28 feb 2006

Film Febbraio

- "Tetsuo uomo d'acciao", S. Tsukamoto: l'avevo visto a Londra da mio zio nel '99 e forse è per questo che l'ho noleggiato. Comunque è risultato ancora una volta molto strano e rivoluzionario. Le scene in cui il protagonista si muove per la città sono assolutamente geniali. Bello anche il finale, senza morale e anzi con una contro morale: i due nemici si alleano per conquistare (trasformare in metallo) il mondo.
- "Il ragazzo del palo elettrico", S. Tsukamoto: il primo film del regista. Anche questo è strano, visto che il protagonista è un ragazzo con un palo elettrico (di cartone) sulla schiena. Si trova nel futuro e scopre che il suo destino è di tenere accesa la lampadina dell'umanità contro una razza di vampiri. Matrix senz'altro ha copiato la scena in cui i vampiri producono energia da umani incoscienti chiusi in incubatrici.
- "Tetsuo II Bodyhammer", S. Tsukamoto: della trilogia è il meno riuscito. Sempre delirante, con esplosioni di colori, però rendeva meno degli altri. Forse anche perchè l'ho guardato a notte fonda, mi sono addormentato.
- "I 400 colpi", F. Truffaut: molto bello. Un altro esempio che i "classici" possono essere interessanti (per quel che mi riguarda non sempre è vero, però ultimamente mi piacciono più di prima). Il bambino protagonista è un attore fenomenale e dipinge la Parigi degli anni '50 in modo fantastico (soprattutto la scuola e i maestri). Belle le scene in cui si trova con il suo amico a fumare o quando parla delle prostitute.
- "H", L. Jong-Hyeok: bruttino. L'ho preso solo perchè il regista è coreano e la trama prometteva. Però a me i thriller non fanno impazzire.
- "Il mistero di Sleepy Hollow", T. Burton.
- "Lolita", S. Kubrick: avevo letto il libro e mi aveva affascinato molto. Pieno di un'ironia finissima e dalla bellissima scrittura. Purtoppo il film non mi è piaciuto altrettanto. Come per "Arancia Meccanica", il giudizio su Kubrick si ridimensiona un po'.
- "Plunkett & Macleane", J. Scott: capolavoro. Se cercate un'ambientazione Settecentesca, dialoghi memorabili, musica dance di gran classe e fuochi d'artificio, questo è il film che fa per voi.
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"The believer", H. Bean.
- "Lock & Stock", G. Ritchie: grande ambientazione e una storia scorrevole e girata stupendamente. L'hanno visto anche le mie sorelle e l'hanno apprezzato. Dai che le riporto sulla retta via...
- "Accattone", P.P. Pasolini: molto simile a "Mamma Roma" (che mi era piaciuto di più), ma mi sa che questo è lo stile di gran parte della sua produzione. Anche qui è trattato il tema della morte e del sottoproletariato romano. Pasolini amava questa "razza" di nullafacenti: ladruncoli, prostitute, papponi e accattoni. Riteneva fossero lo strato sociale più lontano dalla tentazione/corruzione piccolo borghese e li ritrae in effetti alla grande, con immagini sempre sovraesposte (un bianco cinereo pervade le scene), degrado e dialoghi amaramente ironici (sempre in romanesco). Con il boom economico questo popolo scompare, vittima di quello che lui definisce un genocidio.
- "The Boondock Saints", T. Duffy: era da tanto che puntavo questo film. L'inizio è molto bello, ma poi non riesce a darsi un'identità, sospeso tra il farsesco e l'action-movie. Tranne i primi 20 minuti, non è consigliato.
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"Volevo solo dormirle addosso", E. Cappuccio: consigliato da Braga, si è rivelato figo. Il protagonista fa il lavoro di mio papà (che in effetti stima molto questo film) e la storia è portata avanti bene. Ci sono una serie di personaggi particolari e la Capotondi dona veramente fascino al tutto.

27 feb 2006

Discussioni

Sono contento che l'altra sera a Varese sia nata una bella discussione su temi importanti. Mi mancavano le belle schermaglie che di solito facevo in oratorio quand'ero più piccolo. A parte le varie posizioni, mi sembra di poter dire che però (purtroppo??) queste serate non sono molto sexy... la cameriera era piuttosto stupita ogni volta che passava e intorno al tavolo non c'era la solita folla di ragazzine urlanti... sbagliamo noi? sbagliano loro? Non sarebbe bello un mondo popolato da belle barbie appassionate di politica e di etica che vanno in estasi per una discussione seria??

19 feb 2006

The Believer

Ho rivisto questo film e per la seconda volta mi ha fatto una bella impressione. Non tanto per la descrizione del disagio del protagonista e la formazione di gruppi neonazi negli Stati Uniti, quanto per alcune considerazioni sull'ebraismo.
E' senz'altro una cultura affascinante, che proprio per questo genera discussione. Intanto sono il popolo eletto (come pure lo era la razza ariana), rispondono a leggi apparentemente assurde e a chi fa notare le contraddizioni, rispondono con la ripetizione.
Il film mette in mostra il continuo processo di astrazione e assolutizzazione della loro cultura/religione. E' emblematico il fatto che non abbiano una terra o lavori in cui si costruisce qualcosa, ma sono lontani dal concreto, rivolti alla finanza o ai media. Non c'è relativismo: la Torah è verità assoluta, viene da Dio, quindi non la si può toccare e tutto ciò che dice è da seguire alla lettera. E così non possono accostare carne e latte, accendere la televisione o rispondere al telefono di sabato e rappresentare Dio

Comunque la parte del film che ho preferito sono i flashback sull'infanzia del protagonista (un ragazzo ebreo dalla vivace cultura, che dopo aver studiato le Sacre Scritture si affilia a gruppi neonazisti). Interrogato dal maestro sul significato del sacrificio di Isacco da parte di Abramo, regala un'interpretazione sconvolgente:
Dio non risparmia Isacco per benvolenza, ma il suo scopo era solo annichilire Abramo e dimostrare la sua superiorità: "sono talmente potente che posso sottometterti a mio piacimento e perfino farti uccidere il figlio che ami".

Tolleranza, serve un limite

Riporto un bell'articolo di Galli della Loggia del Corriere di oggi:

Intanto cominciamo a convincerci - lo ha scritto ieri Magdi Allam - che le famigerate vignette antiislamiche c'entrano abbastanza poco con la bufera antioccidentale che da settimane sta soffiando dal Pakistan a Bengasi. Certamente quelle vignette hanno offeso milioni di credenti, ma esse hanno rappresentato solo un pretesto, sono state usate puramente come un'esca per scatenare violenze e disordini (il che non attenua, ma semmai aggrava, le responsabilità di chi come il ministro Calderoli non ha capito o, se ha capito, ha abboccato all'esca sperando in una manciata di voti in più).

Sono almeno due le ragioni che inducono a dubitare fortemente della spontaneità dei moti di piazza nelle capitali islamiche. Innanzi tutto le notizie che si hanno del complesso lavorio (durato almeno tre mesi dalla pubblicazione delle vignette alle prime manifestazioni) messo in opera dai capi della comunità islamica danese al fine di attivare i canali di mobilitazione che poi sono entrati in azione; e in secondo luogo l'ovvia complicità dei governi nei disordini, disordini avvenuti perlopiù in Paesi dove neppure un capannello di poche persone può riunirsi senza che la polizia lo sappia in anticipo, potendo così intervenire (o non intervenire) a suo piacere.

Dunque disordini preparati e voluti, ma non perciò meno gravemente rivelatori. L'estrema violenza e la rabbia cieca delle manifestazioni, la loro estensione e il loro ripetersi continuo, la partecipazione ad esse di una moltitudine di giovani, sono la spia che oggi nel mondo islamico si sta diffondendo, si è già diffuso, un virus cultural-religioso e politico dagli effetti incontrollabili, di cui la vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi e i proclami atomico-antisemiti di Ahmadinejad sono un'ulteriore e preoccupantissima prova. Che cosa sta succedendo tra quelle centinaia di milioni di uomini governati da regimi deboli e dispotici? Molta parte della scena ci rimane oscura, dominata dalla mancanza di libertà e quindi dal segreto, ma ne vediamo gli effetti: una sfera politica caratterizzata dalla demagogia e dall'incapacità di avviare qualunque vera riforma, una sfera sociale priva di qualsivoglia guida alla discussione razionale (giornali e tv indipendenti, intellettuali di orientamento liberale, scienziati), con un’altissima propensione al fanatismo religioso, indisponibile a riconoscere alcun diritto a chi pensa o vive diversamente, con una paurosa accettazione della violenza, e alla quale, infine, è possibile far credere che l'Occidente sia responsabile di ogni cosa.

Noi europei ci stiamo rapidamente abituando a tutto ciò, non ne scorgiamo più l'assoluta anomalia. Timoroso dell'accusa di leso multiculturalismo, il nostro discorso pubblico non osa più esprimere giudizi che non siano di comprensione, di più o meno tacita «tolleranza», verso qualunque intollerabile violenza o malefatta commessa nelle contrade dell' Islam. Ad una folla polacca o irlandese non perdoneremmo neppure un centesimo di quello che siamo pronti a perdonare ad una folla libica o afghana: ma ci va bene così. Dando un esempio stupefacente di viltà l'Unione Europea non ha espresso una protesta vigorosa neppure quando è stata devastata la sua sede a Gaza da una folla di quegli stessi palestinesi che vivono solo grazie agli aiuti di Bruxelles. Nulla sembra scuoterci, insomma: non solo non vogliamo accorgerci della via pericolosa che l'Islam ha imboccato, ma, quel che è peggio, sembriamo aver perfino paura di parlarne.

18 feb 2006

Plunkett & Macleane

Oh, for a week, for a night, for a day
for the thrash of the wind

and the pistol's
bray

Friends, for that right would you gladly be
dancing with the devil

on the Tyburn gallows tree


Cold-handed deliverer
, feeder of flies
accomplice to murderer
, mother of shame

Gallows tree
,
Gallows tree


Bastard of history

Taker of gentlemen

Sweet James Macleane

Siamo in balia dell'ignoranza