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14 apr 2008
22 mar 2008
Free Tibet - 2

[...] Quello che importa è che, come 18 anni fa, si sia sparato con freddezza sulla folla. Che la capitale, Lhasa, sia stata trasformata in zona di guerra e tenuta sotto stretto controllo da forze di polizia e carri armati, isolata dal mondo. E che i cinesi abbiano mostrato una sovrana indifferenza agli stati d'animo di un Occidente che disprezzano. Avvertiti della nostra pusillanimità durante i massacri in Darfur e le violenze in Birmania, i cinesi hanno capito, o creduto di capire, che noi non ci saremmo dati maggiormente da fare se avessero messo il Tibet a ferro e a fuoco. [...]
[...] Pechino non cederà? I boicottaggi non funzionano? Non si sa mai, finché non si è tentato. Non abbiamo nulla da perdere se ci proviamo, e i popoli cinese e tibetano hanno, invece, tanto da guadagnarci!Non si mescolano sport e politica? Non si priva il mondo di un grande divertimento come le Olimpiadi? D'accordo, amici sportivi. Ma non invertiamo i ruoli. Sono i cinesi a rovinare la festa. Sono loro che disprezzano i principi dei Giochi olimpici. Sono loro i responsabili se la fiaccola, che in maggio sarà innalzata sull'Everest, passerà letteralmente sui corpi di uomini di preghiera e di pace assassinati. Ed è a causa loro, infine, a causa dei macellai di Tienanmen e, adesso, del Tibet, se l'agosto prossimo, quando voi sportivi difenderete le vostre medaglie di fronte ad atleti trattati con anabolizzanti, sottoposti a trasfusioni, trasformati in semi-robot, dovrete correre, lottare, sfilare in stadi macchiati di sangue. [...]
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17 mar 2008
Free Tibet

Hanno aumentato il budget per la difesa del 20%, reprimono minoranze di milioni di persone su ognuno dei loro confini e coprono tutto con la propaganda.
Questi sono peggio della Germania degli anni '30 e '40.
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4 apr 2007
Il grasso cola e unge!! Che fluido benedetto!!

Nel mentre verranno proiettati video di Gaetano Bresci (l'anarchico tornato dagli Stati Uniti nel 1900 per uccidere a Monza il re d'Italia, Umberto I) e del frate finito sui giornali per aver girato un porno. Se qualcuno volesse partecipare, si tratta di circa 20 Euro.
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4 mar 2007
Tutti pazzi per Blair

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22 feb 2007
Moby Dick

twisting your mind and smashing your dreams
Blinded by me, you can't see a thing
Just call my name, 'cause I'll hear you scream
Master, master
Per adesso, se dovessi proprio scommettere, punterei tutto su una nuova gamba di legno per il buon comandante Ahab piuttosto che sull'arpionamento della Balena Bianca.
"Che Craxi sia uomo di grandi capacità e ambizioni, lo si sapeva. Che sia anche uomo di grande coraggio, lo si è visto ieri, quando pronunciava alla Camera il suo discorso di replica. Per due volte si è interrotto alla ricerca di un bicchier d'acqua. Per due volte Andreotti glielo ha riempito o porto. E per due volte lui lo ha bevuto." - I. Montanelli
"A parte le guerre puniche, mi viene attribuito veramente tutto." - G. Andreotti
"Essendo noi uomini medi, le vie di mezzo sono, per noi, le più congeniali." - G. Andreotti
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12 apr 2006
Bye Bye

Sapevate che in Australia è obbligatorio andare a votare e chi non si presenta prende una multa intorno ai 100$?
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19 feb 2006
Tolleranza, serve un limite

Intanto cominciamo a convincerci - lo ha scritto ieri Magdi Allam - che le famigerate vignette antiislamiche c'entrano abbastanza poco con la bufera antioccidentale che da settimane sta soffiando dal Pakistan a Bengasi. Certamente quelle vignette hanno offeso milioni di credenti, ma esse hanno rappresentato solo un pretesto, sono state usate puramente come un'esca per scatenare violenze e disordini (il che non attenua, ma semmai aggrava, le responsabilità di chi come il ministro Calderoli non ha capito o, se ha capito, ha abboccato all'esca sperando in una manciata di voti in più).
Sono almeno due le ragioni che inducono a dubitare fortemente della spontaneità dei moti di piazza nelle capitali islamiche. Innanzi tutto le notizie che si hanno del complesso lavorio (durato almeno tre mesi dalla pubblicazione delle vignette alle prime manifestazioni) messo in opera dai capi della comunità islamica danese al fine di attivare i canali di mobilitazione che poi sono entrati in azione; e in secondo luogo l'ovvia complicità dei governi nei disordini, disordini avvenuti perlopiù in Paesi dove neppure un capannello di poche persone può riunirsi senza che la polizia lo sappia in anticipo, potendo così intervenire (o non intervenire) a suo piacere.
Dunque disordini preparati e voluti, ma non perciò meno gravemente rivelatori. L'estrema violenza e la rabbia cieca delle manifestazioni, la loro estensione e il loro ripetersi continuo, la partecipazione ad esse di una moltitudine di giovani, sono la spia che oggi nel mondo islamico si sta diffondendo, si è già diffuso, un virus cultural-religioso e politico dagli effetti incontrollabili, di cui la vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi e i proclami atomico-antisemiti di Ahmadinejad sono un'ulteriore e preoccupantissima prova. Che cosa sta succedendo tra quelle centinaia di milioni di uomini governati da regimi deboli e dispotici? Molta parte della scena ci rimane oscura, dominata dalla mancanza di libertà e quindi dal segreto, ma ne vediamo gli effetti: una sfera politica caratterizzata dalla demagogia e dall'incapacità di avviare qualunque vera riforma, una sfera sociale priva di qualsivoglia guida alla discussione razionale (giornali e tv indipendenti, intellettuali di orientamento liberale, scienziati), con un’altissima propensione al fanatismo religioso, indisponibile a riconoscere alcun diritto a chi pensa o vive diversamente, con una paurosa accettazione della violenza, e alla quale, infine, è possibile far credere che l'Occidente sia responsabile di ogni cosa.
Noi europei ci stiamo rapidamente abituando a tutto ciò, non ne scorgiamo più l'assoluta anomalia. Timoroso dell'accusa di leso multiculturalismo, il nostro discorso pubblico non osa più esprimere giudizi che non siano di comprensione, di più o meno tacita «tolleranza», verso qualunque intollerabile violenza o malefatta commessa nelle contrade dell' Islam. Ad una folla polacca o irlandese non perdoneremmo neppure un centesimo di quello che siamo pronti a perdonare ad una folla libica o afghana: ma ci va bene così. Dando un esempio stupefacente di viltà l'Unione Europea non ha espresso una protesta vigorosa neppure quando è stata devastata la sua sede a Gaza da una folla di quegli stessi palestinesi che vivono solo grazie agli aiuti di Bruxelles. Nulla sembra scuoterci, insomma: non solo non vogliamo accorgerci della via pericolosa che l'Islam ha imboccato, ma, quel che è peggio, sembriamo aver perfino paura di parlarne.
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