Un po' alla Draghi, ecco le considerazioni finali sul mio giro in Palestina/Israele.
Cose che mi sono piaciute:
- la diversita' culturale: in Terra Santa niente e' netto. Non c'e' semplicemente una differenza tra ebrei e palestinesi, ma tutta una serie di popoli, religioni e stili di vita che convivono. Ebrei ortodossi che vivono nel loro ghetto ed ebrei laici che si ritrovano a centinaia nei bar all'aperto a vedere le partite dell'Europeo; arabi mussulmani, arabi ebrei ed arabi cristiani (che si salutano dicendo "salam aleikum"); cristiani ortodossi e cattolici; cristiani, ebrei e mussulmani di Gerusalemme; arabi dei Territori ed ebrei degli insediamenti; sionisti russi ed etiopi. Capite perche' e' cosi' difficile che ci sia pace in questi posti?
- l'ospitalita' palestinese: nonostante un muro disumanizzante, riescono a mantenere una dignita' incredibile. Una casa di Betlemme e' stata circondata per tre lati dal muro. Il proprietario aveva il divieto di salire in terrazzo, pena la prigione. Gli hanno puntato una telecamera sul tetto e al primo sgarro sono stati implacabili: 6 mesi di carcere per un giro sul tetto...
Cose che NON mi sono piaciute:
- i luoghi sacri: pensavo di essere sopraffatto dalla spiritualita' e invece le comitive dei turisti e le mille sette religiose che popolano chiese e cappelle hanno tolto ogni sacralita' alla Citta' Santa. Ortodossi, Latini, Ameni, Copti, Etiopi, Protestanti si contestano ogni singolo gradino, convento o muro, arrivando spesso anche alle mani se qualcuno invade la zona altrui. E poi la mancata cooperazione risulta in edifici fatiscenti, sporchi, in cui e' impossibile avere un contatto con il mistero o la divinita';
- gli ebrei: sia a Gerusalemme che a Tel Aviv, si sono dimostrati gente poco ospitale, poco incline ad
aiutarti, attaccata ai soldi e poco flessibile. E' senz'altro una generalizzazione, pero' per quello che ho visto e' cosi'. E poi quelli veramente ortodossi sono quasi paurosi. Vestiti tutto il giorno con pantaloni e giacca nera, camicia bianca e cappello, vivono in un loro quartiere che sembra uscito direttamente da un ghetto polacco di inizio secolo scorso.
Alle donne e' proibito indossare pantaloni, mentre i bambini sono tutti uguali: calzoncini al ginocchio, calze (sempre al ginocchio), camicia bianca e maglioncino a righe orizzontali blu e bianche (in pratica la versione kosher del maglione di Folcio). Sono sempre in movimento, non salutano mai, ti guardano sospettosi, non lavorano (fino ai 42 anni sono pagati dal governo per studiare la Torah) e non fanno il servizio militare. Sono un gruppo chiuso, fanatico ed essendo quelli con piu' figli, probabilmente la loro influenza continuera' a crescere.
Un capitolo a parte meriterebbero le persone che ho incontrato in ostello. C'era una tipa sudafricana che circa un anno fa ha ereditato dei soldi dalla nonna (ma lei non ha idea di quanto) e che da allora e' in viaggio. Quando ha bisogno, preleva. Quando i soldi finiranno, ha detto che tornera' a casa.
E poi c'e' il tipo della giungla, che ogni giorno se ne esce con qualcosa di nuovo. Ieri mi ha detto che ogni tanto Dio gli parla. Una volta gli ha chiesto di dire a due travestiti che Lui gli voleva bene. Quando gli ho chiesto che lavoro faceva prima, mi ha risposto cosi': "I am a prostitute: I say and do what other people expect me to say and do".
23 giu 2008
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