19 feb 2006

The Believer

Ho rivisto questo film e per la seconda volta mi ha fatto una bella impressione. Non tanto per la descrizione del disagio del protagonista e la formazione di gruppi neonazi negli Stati Uniti, quanto per alcune considerazioni sull'ebraismo.
E' senz'altro una cultura affascinante, che proprio per questo genera discussione. Intanto sono il popolo eletto (come pure lo era la razza ariana), rispondono a leggi apparentemente assurde e a chi fa notare le contraddizioni, rispondono con la ripetizione.
Il film mette in mostra il continuo processo di astrazione e assolutizzazione della loro cultura/religione. E' emblematico il fatto che non abbiano una terra o lavori in cui si costruisce qualcosa, ma sono lontani dal concreto, rivolti alla finanza o ai media. Non c'è relativismo: la Torah è verità assoluta, viene da Dio, quindi non la si può toccare e tutto ciò che dice è da seguire alla lettera. E così non possono accostare carne e latte, accendere la televisione o rispondere al telefono di sabato e rappresentare Dio

Comunque la parte del film che ho preferito sono i flashback sull'infanzia del protagonista (un ragazzo ebreo dalla vivace cultura, che dopo aver studiato le Sacre Scritture si affilia a gruppi neonazisti). Interrogato dal maestro sul significato del sacrificio di Isacco da parte di Abramo, regala un'interpretazione sconvolgente:
Dio non risparmia Isacco per benvolenza, ma il suo scopo era solo annichilire Abramo e dimostrare la sua superiorità: "sono talmente potente che posso sottometterti a mio piacimento e perfino farti uccidere il figlio che ami".

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