Il Taba aveva fatto notare che in Febbraio c'erano stati molti film e puntualmente viene smentito. In Marzo solo 4:
- "Paura e delirio a Las Vegas", T. Gillian: forse troppo ostinato nel voler essere un cult. La storia manca completamente, ma gli attori (Jhonny Depp e Benicio Del Toro) sono molto bravi. Vale la pena vederlo per un paio di scene e per tanti piccoli particolari, ma secondo me è sopravvalutato.
- "Memento", C. Nolan: la trama non è un granchè, ma il modo di raccontarla e lo spunto iniziale sono veramente interessanti. Bellissime le scene in cui si vedono i tatuaggi e ovviamente il montaggio (al rovescio e in bianco e nero o a colori a seconda del tempo della storia). Un dubbio: ma se il protagonista non ha la memoria, come fa a ricordarsi in modo così analitico della sua malattia?
- "E morì con un felafel in mano": la scoperta del mese. Già dall'apertura si capisce che sarà qualcosa di allucinato: ecco un tipo che con la mazza da golf spiaccica rane sul muro di casa. La scena si allarga e compaiono una serie di improbabili coinquilini... niente male. Un'atmosfera strana pervade tutto il film e nonostante il finale un po' scarso qualcosa rimane.
- "Il castello errante di Howl", H. Miyazaky: la delusione del mese. Pensando a Princess Mononoke e La città incantata, avevo convinto anche mia mamma e mia sorella a venire al cineforum a vederlo. Quanto mai... oltre alle due ore di noia in sala mi son dovuto anche beccare le lamentele in macchina... ma come dargli torto? Il film era lungo, senza una trama ben definita e con un finale che ricomponeva le cose senza spiegazioni decenti. Unico pregio: l'infinita ricchezza di particolari e dettagli in ogni tavola disegnata.
31 mar 2006
29 mar 2006
Il viandante
Dal libro "Parole nomadi" di Umberto Galimberti (che non ho letto ancora, ma che è già in lista):
Usi e costumi si contaminano e, se "etica" vuol dire "costume", è possibile ipotizzare la fine delle nostre etiche, fondate sulle nozioni di proprietà, territorio e confine, a favore di un’etica che, dissolvendo recinti e certezze, va configurandosi come etica del viandante che non si appella al diritto, ma all’esperienza. Infatti, a differenza dell’uomo del territorio che ha la sua certezza nella proprietà, nel confine e nella legge, il viandante non può vivere senza elaborare la diversità dell’esperienza, cercando il centro non nel reticolato dei confini, ma in quei due poli che Kant indicava nel "cielo stellato" e nella "legge morale", che per ogni viandante hanno sempre costituito gli estremi dell’arco in cui si esprime la sua vita in tensione. Senza meta e senza punti di partenza e di arrivo, che non siano, come per Ulisse, punti occasionali, il viandante, con la sua etica, può essere il punto di riferimento dell’umanità a venire.
Fine dell’uomo giuridico a cui la legge fornisce gli argini della sua intrinseca debolezza, e nascita dell’uomo sempre meno soggetto alle leggi del paese e sempre più costretto a fare appello ai valori che trascendono la garanzia del legalismo. Il prossimo, sempre meno specchio di me e sempre più "altro", obbligherà tutti a fare i conti con la "differenza", come un giorno, ormai lontano nel tempo, siamo stati costretti a farli con il territorio e la proprietà. Fine del legalismo e quindi dell’uomo come l’abbiamo conosciuto sotto il rivestimento della proprietà, del confine e della legge, e nascita dell’uomo più difficile da collocare, perché viandante inarrestabile"
Come scrive Nietzsche: "Abbiamo lasciato la terra e ci siamo imbarcati sulla nave. Abbiamo tagliato i ponti alle nostre spalle. E non è tutto! Guardati innanzi! Ai tuoi fianchi c’è l’oceano: è vero non sempre muggisce, talvolta la sua distesa è come seta e oro e trasognamento della bontà. Ma verranno momenti in cui saprai che è infinito e che non c’è niente di più spaventevole dell’infinito. Oh quel misero uccello che si è sentito libero e urta ora nelle pareti di questa gabbia! Guai se ti coglie la nostalgia della terra. E non esiste più terra alcuna!".L’etica del viandante, che Ulisse per primo ha segnalato, avvia a questi pensieri. Sono pensieri ancora tutti da pensare. Ma il paesaggio da essi dispiegato è già la nostra instabile, provvisoria e incompiuta memoria.
Usi e costumi si contaminano e, se "etica" vuol dire "costume", è possibile ipotizzare la fine delle nostre etiche, fondate sulle nozioni di proprietà, territorio e confine, a favore di un’etica che, dissolvendo recinti e certezze, va configurandosi come etica del viandante che non si appella al diritto, ma all’esperienza. Infatti, a differenza dell’uomo del territorio che ha la sua certezza nella proprietà, nel confine e nella legge, il viandante non può vivere senza elaborare la diversità dell’esperienza, cercando il centro non nel reticolato dei confini, ma in quei due poli che Kant indicava nel "cielo stellato" e nella "legge morale", che per ogni viandante hanno sempre costituito gli estremi dell’arco in cui si esprime la sua vita in tensione. Senza meta e senza punti di partenza e di arrivo, che non siano, come per Ulisse, punti occasionali, il viandante, con la sua etica, può essere il punto di riferimento dell’umanità a venire.
Fine dell’uomo giuridico a cui la legge fornisce gli argini della sua intrinseca debolezza, e nascita dell’uomo sempre meno soggetto alle leggi del paese e sempre più costretto a fare appello ai valori che trascendono la garanzia del legalismo. Il prossimo, sempre meno specchio di me e sempre più "altro", obbligherà tutti a fare i conti con la "differenza", come un giorno, ormai lontano nel tempo, siamo stati costretti a farli con il territorio e la proprietà. Fine del legalismo e quindi dell’uomo come l’abbiamo conosciuto sotto il rivestimento della proprietà, del confine e della legge, e nascita dell’uomo più difficile da collocare, perché viandante inarrestabile"
Come scrive Nietzsche: "Abbiamo lasciato la terra e ci siamo imbarcati sulla nave. Abbiamo tagliato i ponti alle nostre spalle. E non è tutto! Guardati innanzi! Ai tuoi fianchi c’è l’oceano: è vero non sempre muggisce, talvolta la sua distesa è come seta e oro e trasognamento della bontà. Ma verranno momenti in cui saprai che è infinito e che non c’è niente di più spaventevole dell’infinito. Oh quel misero uccello che si è sentito libero e urta ora nelle pareti di questa gabbia! Guai se ti coglie la nostalgia della terra. E non esiste più terra alcuna!".L’etica del viandante, che Ulisse per primo ha segnalato, avvia a questi pensieri. Sono pensieri ancora tutti da pensare. Ma il paesaggio da essi dispiegato è già la nostra instabile, provvisoria e incompiuta memoria.
27 mar 2006
Spleen
E' un periodo piuttosto lungo (rispetto al passato) che non aggiorno il blog. Il fatto è che non sta succedendo niente degno di nota. Si stanno susseguendo giornate praticamente uguali. Il mix è sempre lo stesso: lezioni, sonno, treno, corsa, qualche libro. Cambia magari l'ordine e la frequenza, ma mi sembra tutto veramente ripetitivo. Una sensazione ovattata, quasi di essere in un nonluogo. Diciamo che mi sto annoiando e meno male che venerdì parto. Mi aspetto molto dall'Aprile europeo...
Qualche fatto che ha rotto la monotonia:
- l'uscita (pura contemplazione estatica);
- il libro dei Wu Ming;
- la citazione spedita da Prove sull'etica del viandante (che riporterò in uno dei prossimi post);
- l'incontro in università con padre Alex Zanotelli.
Tra l'altro, senza volerlo, il libro che sto leggendo, "Trilogia di New York", è una serie di racconti lunghi (romanzi brevi) su persone che fanno cose ripetitive e senza scopo, rimanendo incantati e alienati da questa inattività, incapaci di reagire e assuefatti al non fare (e non essere). Ogni storia si conclude con una non-conclusione, assolutamente in linea con i personaggi. Mi aspettavo qualcosa sulla città di New York e invece mi sono trovato questo strano oggetto. Direi che è più uno stato d'animo che un libro e ricorda molto l'inizio de "Le conseguenze dell'amore".
Citazione da Kant:
"La noia è una sorta di anelito verso un piacere ideale"
Qualche fatto che ha rotto la monotonia:
- l'uscita (pura contemplazione estatica);
- il libro dei Wu Ming;
- la citazione spedita da Prove sull'etica del viandante (che riporterò in uno dei prossimi post);
- l'incontro in università con padre Alex Zanotelli.
Tra l'altro, senza volerlo, il libro che sto leggendo, "Trilogia di New York", è una serie di racconti lunghi (romanzi brevi) su persone che fanno cose ripetitive e senza scopo, rimanendo incantati e alienati da questa inattività, incapaci di reagire e assuefatti al non fare (e non essere). Ogni storia si conclude con una non-conclusione, assolutamente in linea con i personaggi. Mi aspettavo qualcosa sulla città di New York e invece mi sono trovato questo strano oggetto. Direi che è più uno stato d'animo che un libro e ricorda molto l'inizio de "Le conseguenze dell'amore".
Citazione da Kant:
"La noia è una sorta di anelito verso un piacere ideale"
16 mar 2006
Arca dell'alleanza
Nella letteratura sacra della cultura Etiope compare oltre alla Bibbia anche il Kebra Nagast, un racconto scritto tra il 1310 ed il 1320, che narra l'incontro tra il Re Salomone e la Regina Saba.
La Regina Saba, in seguito alle voci che giravano in Etiopia, si reca alla corte del Re Salomone, per toccare con mano la sua incommensurabile saggezza. Passato qualche mese, la Regina Saba senti il bisogno di ritornare dalla sua gente e diffondere il frutto della saggezza che aveva avuto la fortuna di apprendere da questo grande uomo. Per l'ultima notte il Re invitò la Regina nel suo castello pieno di bellezze. La Regina accettò l'invito e quella sera rimase a cena nel castello del Re Salomone il quale fece appositamente preparare pietanze molto speziate per provocare sete all'ospite, che durante la notte sarebbe rimasta nel castello.
I due fecero un patto che prevedeva nessuna forzatura sessuale da parte del Re nei confronti di Makeda, in cambio del fatto che lei non avrebbe dovuto prendere nulla di ciò che apparteneva a lui. A causa della cena molto salata, la regina si alzò durante la notte e bevve dell'acqua dalla brocca che era stata appositamente posizionata fra i due letti. Appena il Re si accorse che la Regina Saba stesse bevendo, dichiarò rotto il patto preso durante la sera precedente, e la regina dovette concedersi.
Il giorno dopo Makeda partì per tornare al suo paese natio ed il Re le diede il suo anello dicendole che se la notte avesse dato vita ad un figlio, lui lo avrebbe riconosciuto alla vista dell'anello. Infatti il tutto si svolse come previsto. Nacque Menelik che in età matura scoprì dell'esistenza di suo padre, e lo andò a cercare nel suo regno. Quella visita ebbe però un finale abbastanza triste per quanto riguarda la saggezza del Re Salomone, in quanto dopo l'incontro tra i due, l'Arca dell'Alleanza custodita fino a quel momento nel regno del Re, venne trasportata segretamente ad Axum dal figlio, d'accordo con un pugno di ebrei ribelli.
Grazie ai poteri della stessa, i falascià di Menelik, cioè gli ebrei etiopi, avrebbero sollevato senza sforzo le centinaia di tonnellate dei giganteschi obelischi eretti ad Axum. Questa vicenda ha affascinato decine di ricercatori che si sono messi sulle tracce dell'arca leggendaria, compreso l'archeologo ebreo Vendil Indiana Jones, ispiratore dell'omonimo personaggio televisivo.
La Regina Saba, in seguito alle voci che giravano in Etiopia, si reca alla corte del Re Salomone, per toccare con mano la sua incommensurabile saggezza. Passato qualche mese, la Regina Saba senti il bisogno di ritornare dalla sua gente e diffondere il frutto della saggezza che aveva avuto la fortuna di apprendere da questo grande uomo. Per l'ultima notte il Re invitò la Regina nel suo castello pieno di bellezze. La Regina accettò l'invito e quella sera rimase a cena nel castello del Re Salomone il quale fece appositamente preparare pietanze molto speziate per provocare sete all'ospite, che durante la notte sarebbe rimasta nel castello.
I due fecero un patto che prevedeva nessuna forzatura sessuale da parte del Re nei confronti di Makeda, in cambio del fatto che lei non avrebbe dovuto prendere nulla di ciò che apparteneva a lui. A causa della cena molto salata, la regina si alzò durante la notte e bevve dell'acqua dalla brocca che era stata appositamente posizionata fra i due letti. Appena il Re si accorse che la Regina Saba stesse bevendo, dichiarò rotto il patto preso durante la sera precedente, e la regina dovette concedersi.
Il giorno dopo Makeda partì per tornare al suo paese natio ed il Re le diede il suo anello dicendole che se la notte avesse dato vita ad un figlio, lui lo avrebbe riconosciuto alla vista dell'anello. Infatti il tutto si svolse come previsto. Nacque Menelik che in età matura scoprì dell'esistenza di suo padre, e lo andò a cercare nel suo regno. Quella visita ebbe però un finale abbastanza triste per quanto riguarda la saggezza del Re Salomone, in quanto dopo l'incontro tra i due, l'Arca dell'Alleanza custodita fino a quel momento nel regno del Re, venne trasportata segretamente ad Axum dal figlio, d'accordo con un pugno di ebrei ribelli.
Grazie ai poteri della stessa, i falascià di Menelik, cioè gli ebrei etiopi, avrebbero sollevato senza sforzo le centinaia di tonnellate dei giganteschi obelischi eretti ad Axum. Questa vicenda ha affascinato decine di ricercatori che si sono messi sulle tracce dell'arca leggendaria, compreso l'archeologo ebreo Vendil Indiana Jones, ispiratore dell'omonimo personaggio televisivo.
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Storie
12 mar 2006
Comunismo
Altra paginetta presa dal libro di Terzani. E' la parte conclusiva. Sfido chiunque a dire di aver letto un pensiero più lucido sul comunismo:
"Il comunismo, con la sua sacrilega aspirazione a cambiare l'uomo, ha ucciso milioni di uomini e ha, come un moderno Gengis Khan, seminato vittime di ogni tipo lungo il percorso della sua conquista. Eppure è anche vero che là dove non era al potere, ma restava come un alternativa d'opposizione (nei paesi dell'Europa Occidentale, per esempio), il comunismo non è stato solo distruttivo, ma anzi ha contribuito al progresso sociale della gente. Come sistema di potere, fondato sull'intolleranza e sul terrore, il comunismo doveva finire. Ma come idea di sfida all'ordine costituito? Come grido di battaglia di una diversa moralità, di una maggiore giustizia sociale? Che succederà ora che il mondo capitalista resta l'unica "specie" del suo genere? Che cosa succederà ora che tanti potenti, tronfi di vanagloria per aver vinto la guerra contro il comunismo, restano senza concorrenza, senza sfida, senza stimolo?"
"Il comunismo, con la sua sacrilega aspirazione a cambiare l'uomo, ha ucciso milioni di uomini e ha, come un moderno Gengis Khan, seminato vittime di ogni tipo lungo il percorso della sua conquista. Eppure è anche vero che là dove non era al potere, ma restava come un alternativa d'opposizione (nei paesi dell'Europa Occidentale, per esempio), il comunismo non è stato solo distruttivo, ma anzi ha contribuito al progresso sociale della gente. Come sistema di potere, fondato sull'intolleranza e sul terrore, il comunismo doveva finire. Ma come idea di sfida all'ordine costituito? Come grido di battaglia di una diversa moralità, di una maggiore giustizia sociale? Che succederà ora che il mondo capitalista resta l'unica "specie" del suo genere? Che cosa succederà ora che tanti potenti, tronfi di vanagloria per aver vinto la guerra contro il comunismo, restano senza concorrenza, senza sfida, senza stimolo?"
9 mar 2006
Chador
Sto leggendo l'ennesimo bel libro di Terzani. Si intitola "Buonanotte signor Lenin" ed è il resoconto di un viaggio dell'autore nelle ex repubbliche sovietiche al momento della caduta del comunismo. Il racconto è pieno di aneddoti, personaggi e note storiche, riportati con la consueta ironia e scorrevolezza da un giornalista affascinato dal viaggiare e dal conoscere.
Mi è piaciuto particolarmente il pezzo in cui narra la leggenda che ha dato origine all'obbligo di indossare il chador da parte delle donna mussulmane.
"... Tamerlano, prima di partire da Samarcanda per una spedizione militare, volle far costruire un grande complesso religioso in onore della sua moglie preferita (tra altre nove). L'architetto incaricato della costruzione si innamorò della donna e minacciò di non finire in tempo i lavori se lei non gli si fosse concessa. Sulle prime Bibi-Khanum si rifiutò, ma con il passare del tempo, preoccupata che Tamerlano tornasse e che la costuzione a cui tanto teneva non fosse terminata, finì per cedere alle voglie dell'architetto e si lasciò baciare.
Terrribile errore! Quel bacio fu così focoso che sulla sua guancia rimase come una grande bruciatura. Così conciata non poteva certo presentarsi a Tamerlano e pensò bene di coprirsi la faccia con un velo, ordinando a tutte le donne della città di fare altrettanto.
Ovviamente il buon Tamerlano, tornato a Samarcanda, non volle storie: tolse il velo alla moglie, vide lo scempio e, dopo essersi fatto raccontare la verità, fece trasformare la moschea in una tomba dove seppellì (viva) la moglie infedele. Per ultima cosa, impose a tutte le donne del suo regno di portare per sempre un velo sulla faccia."
Mi è piaciuto particolarmente il pezzo in cui narra la leggenda che ha dato origine all'obbligo di indossare il chador da parte delle donna mussulmane.
"... Tamerlano, prima di partire da Samarcanda per una spedizione militare, volle far costruire un grande complesso religioso in onore della sua moglie preferita (tra altre nove). L'architetto incaricato della costruzione si innamorò della donna e minacciò di non finire in tempo i lavori se lei non gli si fosse concessa. Sulle prime Bibi-Khanum si rifiutò, ma con il passare del tempo, preoccupata che Tamerlano tornasse e che la costuzione a cui tanto teneva non fosse terminata, finì per cedere alle voglie dell'architetto e si lasciò baciare.
Terrribile errore! Quel bacio fu così focoso che sulla sua guancia rimase come una grande bruciatura. Così conciata non poteva certo presentarsi a Tamerlano e pensò bene di coprirsi la faccia con un velo, ordinando a tutte le donne della città di fare altrettanto.
Ovviamente il buon Tamerlano, tornato a Samarcanda, non volle storie: tolse il velo alla moglie, vide lo scempio e, dopo essersi fatto raccontare la verità, fece trasformare la moschea in una tomba dove seppellì (viva) la moglie infedele. Per ultima cosa, impose a tutte le donne del suo regno di portare per sempre un velo sulla faccia."
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Storie
6 mar 2006
Week-end
Il weekend è stato abbastanza vario. Quando lavoravo, il fine settimana era una liberazione e me lo gustavo molto di più. Ultimamente, invece, non faccio altro che dormire e sprecare tempo, quindi gli ultimi 2 giorni sono stati un bel diversivo.
Sabato: dopo una sveglia più che tarda, vado alla partita della juniores e finalmente giochiamo bene. I miei preferiti, poi, si comportano decentemente e quindi, nonostante l'ennesima sconfitta sono soddisfatto. Al ritorno mi aspetta anche la vittoria della squadra di Hattrick e una bella polemica da parte dello sconfitto, a cui rispondo con grande piacere sul forum del mio girone.
Tutto è pronto x la grande serata a tema: "cena dei coscritti". L'organizzazione è quella dei gandi eventi e il mastro burattinaio è Kunzo, garanzia di qualità o quantomeno di bevute abbondanti.
Ma l'incontro riserva sorprese... intanto al ritrovo siamo in 8 e il numero non sembra intenzionato a crescere. Di questi, due sono miei buoni amici che non vedevo da un po', mentre gli altri erano (e sono ancora) perfetti sconosciuti (qualcuno visto alle medie, qualcuno di cui non conoscevo nemmeno il nome). Ma il vero colpo di scena è la mancanza del già citato Kunzo. "Ma dov'è?", "Qualcuno l'ha visto??"... proviamo a chiamarlo... ecco la risposta:
"Si, scusate ma non posso venire... è che ieri sera ero in giro con Mazzinghino, abbiamo bevuto un po' e senza saperlo ci siamo ritrovati in Toscana...". Che personaggio!!
x il resto, è andato tutto abbastanza bene. Alle 11 eravamo già tutti pieni, grazie all'abbondante sambuca (una tipa ha anche sgravato), ma poi la serata non è decollata. A mezzanotte ci siamo salutati e ognuno per la sua strada. Mi fa piacere che ho parlato parecchio con gente che non vedo quasi mai e con cui ho comunque un bel rapporto. Chissà se si organizzerà un'altra volta??
Domenica: dopo una sveglia più che tarda esco a correre sotto un bel sole. Gli allenamenti per la maratona procedono bene. A pranzo c'è mia zia e (per la sesta volta nell'ultima settimana) lo zingaro. Lo ignoro e mi concentro sul mangiare. Alzo la testa dopo un ora, distrutto dalle libagioni e (ancora) dall'alcool. Nel pomeriggio, dopo una pennichella da vecchio, ingaggio Braga x la gita fuoriporta e andiamo a Milano a vedere una mostra fotografica: "Visioni" di Lindbergh. Carina, ma secondo me un po' corta. Anche perchè a me piacciono di più le foto di posti strani o quelle di reportages, piuttosto che quelle a persone o modelle.
La serata si conclude con l'aperitivo al Gaudium. Si mangia alla grande e in gran quantità, sotto l'occhio della cameriera più bella della provincia.
Sabato: dopo una sveglia più che tarda, vado alla partita della juniores e finalmente giochiamo bene. I miei preferiti, poi, si comportano decentemente e quindi, nonostante l'ennesima sconfitta sono soddisfatto. Al ritorno mi aspetta anche la vittoria della squadra di Hattrick e una bella polemica da parte dello sconfitto, a cui rispondo con grande piacere sul forum del mio girone.
Tutto è pronto x la grande serata a tema: "cena dei coscritti". L'organizzazione è quella dei gandi eventi e il mastro burattinaio è Kunzo, garanzia di qualità o quantomeno di bevute abbondanti.
Ma l'incontro riserva sorprese... intanto al ritrovo siamo in 8 e il numero non sembra intenzionato a crescere. Di questi, due sono miei buoni amici che non vedevo da un po', mentre gli altri erano (e sono ancora) perfetti sconosciuti (qualcuno visto alle medie, qualcuno di cui non conoscevo nemmeno il nome). Ma il vero colpo di scena è la mancanza del già citato Kunzo. "Ma dov'è?", "Qualcuno l'ha visto??"... proviamo a chiamarlo... ecco la risposta:
"Si, scusate ma non posso venire... è che ieri sera ero in giro con Mazzinghino, abbiamo bevuto un po' e senza saperlo ci siamo ritrovati in Toscana...". Che personaggio!!
x il resto, è andato tutto abbastanza bene. Alle 11 eravamo già tutti pieni, grazie all'abbondante sambuca (una tipa ha anche sgravato), ma poi la serata non è decollata. A mezzanotte ci siamo salutati e ognuno per la sua strada. Mi fa piacere che ho parlato parecchio con gente che non vedo quasi mai e con cui ho comunque un bel rapporto. Chissà se si organizzerà un'altra volta??
Domenica: dopo una sveglia più che tarda esco a correre sotto un bel sole. Gli allenamenti per la maratona procedono bene. A pranzo c'è mia zia e (per la sesta volta nell'ultima settimana) lo zingaro. Lo ignoro e mi concentro sul mangiare. Alzo la testa dopo un ora, distrutto dalle libagioni e (ancora) dall'alcool. Nel pomeriggio, dopo una pennichella da vecchio, ingaggio Braga x la gita fuoriporta e andiamo a Milano a vedere una mostra fotografica: "Visioni" di Lindbergh. Carina, ma secondo me un po' corta. Anche perchè a me piacciono di più le foto di posti strani o quelle di reportages, piuttosto che quelle a persone o modelle.
La serata si conclude con l'aperitivo al Gaudium. Si mangia alla grande e in gran quantità, sotto l'occhio della cameriera più bella della provincia.
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