Dopo una lunga assenza, complici un po' di spagnoli e l'aver trovato mio zio, riprendiamo a scrivere, finalmente di Cina. Il primo impatto è stato fortissimo: arrivo a Jinghong alle 11 di sera, mille luci, scritte incomprensibili, nessuno che parla inglese, una cena fantastica, tutto che costa poco. Non so perché ma mi sono sentito catapultato in qualcosa di "grosso". Nei due giorni seguenti mi accorgo che la città è veramente bella, tutta pulita, ordinata, con poco traffico, un clima fantastico e tante contraddizioni. Ogni 5 minuti cambio idea sui cinesi: la polizia ti blocca in bici, ma quando riesci a passare il paesaggio è bellissimo, non mi fanno entrare negli internet cafè, ma mi hanno invitato spesso a cena in casa, internet è censurato, ma tutti fanno tutto all'aperto (un tavolino fuori dal negozio e cena tutta la famiglia, oppure si gioca a carte, scacchi o majhong con i vicini, rigorosamente a soldi). Come spiegarselo? Non so, forse la Cina (politica) è diversa dai cinesi, o lo Yunnan (pieno di minoranze) è diverso dalle altre regioni (Han). In soli 10 giorni ho visto paesini sperduti, con le donne vestite negli abiti tradizionali e metropoli da 5 milioni di abitanti che nemmeno sapevo esistessero, contadini che contano il decimo di yuan e orde di turisti locali con macchine fotografiche che i giapponesi si sognerebbero...
Ma torniamo alla cronaca. Nei 2 giorni a Jinghong non ho fatto molto. Un po' di lavori alla bici, un giro lungo il Mekong e soprattutto la sua attraversata. Ho preso la bici e mi sono allontanato un po' dalla città, ho trovato un punto con poca corrente e ho nuotato dall'altra parte. Arrivato di là, un gruppo di una quindicina di persone mi invita a pranzo. Stavano facendo un pic-nic, 4 foglie giganti di banana per terra, un mare di cibo e ovviamente nessuno che parla inglese. Mi riempiono di cibo, mi riservano i pezzi migliori (la zampa di gallina che era nella zuppa, è finita proprio nel mio piatto e guai ad avanzarla) e soprattutto mi obbligano a bere tantissimo. Dopo un'ora passata a masticare, fare gesti e vederli ridere, me ne vado. L'impatto con l'acqua gelata poteva fare vittime, ma ritorno sano e salvo dall'altro lato.
Il giorno dopo sono sul bus, direzione Yuanyang, dove ci sono intere montagne terrazzate e coltivate a riso. La strada per arrivarci è tortuosa, facciamo non più di 350 km in 17 ore, anche a causa di una mezza valanga, che blocca tutto per 4 ore. Però conosco 2 spagnoli simpatici, con cui rimango quasi 5 giorni. Visitiamo le terrazze (faccio altri 100 km in bici), facciamo tante foto e conosciamo una coppia di svizzeri che girano in bici da un anno e mezzo: Italia, Grecia, Turchia, Giordania, Siria, Egitto, Siria, Iran, Dubai, Thailandia, Laos e adesso Cina. Il paese in cui stiamo è proprio piccolo, sperso tra queste vastissime montagne/colline, non ci sono turisti stranieri ma tanti cinesi e verrebbe voglia di starci di più, ma dopo 4 notti parto in direzione Kunming, la capitale della regione. Qui il bus che doveva metterci 6 ore ce ne mette 12 (e arriva alle 4 di notte!). Ci porta a 10 km dalla città, si dorme sul bus fino alle 6 e poi un po' a tentativi e dopo tante imprecazioni trovo un posto dove stare. La città è molto grande ma ordinata, ma ci sto solo un giorno, perché voglio arrivare il prima possibile da mio zio. La vedrò meglio al ritorno.
1 commento:
Effetto Yunnan!
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