14 gen 2010

Laos rulez

Nell'ultimo post ero tutto contento di passare in Laos... e avevo ragione! Per questi primi giorni si e' rivelato un gran bel paese, anche se per motivi diversi da quelli che mi sarei aspettato. Intanto parlano molto di piu' inglese ed e' piu' ricco, anche se bisogna fare probabilmente una distinzione tra le zone dove passano i turisti (che indubbiamente un bel po' di ricchezza la portano) e quelle di campagna o di altre regioni meno visitate.
Poi e' come se fosse un grosso Luna-Park, visto che tutto e' a misura e a divertimento del turista, che magicamente smette i panni del viaggiatore per ritornare vacanziere d'Agosto. Ci sono le guest-house che ti fanno la lavanderia, ti vengono a prendere alla fermata dell'autobus, i baretti che fanno fruit-shake, bar bellissimi con l'happy-hour sul Mekong...
Ci sono tanti turisti e da un lato e' un bene, perche' il posto invoglia la compagnia, pero' dall'altro toglie parte dello spirito del viaggio. In ogni caso ci stiamo divertendo tanto (da un paio di giorni giro con un ragazzo di Rimini che ho conosciuto in barca, un superfestaiolo): siamo scesi lungo il Mekong per due giorni, su un barcone da un centinaio di persone, abbiamo noleggiato una moto da enduro e fatto del fuoripista e i tuffi in una cascata e domani si va in una caverna e a fare kayak.

Abbiamo anche conosciuto qualche laotiano, in un negozio di elettronica, che ha riparato la macchina fotografica del mio amico: entriamo alle 6 di sera e stavano chiudendo... li supplica di fare la riparazione e questi, per 80 dollari stanno li fino alle 11 a lavorare, perche' il mattino dopo dobbiamo partire. Torniamo a riprendere la macchina e questi cominciano ad offrirci birre e a parlarci un po' del loro paese, veramente bello. Sono un popolo molto gentile e sorridente, di gente semplicissima. E' una repubblica comunista, come si puo' vedere dalle bandiere falce e martello fuori dal cortile di ogni scuola, e sono molto conservatori: i locali chiudono alle 11 di sera e c'e' il coprifuoco, non e' legalmente permesso per un laotiano avere rapporti sessuali con stranieri e in televisione censurano anche le scene con baci (in Tailandia il primo bacio in un film si e' visto 3 anni fa). Unica nota negativa, la loro valuta, il temutissimo Khip, scambiato 12.000 a 1 contro l'Euro e soprattutto 250 a 1 contro il Baht, vera unita' di misura di tutto. Ogni volta bisogna andare in giro con rotoli di soldi di valore prossimo allo 0, sembra di essere indietro alle lire.
Fra un paio di giorni mi separo dal mio compagno di viaggio (lo ritrovo alla festa della luna a fine mese) e per un paio di settimane faccio un po' di piu' per conoscere il paese, o forse vado in Cambogia.

9 gen 2010

Thailandia, fine prima parte

Finalmente domani sono in Laos! Diciamo che per quello che ho visto, la Thailandia non e' troppo interessante. Ok, Bangkok e' una megalopoli, nella zona centrale ci sono templi bellissimi e spesso la natura e' rigogliosa e molto diversa dalla nostra, pero' non ho trovato nulla di veramente affascinante.
La cosa piu' bella di questa prima settimana e' stata la citta' di Ayutthaya, capitale prima che lo diventasse BKK: nel mezzo della citta' c'e' un grosso parco pieno di templi in stile kmher (cambogia), thai e birmano, sparsi tra laghetti e piccoli boschi tenuti veramente bene. Ci sono stato quasi due giorni e sempre con la bici, che aggiunge quel qualcosa. Per il resto, e' una citta' dove si sente molto forte l'influenza del Giappone. A parte la quantita' di turisti del Sol Levante (per loro e' una meta piuttosto vicina), ci sono negozi di manga, negozi che vendono pupazzetti di Hello Kitty e Doraemon, internet point coloratissimi solo per i videogiochi, autobus dipinti con i fumetti di Dragon Ball... ovviamente volevo capire qualcosa di piu', ma nessuno riesce a dire una parola in inglese. E' veramente frustrante che ogni minima conversazione sia bloccata sul nascere. Per esempio, in un bar dove fanno vedere le partite di calcio di quasi tutti i campionati europei chiedo "Tonight - TV - Football - Italian ?". Silenzio su tutta la linea, interrotto solo dal latrare di un cane randagio li intorno. Diciamo che e' un po' forse il motivo per cui non mi ha appassionato troppo il paese fino ad ora. Non poter interagire con nessuno del posto e nemmeno con i turisti, che sono spesso in gruppo e non aspettano altro che di arrivare alle isole. E' pero' bastato spostarsi un po' da Bangkok e subito la gente (straniera) e' piu' amichevole: ho girato un po' con uno svedese che forse ritrovo in Laos e poi con 2 inglesi, una con un'accento troppo difficile da capire.
Oggi giornata sull'autobus: 8 ore da Sukhouthai a Chang Rai e poi 3 fino al Mekong e al confine con il Laos. Mi mancavano un po' i trasferimenti lunghi come questo, anche perche' il secondo autobus era uno di quelli loro vecchi, con tempietto buddista sul cruscotto e brandina per far dormire il conducente alla sera.
Domani si attraversa il fiume, anche se il paesino dove sono adesso e' carino: sono in una guesthouse da 2 euro a notte, pulitissima e con vista sul fiume, dove puoi prenderti la bici e c'e' tutta una serie di dvd da vedere sulla veranda all'aperto. Potrei fermarmi un altro giorno, ma mi sa che quasi tutti i posti saranno cosi' nei prossimi giorni, quindi meglio proseguire.

PS: nella foto, massaggi ai piedi con i pesci... quando torno a BKK lo provo!

4 gen 2010

Bangkok

Dopo tanto tempo, di nuovo in viaggio e riprendo a scrivere sul blog. In realta' ci sono stati in mezzo altri 2 giri, ma per mancanza di stimoli (New York e Las Vegas) o di connessioni decenti (Etiopia), avevo un po' abbandonato...

Intanto, non ho ancora ben realizzato che sono al terzo giorno di un periodo di tre mesi e questo e' abbastanza strano. Mi muovo un po' piu' tranquillamente che nel passato, mi sembra di avere tanto tempo, ma non ho ancora idea di come sara' fra un po'. Anche perche' qui a Bangkok non ho di certo perso il contatto con la civilta'. Sono in un quartiere pieno di turisti, quello con piu' guest-house e mercati. Si puo' comprare di tutto ed e' veramente la prima tappa perfetta per chi deve stare via a lungo. Si trovano libri nuovi e usati, ipod, CD e DVD falsi, borse, adattatori, passaporti e certificati contraffatti, zaini, tutti i tipi di vestiti. Il problema e' che la maggior parte della gente e' qui di passaggio aspettando di andare al Sud, nelle isole, per cui si trovano compagnie di amici o gruppi poco interessati a conoscere altra gente o a scoprire la citta'. Il risultato sono intere vie di pub e ristorantini con musica a palla e cocktail a prezzi scontati, che fanno vedere partite della Premier League e centinaia di turisti vestiti con le stesse magliette delle stesse bancarelle (che comunque comprero' anch'io prima di partire, sono troppo belle!).

Diciamo che  la citta' e' stata abilissima a sfruttare il turismo, visto che si trova perfettamente al centro del Sud-est asiatico ed e' naturalmente il luogo di riferimento per chi e' di passaggio in queste zone. Per quello che sono riuscito a vedere, e' abbastanza pulita, con pochi animali randagi e poca poverta'. Il turismo ha portato tanti soldi, che pero' sono stati ben investiti, visto che le strade sono ben fatte, l'aeroporto e' molto efficiente e anche i locali che ho visto sono tutti di buon livello e senza insetti. Quello che e' sorprendente e' il clima: adesso sono le 9 di sera e ci sono 28 gradi e il 75% di umidita'. Fortunatamente non manca l'acqua (anche dall'aereo, arrivando, si vedevano un'infinita' di fiumi e laghetti) e questo genera una vegetazione veramente rigogliosa. Appena c'e' un po' di spazio, crescono piante verdissime e piene di foglie. Anche la frutta e' particolare: manghi, papaie, angurie, cocco, dragon fruit, star fruit e altri di cui non conosco il nome.
Per la maggior parte della giornata il pensiero fisso e' trovare da bere e farsi una doccia. Infatti domani me ne vado un po' piu' a Nord, dove dovrebbe essere piu' fresco. Poi dovrei proseguire ancora piu' in su, fino a Chang Mai e entrare in Laos.

Una cosa di cui avevo gia' il sospetto mi si e' confermata ieri: piu' e' grande e civilizzata una citta' e piu' e' difficile conoscere gente. Finora ho conosciuto pochissime persone (i tailandesi parlano inglese veramente poco e gli stranieri sono gia' in comitiva), ma ieri ho trovato un tipo che mi ha fatto troppo ridere: un canadese, di 26 anni, che faceva tutto il figo dicendo di essere a Bangkok per la quarta volta e di aver girato per mesi in Asia, senza fare vaccini o prendere le pillole della malaria.... parlando un po' scopro che dal giro precedente era tornato a casa per la febbre tifoidea (verso cui poteva vaccinarsi) e da quello prima ancora perche' aveva finito i soldi (lo avevano truffato per 25.000 dollari, con una truffa, quella delle gemme a Jaipur, che e' sulla prima pagina di ogni guida turistica!)!! Ho fatto fatica a trattenermi dal ridere, ma volevo troppo farlo parlare, eheheeh. Prima di andarmene, gli chiedo che lavoro faccia.... l'ingegnere. Sara' un caso?

23 giu 2008

Take a walk on the wild side

Un po' alla Draghi, ecco le considerazioni finali sul mio giro in Palestina/Israele.

Cose che mi sono piaciute:

- la diversita' culturale: in Terra Santa niente e' netto. Non c'e' semplicemente una differenza tra ebrei e palestinesi, ma tutta una serie di popoli, religioni e stili di vita che convivono. Ebrei ortodossi che vivono nel loro ghetto ed ebrei laici che si ritrovano a centinaia nei bar all'aperto a vedere le partite dell'Europeo; arabi mussulmani, arabi ebrei ed arabi cristiani (che si salutano dicendo "salam aleikum"); cristiani ortodossi e cattolici; cristiani, ebrei e mussulmani di Gerusalemme; arabi dei Territori ed ebrei degli insediamenti; sionisti russi ed etiopi. Capite perche' e' cosi' difficile che ci sia pace in questi posti?

- l'ospitalita' palestinese: nonostante un muro disumanizzante, riescono a mantenere una dignita' incredibile. Una casa di Betlemme e' stata circondata per tre lati dal muro. Il proprietario aveva il divieto di salire in terrazzo, pena la prigione. Gli hanno puntato una telecamera sul tetto e al primo sgarro sono stati implacabili: 6 mesi di carcere per un giro sul tetto...

Cose che NON mi sono piaciute:

- i luoghi sacri: pensavo di essere sopraffatto dalla spiritualita' e invece le comitive dei turisti e le mille sette religiose che popolano chiese e cappelle hanno tolto ogni sacralita' alla Citta' Santa. Ortodossi, Latini, Ameni, Copti, Etiopi, Protestanti si contestano ogni singolo gradino, convento o muro, arrivando spesso anche alle mani se qualcuno invade la zona altrui. E poi la mancata cooperazione risulta in edifici fatiscenti, sporchi, in cui e' impossibile avere un contatto con il mistero o la divinita';

- gli ebrei: sia a Gerusalemme che a Tel Aviv, si sono dimostrati gente poco ospitale, poco incline ad
aiutarti, attaccata ai soldi e poco flessibile. E' senz'altro una generalizzazione, pero' per quello che ho visto e' cosi'. E poi quelli veramente ortodossi sono quasi paurosi. Vestiti tutto il giorno con pantaloni e giacca nera, camicia bianca e cappello, vivono in un loro quartiere che sembra uscito direttamente da un ghetto polacco di inizio secolo scorso.
Alle donne e' proibito indossare pantaloni, mentre i bambini sono tutti uguali: calzoncini al ginocchio, calze (sempre al ginocchio), camicia bianca e maglioncino a righe orizzontali blu e bianche (in pratica la versione kosher del maglione di Folcio). Sono sempre in movimento, non salutano mai, ti guardano sospettosi, non lavorano (fino ai 42 anni sono pagati dal governo per studiare la Torah) e non fanno il servizio militare. Sono un gruppo chiuso, fanatico ed essendo quelli con piu' figli, probabilmente la loro influenza continuera' a crescere.

Un capitolo a parte meriterebbero le persone che ho incontrato in ostello. C'era una tipa sudafricana che circa un anno fa ha ereditato dei soldi dalla nonna (ma lei non ha idea di quanto) e che da allora e' in viaggio. Quando ha bisogno, preleva. Quando i soldi finiranno, ha detto che tornera' a casa.
E poi c'e' il tipo della giungla, che ogni giorno se ne esce con qualcosa di nuovo. Ieri mi ha detto che ogni tanto Dio gli parla. Una volta gli ha chiesto di dire a due travestiti che Lui gli voleva bene. Quando gli ho chiesto che lavoro faceva prima, mi ha risposto cosi': "I am a prostitute: I say and do what other people expect me to say and do".

17 giu 2008

The Truman show

Torno adesso dalla partita dell'Italia, l'ennesima legnata data ai francesi. Sono stato per due giorni in Palestina, a Ramallah (la capitale della Cisgiordania), Nablus e Taybeh e devo dire che ne e' valsa assolutamente la pena. Adesso la situazione mi e' molto piu' chiara e ho capito da che parte stare.
La condizione dei Territori e' veramente drammatica. Sebbene il livello di vita sia piu' elevato di quello che comunemente si pensa (la maggior parte delle famiglie ha stipendi e case piu' che decenti, non ci sono baraccopoli e anche i campi dell'ONU non sono paragonabili a certi quartieri di Delhi o Marrakech), questi poveracci sono costretti a subire una violenza sistematica e senza scopo. Ogni giorno devono passare almeno 3-4 check point, con conseguente discesa dai mezzi, code sotto il sole, umiliazioni dai soldati, perdite di tempo.
Israele ha costruito il muro in modo da inglobare le sorgenti d'acqua, cosi' da avere il pieno controllo della regione. Puo' tagliare elettricita' ed acqua in ogni momento, alzare il prezzo della benzina, non far arrivare la posta e i rifornimenti dall'estero. Mancando porti e aeroporti, la Palestina e' dipendente dal suo peggior nemico, a cui devono anche chiedere il permesso per costruire nuove abitazioni o attivita' commerciali.
E poi nessuno ha un passaporto, per cui niente viaggi: in tanti non hanno mai visto Gerusalemme, distante 20 km, o il mare. E per aggiungere ulteriore fastidio, gli insediamenti dei coloni. Mentre sgombravano gli insediamenti di 8.000 coloni a Gaza, stavano costruendo 30.000 nuove abitazioni in Cisgiordania. In pratica il governo paga un salario e la casa a chi si stabilisce nei Territori, incentivando l'immigrazione di russi ed europei che non devono nemmeno lavorare. Costruiscono villaggi in cima alle colline, cosi' da essere costantemente in vista, strade per raggiungerli e li presidiano con l'esercito. Ovviamente le strade sono riservate agli israeliani e questo crea ancora altre divisioni all'interno della regione.

Doveva essere un giro per vedere i luoghi e le tradizioni degli ebrei e invece si sta' trasformando in un viaggio alla scoperta di cristiani e mussulmani del medio oriente. Domenica mi sono incontrato con un paio di preti del posto e oggi ho trovato un frate francescano dalla chiacchiera facile nella Basilica del Santo Sepolcro. Loro mi hanno fatto vedere il quartiere cristiano, spiegato un po' l'evoluzione di questa comunita' e mi han fatto parlare con un po' di gente.
L'impressione migliore l'ho pero' avuta dagli arabi mussulmani che ho trovato in Cisgiordania. Al mercato volevo un paio di pesche, ma loro le vendevano solo a chili, per cui me le hanno regalate. Nei caffe' si fermavano a salutarmi e per strada ti chiedono se ti sei perso e se ti possono essere utili. Sul taxi colletttivo per Nablus ho iniziato a parlare con il mio vicino, un palestinese della mia eta' e ho finito per passare con lui e i suoi amici tutta la giornata. Mi hanno invitato a casa loro, abbiamo fumato il narghile', giocato a carte, visto la partita dell'Europeo (un noiosissimo Germania-Austria1-0) e sono stato a casa loro a dormire. Sempre gentilissimi, non mi hanno mai fatto pagare nulla, mi hanno fatto vedere la citta' e portato in casa loro, senza chiedere niente in cambio. Mi hanno raccontato un bel po' di cose e veramente non posso non ammirare questa gente semplice, legata ad una terra veramente inospitale e costantemente sotto minaccia.

Vi lascio con una massima del tipo che vive in ostello. Al tedesco che gli faceva notare che il cesso perdeva acqua ha fatto notare che: "having water going out is better than having no water at all". Saggezza orientale.

14 giu 2008

Jerusalem, here I am (cit. Alphablondy)

A piu' 6 mesi di distanza dall'India, torno in viaggio (non me ne vogliano quelli con cui ero ad Alicante, ma quei 3 giorni non contano come viaggio) e questa volta la destinazione e' la Terra Santa. Dopo un giorno e mezzo a Tel Aviv sono a Gerusalemme e da domani si parte all'esplorazione. Per adesso la nota principale e' il caldo quasi infernale (almeno per me, gli altri sembrano conviverci benissimo) di Tel Aviv e il suo stile quasi europeo: bar sulla spiaggia, cocktail, locali alla moda, gente al mare anche durante lo Shabbat (mentre invece per le strade di Gerusalemme non circolava praticamente alcuna macchina), prezzi medio/alti. La gente sta fuori fino a tardi e sembra volersi divertire. Sono arrivato alle 6.30 di giovedi notte e c'era tanta gente per strada e quasi tutti mi hanno dato l'idea di non essere gia' svegli, ma piuttosto ancora svegli.

Quando inizi a parlare con qualcuno, ti viene immancabilmente chiesto se sei ebreo e ovviamente e' anche una delle prime domande che faccio io. Ci sono un po' di turisti, ma tanti degli occidentali che si vedono per strada sono europei o americani (ebrei) emigrati. C'e' gente di un po' tutte le razze, ma quelli che forse sembrano piu' fuoriposto sono i russi, bianchi, biondi e completamente diversi dagli arabi israeliani. La guida dice che negli ultimi 15 anni ne sono arrivati quasi 900.000 (ma anche 44.000 etiopi, eredita' della conversione della regina Saba)...

L'ostello dove sono capitato oggi e' figo. Dal balcone e dal tetto c'e' una vista eccezionale su una piazza e sulle mura della citta' vecchia. Anche la posizione e' comodissima, per cui penso di rimanerci per qualche giorno. Finora ho visto un solo ospite, un tipo americano di circa 45 anni, che dal 2005 vive qui (e per qui intendo esattamente in quella stanza). Un po' strano, ha vissuto in Sud America ed ha gia' sparato una grande massima: "when I was in Peru I lived in the jungle. Also Jerusalem is a jungle, a jungle of ideas"...