a centinaia nei bar all'aperto a vedere le partite dell'Europeo; arabi mussulmani, arabi ebrei ed arabi cristiani (che si salutano dicendo "salam aleikum"); cristiani ortodossi e cattolici; cristiani, ebrei e mussulmani di Gerusalemme; arabi dei Territori ed ebrei degli insediamenti; sionisti russi ed etiopi. Capite perche' e' cosi' difficile che ci sia pace in questi posti?

- l'ospitalita' palestinese: nonostante un muro disumanizzante, riescono a mantenere una dignita' incredibile. Una casa di Betlemme e' stata circondata per tre lati dal muro. Il proprietario aveva il divieto di salire in terrazzo, pena la prigione. Gli hanno puntato una telecamera sul tetto e al primo sgarro sono stati implacabili: 6 mesi di carcere per un giro sul tetto...

Cose che NON mi sono piaciute:

- i luoghi sacri: pensavo di essere sopraffatto dalla spiritualita' e invece le comitive dei turisti e le mille sette religiose che popolano chiese e cappelle hanno tolto ogni sacralita' alla Citta' Santa. Ortodossi, Latini, Ameni, Copti, Etiopi, Protestanti si contestano ogni singolo gradino, convento o muro, arrivando spesso anche alle mani se qualcuno invade la zona altrui. E poi la mancata cooperazione risulta in edifici fatiscenti, sporchi, in cui e' impossibile avere un contatto con il mistero o la divinita';

- gli ebrei: sia a Gerusalemme che a Tel Aviv, si sono dimostrati gente poco ospitale, poco incline ad
aiutarti, attaccata ai soldi e poco flessibile. E' senz'altro una generalizzazione, pero' per quello che ho visto e' cosi'. E poi quelli veramente ortodossi sono quasi paurosi. Vestiti tutto il giorno con pantaloni e giacca nera, camicia bianca e cappello, vivono in un loro quartiere che sembra uscito direttamente da un ghetto polacco di inizio secolo scorso.
Alle donne e' proibito indossare pantaloni, mentre i bambini sono tutti uguali: calzoncini al ginocchio, calze (sempre al ginocchio), camicia bianca e maglioncino a righe orizzontali blu e bianche (in pratica la versione kosher del maglione di Folcio). Sono sempre in movimento, non salutano mai, ti guardano sospettosi, non lavorano (fino ai 42 anni sono pagati dal governo per studiare la Torah) e non fanno il servizio militare. Sono un gruppo chiuso, fanatico ed essendo quelli con piu' figli, probabilmente la loro influenza continuera' a crescere.

Un capitolo a parte meriterebbero le persone che ho incontrato in ostello. C'era una tipa sudafricana che circa un anno fa ha ereditato dei soldi dalla nonna (ma lei non ha idea di quanto) e che da allora e' in viaggio. Quando ha bisogno, preleva. Quando i soldi finiranno, ha detto che tornera' a casa.
E poi c'e' il tipo della giungla, che ogni giorno se ne esce con qualcosa di nuovo. Ieri mi ha detto che ogni tanto Dio gli parla. Una volta gli ha chiesto di dire a due travestiti che Lui gli voleva bene. Quando gli ho chiesto che lavoro faceva prima, mi ha risposto cosi': "I am a prostitute: I say and do what other people expect me to say and do".

17 giu 2008

The Truman show

Torno adesso dalla partita dell'Italia, l'ennesima legnata data ai francesi. Sono stato per due giorni in Palestina, a Ramallah (la capitale della Cisgiordania), Nablus e Taybeh e devo dire che ne e' valsa assolutamente la pena. Adesso la situazione mi e' molto piu' chiara e ho capito da che parte stare.
La condizione dei Territori e' veramente drammatica. Sebbene il livello di vita sia piu' elevato di quello che comunemente si pensa (la maggior parte delle famiglie ha stipendi e case piu' che decenti, non ci sono baraccopoli e anche i campi dell'ONU non sono paragonabili a certi quartieri di Delhi o Marrakech), questi poveracci sono costretti a subire una violenza sistematica e senza scopo. Ogni giorno devono passare almeno 3-4 check point, con conseguente discesa dai mezzi, code sotto il sole, umiliazioni dai soldati, perdite di tempo.
Israele ha costruito il muro in modo da inglobare le sorgenti d'acqua, cosi' da avere il pieno controllo della regione. Puo' tagliare elettricita' ed acqua in ogni momento, alzare il prezzo della benzina, non far arrivare la posta e i rifornimenti dall'estero. Mancando porti e aeroporti, la Palestina e' dipendente dal suo peggior nemico, a cui devono anche chiedere il permesso per costruire nuove abitazioni o attivita' commerciali.
E poi nessuno ha un passaporto, per cui niente viaggi: in tanti non hanno mai visto Gerusalemme, distante 20 km, o il mare. E per aggiungere ulteriore fastidio, gli insediamenti dei coloni. Mentre sgombravano gli insediamenti di 8.000 coloni a Gaza, stavano costruendo 30.000 nuove abitazioni in Cisgiordania. In pratica il governo paga un salario e la casa a chi si stabilisce nei Territori, incentivando l'immigrazione di russi ed europei che non devono nemmeno lavorare. Costruiscono villaggi in cima alle colline, cosi' da essere costantemente in vista, strade per raggiungerli e li presidiano con l'esercito. Ovviamente le strade sono riservate agli israeliani e questo crea ancora altre divisioni all'interno della regione.

Doveva essere un giro per vedere i luoghi e le tradizioni degli ebrei e invece si sta' trasformando in un viaggio alla scoperta di cristiani e mussulmani del medio oriente. Domenica mi sono incontrato con un paio di preti del posto e oggi ho trovato un frate francescano dalla chiacchiera facile nella Basilica del Santo Sepolcro. Loro mi hanno fatto vedere il quartiere cristiano, spiegato un po' l'evoluzione di questa comunita' e mi han fatto parlare con un po' di gente.
L'impressione migliore l'ho pero' avuta dagli arabi mussulmani che ho trovato in Cisgiordania. Al mercato volevo un paio di pesche, ma loro le vendevano solo a chili, per cui me le hanno regalate. Nei caffe' si fermavano a salutarmi e per strada ti chiedono se ti sei perso e se ti possono essere utili. Sul taxi colletttivo per Nablus ho iniziato a parlare con il mio vicino, un palestinese della mia eta' e ho finito per passare con lui e i suoi amici tutta la giornata. Mi hanno invitato a casa loro, abbiamo fumato il narghile', giocato a carte, visto la partita dell'Europeo (un noiosissimo Germania-Austria1-0) e sono stato a casa loro a dormire. Sempre gentilissimi, non mi hanno mai fatto pagare nulla, mi hanno fatto vedere la citta' e portato in casa loro, senza chiedere niente in cambio. Mi hanno raccontato un bel po' di cose e veramente non posso non ammirare questa gente semplice, legata ad una terra veramente inospitale e costantemente sotto minaccia.

Vi lascio con una massima del tipo che vive in ostello. Al tedesco che gli faceva notare che il cesso perdeva acqua ha fatto notare che: "having water going out is better than having no water at all". Saggezza orientale.

14 giu 2008

Jerusalem, here I am (cit. Alphablondy)

A piu' 6 mesi di distanza dall'India, torno in viaggio (non me ne vogliano quelli con cui ero ad Alicante, ma quei 3 giorni non contano come viaggio) e questa volta la destinazione e' la Terra Santa. Dopo un giorno e mezzo a Tel Aviv sono a Gerusalemme e da domani si parte all'esplorazione. Per adesso la nota principale e' il caldo quasi infernale (almeno per me, gli altri sembrano conviverci benissimo) di Tel Aviv e il suo stile quasi europeo: bar sulla spiaggia, cocktail, locali alla moda, gente al mare anche durante lo Shabbat (mentre invece per le strade di Gerusalemme non circolava praticamente alcuna macchina), prezzi medio/alti. La gente sta fuori fino a tardi e sembra volersi divertire. Sono arrivato alle 6.30 di giovedi notte e c'era tanta gente per strada e quasi tutti mi hanno dato l'idea di non essere gia' svegli, ma piuttosto ancora svegli.

Quando inizi a parlare con qualcuno, ti viene immancabilmente chiesto se sei ebreo e ovviamente e' anche una delle prime domande che faccio io. Ci sono un po' di turisti, ma tanti degli occidentali che si vedono per strada sono europei o americani (ebrei) emigrati. C'e' gente di un po' tutte le razze, ma quelli che forse sembrano piu' fuoriposto sono i russi, bianchi, biondi e completamente diversi dagli arabi israeliani. La guida dice che negli ultimi 15 anni ne sono arrivati quasi 900.000 (ma anche 44.000 etiopi, eredita' della conversione della regina Saba)...

L'ostello dove sono capitato oggi e' figo. Dal balcone e dal tetto c'e' una vista eccezionale su una piazza e sulle mura della citta' vecchia. Anche la posizione e' comodissima, per cui penso di rimanerci per qualche giorno. Finora ho visto un solo ospite, un tipo americano di circa 45 anni, che dal 2005 vive qui (e per qui intendo esattamente in quella stanza). Un po' strano, ha vissuto in Sud America ed ha gia' sparato una grande massima: "when I was in Peru I lived in the jungle. Also Jerusalem is a jungle, a jungle of ideas"...

25 ott 2007

Buona sorte? 1000$

Dovete sapere che il Gange e' un fiume molto inquinato. Solitamente una quantita' di 500 batteri coliformi (delle feci) per 100 ml e' considerato il valore soglia per poterci fare il bagno. Bene, qui si parla di circa 3.000.000 per 100 ml (non so i dati per l'Olona, ma e' senz'altro di meno). E' quindi piuttosto sconsigliato bersi anche solo un sorso di quest'acqua e una persona normale cerca di starci alla larga il piu' possibile. Io invece me ne sono bevuto 2 bicchieri e praticamente da ieri non mi sono mosso dal letto se non per andare in bagno....
In pratica una sera stavo camminando vicino al fiume quando vedo in un tempio una strana cerimonia. C'era della musica, incenso, qualche santone e mi sono messo a guardare. Questi hanno apprezzato la mia curiosita' e discrezione e hanno deciso di farmi partecipare. Peccato che l'ultima parte del rito prevedeva di bere 2 bicchieri di latte che sfortunatamente era latte in polvere reso liquido dall'acqua benedetta del fiume....
Oggi mi sono ripreso un po', ma purtroppo gli ultimi due giorni sono stati accorciati notevolmente. Peccato, perche' ero quasi riuscito a non aver niente per tre settimane...


Sono anche andato dall'indovino. Gli ho detto la data e il luogo di nascita e lui ha cominciato a raccontarmi il passato, presente e futuro. Ha iniziato benino: sei una persona intelligente, non ti senti troppo a tuo agio e altre semi banalita'. Poi ha provato con il futuro: a 35 anni trovero' la stabilita', mia moglie verra' da un posto ad Est di dove vivo, sara' una personalita' forte che cerchera' di comandarmi, divorziero' dopo vent'anni e diventero' un personaggio pubblico verso i 50. Tutto questo pero' se riusciro' a cancellare il maleficio che mi opprime, perche' altrimenti tra i 30 e i 45 anni avro' un paio di incidenti gravi, un figlio morira' e perdero' il lavoro. Gentilmente si e' offerto di fare qualcosa per me. Un portafortuna da 5.000 rupie o una cerimonia lunga 42 giorni al modico prezzo di 1.000 dollari. Ho scelto la cerimonia da 1.000 dollari.

22 ott 2007

Dead men

Finalmente sono arrivato a Varanasi, in cui staro' fino alla fine del viaggio. E' una citta' antica, protesa sul Gange, che scorre maestoso e larghissimo. Sembra quasi un lago e crea uno scenario davvero suggestivo. Una delle due rive e' completamente disabitata, visto che viene completamente sommersa durante la stagione dei monsoni. Quindi niente vegetazione, luci, ponti o costruzioni e questo crea un gran contrasto l'altra riva, in cui immense scalinate si immergono nel fiume sacro. Il fiume e' il vero centro della citta', pieno di vita e di attivita'. Si stima che circa 60.000 persone ogni giorno vadano a fare il bagno rituale, mentre innumerevoli altre lavano i vestiti, rinfrescano mandrie di bufali, fanno conversazione, massaggi, yoga o bruciano cadaveri....
Ci sono due crematori, alle due estremita' della citta' e i corpi vengono bruciati su pire di legna proveniente da una foresta considerata sacra. Per ogni corpo servono circa 250 kg di legno pregiato, che costa fino a 3 Euro al kg. Quindi anche qui, come spesso accade, la religione si mischia agli affari. Gli indu pensano che morire a Varanasi e disperdere le proprie ceneri nel Gange possa porre immediatamente fine al ciclo di morte e rinascita, per cui moltissimi vecchi e ammalati vengono qui in attesa di tirare le cuoia...
La scena e' abbastanza cruenta, visto che dopo un primo strato di legna, viene deposto il corpo, che in precedenza e' stato lavato nel Gange e coperto da un lenzuolo. Dopo aver aggiunto altra legna, un membro della famiglia prende la fiamma sacra di Shiva (un fuoco che si ritiene stia bruciando da 3.000 anni ininterrottamente) e fa partire il tutto. Ogni cremazione dura circa 3 ore, ma dopo poco si cominciano a vedere i piedi o la testa spuntare fuori, completamente intatti, mentre il resto del corpo sta bruciando. Uno spettacolo assolutamente strano, ma affascinante e completamente inusuale. Come dicono loro: "burning is learning". Guardare la morte ci fa capire che dobbiamo morire e quindi vivere di conseguenza.
Ma non tutti possono essere cremati sulla spiaggia. Se rientrate in una delle seguenti 5 categorie, per voi c'e' una semplice pietra al collo e un immersione nel mezzo del fiume: 1) donne incinte, 2) bambini sotto i 5 anni, 3) morti a causa del cobra, 4) santoni riconosciuti, 5) lebbrosi.

Ieri ho conosciuto 2 irlandesi e una geisha giapponese. Gli irlandesi sono simpatici e parlano un inglese spaziale, per cui e' divertente andare in giro con loro. Abbiamo affittato una barca e siamo stati per un paio d'ore in giro sul fiume. Impagabile!