7 giu 2006

Calcio e storia

La televisione di notte riesce ogni tanto a stupire, e non solo con i festivalbar degli anni Ottanta, che mi lasciano assolutamente incantato. Ieri sera ad esempio su raidue proponevano uno spettacolo teatrale. Titolo: Italia-Brasile 3-2. Un solo personaggio in scena, metà comico e metà attore, che con un po' di musica ha raccontato la poesia del calcio.

Il calcio non è solo sport, divertimento o anestetico colletivo. A volte produce storie incredibili, come quella successa in Ucraina negli anni '40. Era il periodo dell'occupazione nazista, che aveva smantellato ogni simbolo dell'orgoglio nazionale, compreso il campionato e una delle squadre più forti d'Europa: la Dinamo Kiev. I giocatori persero il lavoro e rischiavano la deportazione. Il loro capitano e portiere Nicolai Trusevich era però riuscito a farsi assumere in un grosso panificio industriale e in poco tempo riuscì a riunirvi tutti i suoi compagni. Lì naturalmente la realtà era ben diversa dal solito: turni massacranti, fame e soprattutto interi mesi senza calciare un pallone. Nonostante questo, nel '42, decisero di rifondare la squadra, e partecipare ad un torneo locale. Erano la Start Kiev, un nome che auspicava un nuovo inizio, ma a dire il vero, nulla era cambiato da prima: vittorie, vittorie e pubblico in visibilio. La voce giunge ovviamente alle autorità tedesche, che organizzano un'amichevole contro la loro migliore selezione militare: la Flakelf, ben nutrita, allenata e imbattuta da sempre.

Lo stadio è pieno, non solo di tifosi, ma anche di SS. Militari, strani personaggi e un arbitro nazista entrano negli spogliatoi della Start. I giocatori vengono invitati a salutare convenientemente le autorità in tribuna e a comportarsi adeguatamente in campo. Che vinca il migliore! Ma Trusevich e i suoi decidono semplicemente di uscire e giocare a calcio. Al momento del saluto, invece del braccio teso all'urlo di "Heil Hitler!", si portano le braccia al petto e gridano all'unisono "FizcultHura!", slogan sovietico e urlo di battaglia dell'Armata Rossa. La partita comincia e nonostante un arbitraggio a senso unico, falli intimidatori e assassini, la Start chiude il primo tempo sul 2-1. Un ufficiale delle SS entra negli spogliatoi e invita a considerare le conseguenze di quello che stà succedendo. Ma il secondo tempo continua come il primo. I giocatori della Flakelf sono storditi dal rumoreggiare del pubblico locale e addirittura, sul 5-3, umiliati dal difensore Klimenko che dopo aver dribblato mezza difesa e il portiere, sulla linea di porta si gira e calcia verso la metà campo. L'arbitro fischia la fine con qualche minuto di anticipo. Lo squadrone ariano è stato ridicolizzato da un pugno di comunisti, gli spalti sono festanti e l'Ucraina s'è presa una piccola rivincita, che fa rinascere la speranza. In compenso le autorità sono furiose ma non possono prendere provvedimenti immediati, temendo la reazione della folla.

Le cronache del giorno dopo non riportano nemmeno una riga della partita e sotto silenzio gli 11 vengono catturati e deportati. Trusevich verrà fucilato, vestito della sua maglia numero 1 e dopo aver urlato "Lo sport rosso non morirà mai". Alcuni compagni faranno la sua stessa fine, di altri semplicemente si è persa traccia.


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1 commento:

Anonimo ha detto...

da brividi 'sta storia...