12 giu 2006

Barcellona

Stò leggendo Omaggio alla Catalogna di Orwell. E' un reportage della sua partecipazione alla guerra di Spagna nel '36-'37 ed è uno dei libri più scorrevoli che ho letto. Ecco un passaggio che mi è piaciuto particolarmente e che rende in maniera vividissima l'atmosfera della città:

[...] l'aspetto di Barcellona era qualcosa che sconvolgeva e sopraffaceva. Era la prima volta che mi trovavo in una città dove la classe operaia era al potere. Praticamente ogni edificio di qualsiasi dimensione era stato occupato dai lavoratori e drappeggiato con bandiere rosse o con le bandiere rosse e nere degli anarchici; su ogni muro erano stati scribacchiati la falce e il martello con le iniziali dei partiti rivoluzionari; quasi ogni chiesa saccheggiata e le immagini sacre riarse. Qua e là le chiese venivano sistematicamente demolite da squadre di operai. Botteghe e caffè esibivano scritte che ne annunciavano la collettivizzazione; perfino i lustrascarpe erano stati collettivizzati e le loro cassette dipinte in rosso e nero. Camerieri e inservienti di negozio vi guardavano in faccia e vi trattavano alla pari. Forme servili o anche soltanto cerimoniose del parlare erano temporaneamente scomparse. Nessuno diceva Senor o Don o nemmeno Usted; ognuno chiamava gli altri compagno usando il tu e diceva Salud! Invece di Buenos dias. Qualsiasi mancia era proibita dalla legge […]. Non c’erano automobili private, erano state tutte requisite dall’autorità militare, e tutti i tram e tassì e gran parte degli altri mezzi di trasporto erano verniciati di rosso e nero. I cartelloni rivoluzionari, ovunque, fiammeggiavano sui muri in nitidi rossi e blu che facevano sembrare gli altri manifesti, pochi e superstiti, semplici chiazze di fango. Per la Ramblas, l’ampia arteria centrale di Barcellona dove fiumane di folla andavano e venivano senza posa, gli altoparlanti tuonavano rimbombanti canzoni rivoluzionarie per tutto il giorno e gran parte della notte […] si sentiva diffusa nell’aria una gran fiducia nella rivoluzione e nel futuro, l’impressione d’essere improvvisamente emersi in un’era di uguaglianza e di libertà. Gli esseri umani cercavano di condursi come essere umani e non come denti di una ruota nella macchina capitalistica. Nelle bandiere si vedevano dei cartelli anarchici (i barbieri erano quasi tutti anarchici) i quali spiegavano solennemente che i barbieri non erano più degli schiavi. Per le vie manifesti colorati s’appellavano alle prostitute affinché cessassero di fare le prostitute. [...]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"todos los publos del mundo a lado del pueblo espanol"......questo era il cartellone delle brigate internazionali......peccato che hanno fatto una brutta fine

Anonimo ha detto...

ultimamente mi sorprendi Pernacchia..tema interessante