13 ott 2006

Aggiornamento

Torno a scrivere dopo un lungo intervallo. La mancanza di internet a casa è un deterrente fenomenale, quindi abituatevi ad interventi più sporadici, almeno fino al prossimo trasloco.

Oramai sono nel pieno del terzo mese di Lussemburgo e le cose si stanno facendo più chiare. Passato il primo momento di sorpresa e di ambientamento, adesso mi sembra di avere una visione più obiettiva della situazione. Intanto bisogna considerare la questione sotto due punti di vista: quello lavorativo e quello personale. Sotto il primo aspetto, penso di aver trovato un posto stimolante. Il mio capo è veramente geniale e mi insegna parecchio e la politica della banca è di far lavorare i giovani, quindi faccio cose che in altre banche penso potrei fare solo dopo qualche anno di esperienza. Sono stato fortunato, perchè gli altri responsabili dell'ufficio non sono assolutamente all'altezza del mio.

Dal punto di vista sociale/personale, devo dire che il Lusemburgo offre veramente poco. E' bastato un week-end ad Amsterdam per sbattermi in faccia la differenza. Non ci sono concerti, mostre, musei, giovani, (coffe-shop), cinema e in generale, dà un'idea di desolante provincialità. Penso che sarà molto difficile conoscere gente fuori dalla banca, anche e soprattutto vedendo le esperienze degli altri. Devo ancora capire come sarà il rapporto con i miei colleghi, ma sono abbastanza pessimista. La maggior parte hanno un fidanzato/a in Italia e quindi considerano i giorni lavorativi come un inevitabile intervallo tra due weekend di viaggio (loro tornano giù o fanno salire la dolce metà). C'è qualcuno con cui sono diventato amico e spero che il rapporto evolva, ma ovviamente, di ragazze in giro neanche l'ombra (sono forse il 20% e della mia età non c'è quasi nessuna). L'unica con cui mi trovavo veramente bene parte la settimana prossima (non le rinnovano lo stage)...

Vedremo come procede, ma si prospetta un inverno duro. Vorrà dire che mi dedicherò alla lettura e in ogni caso, ho da scrivere la tesi. Intanto, settimana prossima nuovo viaggio: Londra!!

29 set 2006

Film Settembre

Dopo un Agosto senza cinema, Settembre si è rivelato un mese di revival (nel senso che ho rivisto un po' dei miei film preferiti), con qualche piacevole novità. Ecco l'elenco:

- Full metal jacket, S. Kubrick.
- Il grande Lebowsky, Cohen bros.

- E morì con un felafel in mano; R. Lowenstein.
- Pulp fiction, Q. Tarantino.

Non penso di dover commentare nessuno di questi film, essendo tutti pietre miliari della storia del cinema. Un solo appunto sui nuovi:

- Volver, il primo film di Almodovar che abbia mai visto. Secondo me è stato sopravvalutato. La storia non è niente di eccezionale e anche i personaggi non sono particolari come me li aspettavo. E' comunque un film piacevole, un po' malato in alcune parti, anche se secondo me poco verosimili. Bella l'ambientazione in un paesino spagnolo molto tradizionale.
- L'allenatore nel pallone, S. Martino: finalmente colmo una lacuna che non mi faceva onore. Non è proprio il mio genere di comicità, ma Linone Banfi lascia il segno. Mezzo soprana? No, tutta stronza!
- Hitch, A. Tennant: un filmetto piacevole. Esilarante la parte in cui il ciccione balla.

17 set 2006

Time is (not) on my side

Tutto pronto per il ritorno in Lussemburgo: valigia preparata, sveglia in leggero ritardo, partenza in orario. Però non si erano fatti i conti con la sfiga. Andare a Orio al Serio da Villa Guardia è un percorso infernale, ma alle 4 mattina uno pensa che 2 ore per percorrere gli 89 km siano più che abbastanza... e invece no! Incidente poco prima di immettersi sulla A8, sosta di un'ora e arrivo in aeroporto 8 minuti dopo la chiusura del check-in. Ovviamente aereo perso e partenza domani mattina. Stesso orario (magari con partenza anticipata, in una strada che per contrappasso sarà deserta), portafoglio più leggero di 70 Euro.

Menzione speciale a mia mamma, che ha percorso gli ultimi 40 km ad una velocità folle, sperando che una volontà di ferro fosse sufficiente a fermare le lancette dell'orologio.

8 set 2006

Smith, the fresh prince of Bel Air

Through the whole of his life he pursues the idea of a certain artificial and elegant repose which he may never arrive at, for which he sacrifices a real tranquillity that is at all times in his power, and which, if in the extremity of old age he should at last attain to it, he will find to be in no respect preferable to that humble security and contentment which he had abandoned for it. It is then, in the last dregs of life, his body wasted with toil and disease, his mind galled and ruffled by the memory of a thousand injuries and disappointments which he imagines he has met with from the injustice of his enemies, or from the perfidy and ingratitude of his friends, that he begins at last to find that wealth and greatness are mere trinkets of frivolous utility, no more adapted for procuring ease of body or tranquillity of mind, than the tweezer-cases of the lover of toys.
- Adam Smith

24 ago 2006

Il ducato della giarrettiera

Aggiornamento dal Lussemburgo. Tutto procede bene. Sto entrando nei meccanismi e addirittura dovrei fare la tesi con il mio capo (non so ancora se è un bene o un male, senz'altro ci metterò più tempo). Piano piano la gente sta tornando dalle vacanze, e quindi dovrebbe esserci un po' più di vita anche nei weekend. Il tempo è tristissimo, sempre in bilico tra il nuvoloso e la pioggerella stronza. Il 13 Settembre ho l'ultimo esame, quindi torno per 4-5 giorni. Tra l'altro, sono contento perchè è il periodo del Milano Film Festival, e almeno una serata me la vedo.

Ma l'argomento che sembra starv(m)i più a cuore sembra essere la giarrettiera... ebbene, da un primo sondaggio con i miei colleghi, sembra che sia praticamente impossibile conoscere persone al di fuori della banca. Poco male, si penserà, visto che l'ufficio è abbastanza grande per tutti. E in effetti l'occasione si è subito presentata, sottoforma di una avvenente stagista, assunta il mio stesso giorno e bisognosa di un sostegno nell'ignota giungla della finanza. Visto che la maggior parte di quelli vecchi erano a turno in vacanza, abbiamo cominciato ad uscire insieme a pranzo e anche la sera. Il culmine si è avuto al pronunciarsi di questa promettente frase: "stasera mi sono proprio divertita, mi ha fatto piacere uscire con te...". E' fatta? Niente di più lontano dal vero: ha il tipo in Italia da 5 anni e Sabato la viene a trovare: per la storia alla Bill Clinton, rivolgetevi altrove...

Burroughs

[...] i difettosi, condannati ma imbattuti, raggianti eroi che tentarono l'impossibile, attaccarono i baluardi del cielo, hanno tentato l'ultima chance nell'ultimo e più grande dei sogni umani, il pugile suonato che vien su dal tappeto per vincere per knockout, il cavallo che viene dall'ultima posizione per vincere in dirittura, assassini di Hassan i Sabbah, Signore degli Assassini, agenti di Humwawa, Signore degli Abomini, Signore della Decomposizione, Signore del Futuro, di Pan, Dio del Panico, del Buco Nero, dove nessuna legge fisica funziona, agenti di una Singolarità. Coloro che sono pronti a lasciare l'intera commedia umana e a entrare nell'ignoto senza uno scopo. Quelli che non hanno annusato queste braci fin dalla nascita, che cosa hanno a che fare con noi? Solo coloro che sono pronti a lasciarsi dietro tutto e tutti quelli che hanno mai conosciuto, hanno da arruolarsi. Nessuno che si arruoli sarà scartato. Nessuno può arruolarsi a meno che non sia pronto. [...] Chiunque vi si metta tra i piedi, AMMAZZATE. Avrete da ammazzare per uscire perchè questo pianeta è una colonia penale e a nessuno è permesso andarsene. Ammazzate le guardie e camminate.

- W. Burroughs, Strade morte

8 ago 2006

Seconda settimana

E' appena iniziata la seconda settimana e devo dire che mi trovo veramente bene. La fine del pendolarismo coincide con un bel po' di tempo libero, abbastanza per fare un po' di tutto, compreso prepararmi da mangiare. Alla fine non mi dispiace, solo che devo trovare qualche nuova idea, altrimenti mi ritrovo a cucinare sempre le stesse cose. Adesso mi tocca iniziare a studiare per l'esame che mi manca, quindi dovrei avere le sere impegnate, per cui devo imparare a fare le cose alla svelta (la spesa, le lavatrici, lavare i piatti, che mi occupa sempre un mare di tempo, ...).
In ufficio siamo una quindicina e sono quasi tutti giovanissimi. Nel mio desk solo il mio capo è sopra i 30, mentre altri 3 sono sotto i 27 anni. Anche alla sera siamo già usciti qualche volta, e spesso in pausa pranzo. L'ambiente è sempre leggero, le pause-caffè sono istituzionali e in generale si lavora tranquilli. Oggi qualcuno ha scaricato la parodia del Signore degli Anelli, per cui ogni tanto partivano risate o riunioni improvvisate per discutere delle migliori battute....
Il lavoro è interessante e vario. Spero di imparare in fretta, perchè voglio capire qual è il mio livello e come mi comporto in autonomia.

Per quel che riguarda la città, mi piace più di quello che pensassi. La parte vecchia è bellina, quasi da cartolina, mentre il resto non è piccolo come temevo. Probabilmente è poco vivace, ma penso che ci voglia ancora un po' per accorgermene. E' molto verde, con un parco secondo me spettacolare. Unico difetto: ho l'impressione che i giorni per sfruttarlo siano pochi e quasi sicuramente già finiti. In effetti, il clima non è dei migliori, sempre un po' nuvoloso e intorno agli 0 gradi in inverno.

Ultima nota: sono bravissimo a farmi il nodo alla cravatta!!

3 ago 2006

Lussemburgo

Finalmente trovo un po' di tempo per scrivere. Sono già passati 3 giorni di lavoro e tutto sembra procedere bene. Il mio capo è un po' precisetto (da buon tedesco), mentre tutti gli altri miei colleghi sono simpatici e si divertono alla grande. Si lavora con il giusto clima, con gente giovane, ci sono pause-caffè collettive e si va a mangiare insieme, anche lasciando il desk vuoto (come oggi, che eravamo in 12 a mangiare la pizza). Il pranzo dura anche più di un'ora e gli orari sono veramente easy. Fino ad ora sono sempre stato uno dei primi ad arrivare, ma non sono mai uscito di casa prima delle 8.10 (sarà perchè abito a 300 metri?) e alla sera, alle 6.30 si è già finito.

Per quel che riguarda il posto, la casa che mi hanno dato è bellissima. Un monolocale con anche il divano, una bella cucina e un bagno immenso (non che mi serva tutto quello spazio). La città, invece, non l'ho ancora vista per bene. Comunque è abbastanza piccola (ma meno di quello che pensassi), i negozi chiudono presto ed è piena di minoranze. I portoghesi sono il 20% della popolazione, gli italiani il 19%. Quindi in giro si sentono un mare di linguaggi: francese, tedesco, lussemburghese, italiano, portoghese, inglese. Sabato vado in esplorazione dopo di che vi farò sapere meglio.

31 lug 2006

Film Luglio

Questo mese niente commenti, che sono un po' impegnato. Comunque grazie ad un po' di giornate libere, in cui stavo preparando gli ultimi esami, e alla biblioteche di Como e Olgiate, mi sono fatto una cultura sul mitico Orson Welles e sul Fellini degli esordi.

- "La 25a ora", S. Lee.
- "La strada", F. Fellini.
- "Intrigo internazionale", A. Hitchcock.
- "The stranger", O. Welles.
- "L'infernale Quinlan", O. Welles.
- "La signora di Shangai", O. Welles.
- "Lo sceicco bianco", F. Fellini.
- "I vitelloni", F. Fellini.
- "Othello", O. Welles.
- "Macbeth", O. Wells.

- "Behind enemy lines", J. Moore: ambientato durante la guerra di Jugoslavia, è lo stereotipo dei film di guerra americani in stile Pearl Harbour: pallottole che non ti colpiscono mai, trama inesistente e una buona dose di "comandante, non possiamo lasciare là il nostro ragazzo". Una regia e una colonna sonora che vogliono sembrare giovani ma sono solo inutili.

14 lug 2006

Rolling Stones

Martedì sono stato al concerto degli Stones. Ho deciso all'ultimo momento, quando ho saputo che non potevo andare a quello dei Wailers. I biglietti li ho trovati su Internet e mi è piaciuto parecchio la consegna a mano poche ore prima dell'inizio e la corsa allo stadio per entrare in buona posizione.
Come nel 2003 abbiamo scelto il posto migliore, per cui eravamo seduti sulle balaustre, senza ressa, ma comunque vicinissimi quando hanno mosso il palco, venendo in mezzo alla folla. E si, perchè il palco si poteva muovere ed in effetti, per quel che mi riguarda, è stata la principale attrazione. Lungo più di 100 metri e alto almeno 30, aveva un megaschermo che proiettava filmati stupendi, tutta una serie di fuochi d'artificio e luci fighissime.

Il concerto, invece non è stato all'altezza. Mick Jagger è sempre un drago, capace di correre da un'estremità all'altra del suo palcoscenico cantando Satisfaction, ma Keith Richards ha visto tempi migliori. Anche la scelta delle canzoni non mi è piaciuta, soprattutto quando ne hanno proposta una in italiano (potete immaginare il risultato), rovinando l'originale, per altro bellissima. E poi un po' troppe pause e ammiccamenti al mondiale. Caduta di stile finale quando hanno fatto salire sul palco Materazzi e Del Piero, che ci hanno privato di un congedo che poteva essere storico.

Nota di merito allla coppia di 45enni tatuati e nostalgici al nostro fianco, a cui abbiamo offerto da fumare. Lui accetta, lanciandomi un'occhiata complice ("Maria, eh?"), mentre lei dopo un tiro la ritroviamo alla piazzola di soccorso, mezza collassata... rispetto!

11 lug 2006

Andy Warhol

Ho appena finito il diario di Andy Warhol: grandissimo. Un personaggio incredibile, che ha dato forma all'arte, al design e alla pubblicità moderna. Assolutamente fuori da ogni schema, era pieno di ossessioni: lo sporco, la madre, i dolci, gli sprechi, la routine, la televisione, i soldi, la solitudine, le televendite.
Eppure era ricercatissimo dalle star, conosciuto in tutto il mondo e capace con il suo comportamento di influenzare il modo di pensare dell'epoca. Ha compreso la natura consumistica dell'era moderna, senza demonizzarla, ma semplicemente vivendola, amandola, dandole dignità artistica e sposando un videoregistratore.

Ecco alcune citazioni tratte da conversazioni a volte surreali, a volte ironiche, a volte inutili (ma sempre geniali, come quando parla per 23 pagine delle pulizie di casa):

- Cominciò così verso la fine degli anni Cinquanta la mia storia con la televisione, una storia che dura ancora oggi, che ne ho quattro in camera con cui giocare contemporaneamente. Ma non mi sono sposato fino al 1964, quando mi sono preso il primo registratore. Mia moglie. Il mio registratore ed io siamo sposati da dieci anni ormai. Quando dico "noi", voglio dire il registratore ed io. Molta gente non riesce a capirlo. L'acquisto del registratore ha posto fine a qualunque tipo di vita emotiva potessi avere, ma sono contento che sia andata così. Niente era più un problema, perchè l'unico problema potevva essere quello di avere un buon nastro, e quando l'unico problema è un buon nastro, non è più un problema. Un problema interessante era un nastro interessante.

- La mia moglie ideale dovrebbe portare a casa un bel po' di quattrini ed avere anche una TV privata.

- La cosa più bella di Tokyo è McDonald
La cosa più bella di Stoccolma è McDonald
La cosa più bella di Firenze è McDonald
A Pechino e a Mosca non c'è ancora niente di bello

- Quel che c'è di veramente grande in questo paese è che l'America ha dato il via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse cose del più povero. [...] Una Coca è una Coca e nessuna somma di denaro ti può permettere una Coca migliore di quella che si beve il barbone all'angolo della strada. Tutte le Coche sono uguali e tutte le Coche sono buone. Liz Taylor lo sa, lo sa il Presidente, lo sa il barbone e lo sai anche tu.

- Il mio ideale sarebbe una piramide perchè non ti devi preoccupare del soffitto. Avresti una cosa in meno a cui pensare, una superficie in meno da guardare, una superficie in meno da pulire, una superficie in meno da imbiancare.

- Vorrei mettere su una catena di ristoranti, che chiamerei "Andymat: il ristorante per le persone sole". Ti prendi da mangiare e poi ti porti il vassoio in una cabina con la televisione.

- Comprare è molto più americano che pensare e io sono molto americano.

- La gente diceva che tentavo di plagiare i media quando fornivo contemporaneamente ai giornali storie diverse della mia vita. A me piaceva dare informazioni diverse a diverse riviste perchè era come mettere un segnale per rintracciare dove prendeva informazioni la gente. In quel modo, quando incontravo qualcuno, potevo sempre dire che giornali e riviste leggeva dalle cose che riportava come mie.

- E' stato proprio allora che si sono fatti vivi alcuni ragazzi, allo studio, chiedendomi del lavoro. Gli chiesi di trascivere e battere a macchina il mio romanzo. Gli ci è voluto un anno e mezzo per trascriverre una sola giornata! Adesso mi sembra una cosa incredibile perchè so che se si fossero impergnati almeno un po', sarebbe bastata una settimana. Mi capita ancora di ripensare a loro con ammirazione, perchè erano proprio riusciti a convincermi che battere a macchina era il lavoro più lento ed impegnativo del mondo.

30 giu 2006

Film Giugno

- "Arriva John Doe", F. Capra: non conoscevo l'autore, che è uno dei grandi del cinema. Film del 41, racconta di un uomo qualunque che grazie al potere della stampa diventa un idolo per gran parte dell'America. E' animato da buonissimi propositi, ma non sa di essere manovrato dai poteri forti, che vogliono ingraziarsi un elettorato fatto di migliaia di lattai, maestri, barbieri, casalinghe, persone comuni, insomma. Bel film, che fa riflettere sul ruolo della propaganda e della pubblicità. Peccato per il finale un po' buonista, come peraltro i film del tempo. Se avessero tagliato gli ultimi 10 minuti sarebbe stato bellissimo e cinico come pochi. Famoso il discorso con cui l'americano medio arringa e fa sognare la folla di americani medi (in America, per indicare i vicini e le persone comuni, si usa "the Johns").
- "Le vie della violenza", C. McQuarrie: era da un po' che aspettavo di vederlo, ma mi ha veramente deluso. Meno male che c'è Benicio del Toro. Comunque il risultato è scadente, una pretenziosa brutta copia di gangster movie molto meglio riusciti.
- "Paz", R. De Maria: è sempre divertente, soprattutto Fiabeschi. Incredibile la somiglianza dei personaggi con quelli dei fumetti e bellissime le ricostruzioni dei manifesti e degli slogan studenteschi degli anni '70. Unica pecca: nei contenuti extra il regista fa troppo il figo.
- "L'incubo di Darwin", H. Sauper: un bel documentario che racconta le conseguenze dell'introduzione del pesce persico nel lago Vittoria. In poco tempo questo predatore (lungo anche un paio di metri) ha sconvolto non solo l'ecosistema ma anche l'economia del posto, creando indubbiamente ricchezza, ma anche corruzione, prostituzione e una serie di commerci misteriosi. Cosa contengono i carghi russi che atterrano per rifornire l'Europa di pesce? Sono vuoti o come dice qualcuno, pieni di armamenti clandestini?
- "Akira", K. Otomo: non mi è piaciuto. La trama era poco chiara, con un brutto finale (che addirittura non ricordo) e abbastanza lungo. Magari dovrei rivederlo, o leggere il fumetto da cui è tratto, perchè in rete tutti ne parlano un gran bene...
- "Il nemico alle porte", J.J. Annaud: molto bello. L'ambientazione e la fotografia rendono alla grande il temibile clima russo e il film affronta tanti temi: il ruolo della propaganda, il duello, Kruscev, l'amicizia, gli orrori della guerra (tra cui spicca la scena in cui chi disertava o si ritirava veniva giustiziato dai suoi stessi compagni o superiori).

25 giu 2006

World Press Photo 2006

Anche quest'anno sono riuscito a vedere la mostra di World Press Photo. Ci sono delle immagini che fanno riflettere ed alcune che sono arte. Sul sito http://www.worldpressphoto.nl/ trovate tutte le immagini vincitrici e una breve presentazione.
Sopra un collage di quelle che mi hanno più impressionato.
Dall'alto in basso e da sinistra a destra: (1) una mamma con la bambina in un campo profughi in Niger (è la foto vincitrice); (2) il confine tra Corea del Sud (strada di sabbia) e del Nord (strada asfaltata); (3) uno dei 77.000 ciechi liberiani; (4) il ritorno di un caduto in Iraq.

(1) un guerrigliero delle gang giovanili di Guatemala City (dette maras), formate dai figli dei contadini indigeni, emigrati dalle campagne alla capitale nel corso della guerra civile degli anni '80; (2) uno stregone nigeriano, che si muove per i villaggi vendendo pozioni e spettacoli con un seguito di 2 pitoni, 4 scimmie e una iena.

17 giu 2006

Camogli & Genova

Che posto magico è Camogli. Una cittadina bellissima ma senza turisti, sul mare ma con alle spalle ripidi monti, semplice ma affascinante.

Il paese si sviluppa in verticale. Tutte le case hanno 7-8 piani e sono una addossata all'altra, abbarbicate sulle colline che le circondano. Sembra un paese fatto di Lego, con le viette laterali strettissime, ripidissime e piene di scale. I colori poi sono una gioia per gli occhi: si susseguono innumerevoli tonalità di gialli, rossi ed arancioni che rendono unici i vari edifici.
Certo, manca la movida, ma è probabilmente quello che la rende così preziosa. E' il posto più rilassante in cui sia stato, a parte Essauera in Marocco, che comunque le assomiglia in modo impressionante, dipinta forse dagli stessi pastelli.


Sono stato anche a Genova una mezza giornata e qui l'impressione è stata totalmente diversa. Se Venezia è decadente, direi che Genova è decaduta. Nonostante abbiano ridipinto tutti i palazzi Seicenteschi, riempiendoli di musei e rinnovando la zona del porto, il resto della città sembra cadaverico. Cagate di cane ovunque, vie scalcinate e sempre all'ombra, con vista sui tossici in piena attività, strade bagnate e piene di manifesti strappati, prostitute nei labirintici carrugi e spesso un senso di miseria. Eppure c'è un certo fascino. Forse bisognerebbe starci un po' più di tempo, capire la geografia del posto e muoversi senza zaino, confondendosi con gli abitanti, che non a caso l'amano alla follia.

P.S.: magari domani metto le foto sull'altro sito (se sono venute bene), comunque, guardate questo link, se volete avere un assaggio: http://www.flickr.com/search/?q=camogli

12 giu 2006

Barcellona

Stò leggendo Omaggio alla Catalogna di Orwell. E' un reportage della sua partecipazione alla guerra di Spagna nel '36-'37 ed è uno dei libri più scorrevoli che ho letto. Ecco un passaggio che mi è piaciuto particolarmente e che rende in maniera vividissima l'atmosfera della città:

[...] l'aspetto di Barcellona era qualcosa che sconvolgeva e sopraffaceva. Era la prima volta che mi trovavo in una città dove la classe operaia era al potere. Praticamente ogni edificio di qualsiasi dimensione era stato occupato dai lavoratori e drappeggiato con bandiere rosse o con le bandiere rosse e nere degli anarchici; su ogni muro erano stati scribacchiati la falce e il martello con le iniziali dei partiti rivoluzionari; quasi ogni chiesa saccheggiata e le immagini sacre riarse. Qua e là le chiese venivano sistematicamente demolite da squadre di operai. Botteghe e caffè esibivano scritte che ne annunciavano la collettivizzazione; perfino i lustrascarpe erano stati collettivizzati e le loro cassette dipinte in rosso e nero. Camerieri e inservienti di negozio vi guardavano in faccia e vi trattavano alla pari. Forme servili o anche soltanto cerimoniose del parlare erano temporaneamente scomparse. Nessuno diceva Senor o Don o nemmeno Usted; ognuno chiamava gli altri compagno usando il tu e diceva Salud! Invece di Buenos dias. Qualsiasi mancia era proibita dalla legge […]. Non c’erano automobili private, erano state tutte requisite dall’autorità militare, e tutti i tram e tassì e gran parte degli altri mezzi di trasporto erano verniciati di rosso e nero. I cartelloni rivoluzionari, ovunque, fiammeggiavano sui muri in nitidi rossi e blu che facevano sembrare gli altri manifesti, pochi e superstiti, semplici chiazze di fango. Per la Ramblas, l’ampia arteria centrale di Barcellona dove fiumane di folla andavano e venivano senza posa, gli altoparlanti tuonavano rimbombanti canzoni rivoluzionarie per tutto il giorno e gran parte della notte […] si sentiva diffusa nell’aria una gran fiducia nella rivoluzione e nel futuro, l’impressione d’essere improvvisamente emersi in un’era di uguaglianza e di libertà. Gli esseri umani cercavano di condursi come essere umani e non come denti di una ruota nella macchina capitalistica. Nelle bandiere si vedevano dei cartelli anarchici (i barbieri erano quasi tutti anarchici) i quali spiegavano solennemente che i barbieri non erano più degli schiavi. Per le vie manifesti colorati s’appellavano alle prostitute affinché cessassero di fare le prostitute. [...]

7 giu 2006

Calcio e storia

La televisione di notte riesce ogni tanto a stupire, e non solo con i festivalbar degli anni Ottanta, che mi lasciano assolutamente incantato. Ieri sera ad esempio su raidue proponevano uno spettacolo teatrale. Titolo: Italia-Brasile 3-2. Un solo personaggio in scena, metà comico e metà attore, che con un po' di musica ha raccontato la poesia del calcio.

Il calcio non è solo sport, divertimento o anestetico colletivo. A volte produce storie incredibili, come quella successa in Ucraina negli anni '40. Era il periodo dell'occupazione nazista, che aveva smantellato ogni simbolo dell'orgoglio nazionale, compreso il campionato e una delle squadre più forti d'Europa: la Dinamo Kiev. I giocatori persero il lavoro e rischiavano la deportazione. Il loro capitano e portiere Nicolai Trusevich era però riuscito a farsi assumere in un grosso panificio industriale e in poco tempo riuscì a riunirvi tutti i suoi compagni. Lì naturalmente la realtà era ben diversa dal solito: turni massacranti, fame e soprattutto interi mesi senza calciare un pallone. Nonostante questo, nel '42, decisero di rifondare la squadra, e partecipare ad un torneo locale. Erano la Start Kiev, un nome che auspicava un nuovo inizio, ma a dire il vero, nulla era cambiato da prima: vittorie, vittorie e pubblico in visibilio. La voce giunge ovviamente alle autorità tedesche, che organizzano un'amichevole contro la loro migliore selezione militare: la Flakelf, ben nutrita, allenata e imbattuta da sempre.

Lo stadio è pieno, non solo di tifosi, ma anche di SS. Militari, strani personaggi e un arbitro nazista entrano negli spogliatoi della Start. I giocatori vengono invitati a salutare convenientemente le autorità in tribuna e a comportarsi adeguatamente in campo. Che vinca il migliore! Ma Trusevich e i suoi decidono semplicemente di uscire e giocare a calcio. Al momento del saluto, invece del braccio teso all'urlo di "Heil Hitler!", si portano le braccia al petto e gridano all'unisono "FizcultHura!", slogan sovietico e urlo di battaglia dell'Armata Rossa. La partita comincia e nonostante un arbitraggio a senso unico, falli intimidatori e assassini, la Start chiude il primo tempo sul 2-1. Un ufficiale delle SS entra negli spogliatoi e invita a considerare le conseguenze di quello che stà succedendo. Ma il secondo tempo continua come il primo. I giocatori della Flakelf sono storditi dal rumoreggiare del pubblico locale e addirittura, sul 5-3, umiliati dal difensore Klimenko che dopo aver dribblato mezza difesa e il portiere, sulla linea di porta si gira e calcia verso la metà campo. L'arbitro fischia la fine con qualche minuto di anticipo. Lo squadrone ariano è stato ridicolizzato da un pugno di comunisti, gli spalti sono festanti e l'Ucraina s'è presa una piccola rivincita, che fa rinascere la speranza. In compenso le autorità sono furiose ma non possono prendere provvedimenti immediati, temendo la reazione della folla.

Le cronache del giorno dopo non riportano nemmeno una riga della partita e sotto silenzio gli 11 vengono catturati e deportati. Trusevich verrà fucilato, vestito della sua maglia numero 1 e dopo aver urlato "Lo sport rosso non morirà mai". Alcuni compagni faranno la sua stessa fine, di altri semplicemente si è persa traccia.


http://www.hyperhistory.org/index.php?option=
displaypage&Itemid=714&op=page#sub

31 mag 2006

Film Maggio

Questo mese pochi film, ma tutti belli:

- "Babbo bastardo", T. Zwigoff: anche in questo film c'è lo zampino dei fratelli Cohen e quindi il risultato è come al solito divertente. Si tratta della storia di un alcolizzato che si veste da Babbo Natale e di un suo complice nano, negro e vestito da elfo. Questa strana coppia ogni anno si fa assumere da un grande magazzino, che puntualmente svaligia. Il protagonista è cattivissimo, cinico e sboccato ed è la miglior forma di sarcasmo sul buonismo di Natale.
- "Strade perdute", D. Lynch: come tutti i film di questo visionario, è pervaso da un'atmosfera strana. Si è sospesi in un sapiente mix di ignoto, abitudinario, depravazione, sogno, terrore. La trama, pur essendo intricatissima è in realtà la cosa meno importante: il film vuole trasmettere sensazioni, in modo quasi onirico. Dico questo perchè degli avvenimenti si capisce ben poco, anche se guardando nei siti, in effetti si trova una spiegazione piuttosto elegante, che coinvolge la psicanalisi e il sogno. Ma se il 95% degli spettatori non ci arriva, vuol dire che non è quello che voleva il regista. Resta però un po' troppo lungo e secondo me meno riuscito di "Velluto blu" o "Elephant man". Comunque lo voglio rivedere, per accorgermi di qualche particolare che mi è sfuggito, visto che i film di Lynch andrebbero giudicati almeno alla seconda visione.
- "Il mio nome è Tsotsi", G. Hood: la rivelazione del mese. La partenza è fenomenale: 3 ragazzi che giocano ai dadi su una sedia rotta, e il loro capo che guarda fuori da una finestra scassata. L'immagine si apre, i 4 si alzano e cominciano a camminare per le vie di una baraccopoli e intanto cresce la musica, una musica potentissima, misto tra reggae, house e hip-hop, che dura per qualche minuto... da pelle d'oca. E' il kwaito, genere tipico sudafricano. Il film poi continua più normale. E' ambientato a Johannesburg, nella periferia disastrata, e racconta di un gruppo di piccoli gangster. I colori sono bellissimi, il ritmo veloce, e stridente il contrasto con il centro avveniristico. Non mi è piaciuto tanto il finale, troppo buono...

23 mag 2006

Economia

Da qualche tempo la mia idea di globalizzazione è in progress. Sto seguendo un corso che tratta appunto delle istituzioni internazionali e delle crisi finanziarie, ho finito di leggere il libro di Stiglitz "La globalizzazione e i suoi oppositori" e, ciliegina sulla torta, anche a teatro ho visto uno spettacolo che ripeteva questi temi. Neanche a farlo apposta, tutte e tre le fonti trattavano il problema con la stessa impostazione e dando fondamentalmente le stesse risposte.

Stiglitz ha vinto il premio Nobel nel 2000, è stato capoeconomista dell'amministrazione Clinton e della Banca Mondiale e buona parte dei modelli che si studiano in università portano la sua firma. Da questo curriculum si capisce che è uno che il Sistema lo comprende (e forse ha contribuito a crearlo). Ci si potrebbe aspettare che confermi la solita teoria liberista, di un mercato che si autoregola e autoequilibra, di competizione sfrenata ed egemonia americana... invece no, è estremamente critico e quasi sempre propositivo.


Per farla breve, spara a zero sul Fondo Monetario e in generale su chi gestisce le istituzioni, secondo me anche per motivi personali, ma riesce sempre a dare una spiegazione e una controproposta, più attenta ai paesi in via di sviluppo. In pillole:


- è sbagliato concentrarsi su una sola misura di benessere, come la crescita del PIL o il contenimento dell'inflazione. L'affannosa focalizzazione su un solo obiettivo (rispetto al quale la comunità finanziaria sentenzia) rende miopi. Nel caso del PIL non si tiene conto di altri fattori importanti: ambiente, cultura, occupazione Nel caso della riduzione dell'inflazione si possono seguire strategie di stretta monetaria, ma a scapito della crescita e dell'occupazione;

- il FMI, non si è mai messo in discussione, proponendo la stessa cura per malattie diversissime. Liberalizzazioni e privatizzazioni imposte ovunque, senza preoccuparsi di favorire un precedente aumento della competizione, la diminuizione della corruzione statale o la reciprocità nel Nord del mondo (che mantiene e manterrà le sovvenzioni agli agricoltori, le quote sull'acciaio e le restrizioni in molti settori strategici);


- la liberalizzazione senza freni e controllo dei movimenti monetari ha contribuito al sorgere e diffondersi di quasi tutte le crisi degli ultimi 20 anni. Economie fragili sono state sottoposte ai capricci del capitale speculativo, volatile e scostante per definizione. I fondi di soccorso vengono stanziati solamente se i paesi debitori accettano le imposizioni unilaterali del FMI. E la maggior parte di questi miliardi di dollari, quando non sono fatti sparire dai politici locali, servono a ripagare i debitori (istituzioni ed intermediari finanziari americani ed europei) , piuttosto che a sostenere il risanamento o a sfamare la popolazione. Ma il nuovo debito con il FMI lo devono ripagare i contribuenti... ;


- il FMI ha imposto un modello di sviluppo occidentale a realtà culturali diverse, capaci fino a quel momento di crescere con le proprie forze e da allora in balia di istituzioni rappresentative di Usa e (ci crediamo??) Europa.


Nel libro c'è molto altro ed è piuttosto interessante. Ci sono anche proposte concrete per migliorare la situazione (guai a pensare no-global) e qualche esempio di iniziativa riuscita. Consigliato!

14 mag 2006

Viaggiare

Giovedì ero in università per la tesi quando vedo un volantino mezzo staccato in bacheca: nel pomeriggio ci sarebbe stata una conferenza di Folco Terzani, il figlio del grande Tiziano. Ovviamente diventa la priorità della giornata e con grandi attese mi presento puntuale in aula.

Il tema era il viaggio e dopo un'introduzione del solito pedante professore, prende la parola Folco che per quasi due ore, come un cantastorie, ci affascina e sorprende. Inizia con la metafora della vita come viaggio (qualcosa di scontato, ma che invece è sembrato assolutamente fresco), raccontandoci degli ultimi anni di suo papà e del pensiero indiano. La vita si divide in tre parti:
- da bambino e ragazzo ti viene dato (sei allattato, vai a scuola, impari)
- da adulto devi dare (inizi a lavorare, fai una famiglia)
- da vecchio devi scoprire cosa c'è oltre la vita, indagare lo spirito

Ci ha poi parlato dei suoi viaggi. Fino a 16 anni ha vissuto in Asia e, dopo aver studiato a Cambridge, sente il richiamo del mondo e parte per l'India. Vive un anno con Madre Teresa a Calcutta, lavora con i lebbrosi e poi va in Amazzonia, sull'Himalaya, in America. Conosce i sadu indiani, che vivono di elemosina e vanno in giro nudi (capisci da quanto sono in cammino guardando la lunghezza dei loro capelli, che non tagliano mai). L'India è uno dei centri del misticismo e della spiritualità mondiali. L'umanità ha sviluppato due vie alla felicità: quella attraverso la materia e quella dello spirito. Immaginate una capanna con il tetto mezzo distrutto, che non riesce a coprire dalla pioggia. La via occidentale per risolvere il problema è costruire una nuova copertura, più resistente. L'indiano invece resterà sotto il temporale, convincendosi che l'essere bagnato non gli da fastidio!

Ha continuato con storie e aneddotti fantastici (ha vissuto per 2 anni sotto un albero, è stato in un monastero buddista, ha visto Cuba, dove il nostro corso di Macroeconomia si chiama Economia Imperialista, ...) e ha concluso con qualcosa che fa riflettere:

siamo in una situazione in cui i progressi e le tante cose che abbiamo ci fanno sentire confortati: stiamo sufficientemente bene da non sentire il bisogno di cercare oltre. A volte, guardando altre realtà e spostandoci in altri posto in cui siamo più esposti e vulnerabili (perchè alle prese con culture o lingue diverse, con pochi soldi e conoscenze) sviluppiamo una più acuta percezione della realtà e di noi stessi e in qualche modo ci portiamo ad uno stadio di benessere e consapevolezza superiore.

PS: su www.flickr.com/photos/bernandrea le foto del giro in Irlanda

30 apr 2006

Film Aprile

Complici i molti viaggi, questo mese ho visto solo 6 film:

- "La guerra dei mondi", S. Spielberg: non mi aspettavo molto da questo film, visto che in generale il regista non mi fa impazzire. Invece il film era godibile e il finale interessante. Merito però della trama originale di H. G. Wells, pioniere della fantascienza. Il romanzo era talmente potente che durante una trasposizione radiofonica (da parte di Orson Wells) nel '38, una parte del popolo statunitense credette realmente che stesse avvenendo un'invasione di extraterrestri, rimanendone scossa e turbata.
- "Immortal ad vitam", E. Bilal: un film strano. Il regista (ho appena scoperto) è un ragazzo che ha rivoluzionato il mondo del fumetto e in effetti vengono buttati nella mischia divinità egizie, una New York futuristica, politici corrotti, gambe in acciaio, cacciatori di taglie e una conturbante ragazza dai capelli blu. La storia è semplice (Horus deve trovare la prescelta che gli permetterà di continuare la sua stirpe), ma l'ambientazione tecno-gotica e i colori lasciano un bel ricordo.
- "Prima ti sposo, poi ti rovino", Cohen bros: sono i miei registi preferiti e forse questo distorce il giudizio. Come al solito riescono a prendere un genere (in questo caso la commedia Hollywoodiana) e traformarlo in caricatura. Personaggi assurdi, dialoghi divertenti, umorismo adeguato al clichè degli originali, ironia e situazioni assurde. Il tutto in una storia praticamente priva di trama. Grandiosi!
- "L'esercito delle 12 scimmie", T. Gilliam: grandissima prestazione di Brad Pitt e bella storia. Da vedere.
- "E morì con un felafel in mano", R. Lowenstein: avevo la necessità di rivederlo.
- "Red dragon", B. Ratner: avevo già letto il libro, che mi era piaciuto molto. Il film è lineare, con bravi attori e segue molto l'originale. C'è Edward Norton e Hannibal ha sempre fascino. Nel libro la scena delle torture al giornalista è assolutamente agghiacciante. Nel complesso, è forse meglio de "Il silenzio degli innocenti".

24 apr 2006

1h 24' 18"

1h 24' 18" : 148° su 5.100

22 apr 2006

Nizza

Domani parto per Nizza. Sono carico per la gara e gli ultimi allenamenti sono andati proprio bene. Speriamo di non scoppiare dopo i primi chilometri per la troppa voglia di fare un bel tempo. La tattica sarà i primi 12 km tranquillo, per poi dare tutto nel finale. Speriamo...

Un paio di citazioni dall'ultimo libro che ho letto, che racconta la vita di un po' di artisti a Parigi nei primi vent'anni del '900. Si parla di Picasso, Chagall, Soutine, Modigliani, Apollinaire, Duchamp e molti altri, di cui magari non avevo mai sentito il nome. Loro si che erano dandy, anche se più della metà sono morti di alcool, freddo o tisi e il loro genio è stato scoperto solo in seguito.


Confesso, io sono mille, come le religioni e le eresie, e di buon grado lascio all'asino della Sorbona le testarde insegne di una opinione immutabile

- Saint-Pol Roux

Il bambino mi ha preso la mano
e io l'ho tenuta stretta
perchè mi proteggesse dall'infelicità

- Max Jacob

16 apr 2006

Parigi_fine

Tirando le somme di queste settimane, devo dire che mi sono proprio servite. A parte il francese, che comunque potrei imparare solamente vivendo in Francia per qualche mese, ho fatto un po' di belle esperienze. Intanto ripeto il viaggio in solitario, che è un modo sempre affascinante per muoversi: quando scendi dall'aereo ti senti più libero, non hai piani e hai l'impressione di costruire qualcosa. Certo che ogni volta bisogna abituarsi, trovare i posti dove stare e iniziare a conoscere qualcuno, perchè è solo così che la vacanza decolla. Ho visto chiaramente che le persone che trovi in ostello influenzano il giudizio sulla giornata molto più che i monumenti visitati. Vale spesso più una chiacchierata in un bar con uno sconosciuto che non la visita ad un museo.
E poi ho imparato altre cose sugli ostelli, ho usato tanto l'inglese (e mi sono molto piaciuto) e mi sono venute un paio di idee su cosa potrei fare nei mesi dopo la laurea.

Ho messo sull'altro sito (vedi link a destra) alcune delle foto che ho fatto. Purtroppo non sono un granchè e sono anche pochine.

12 apr 2006

Bye Bye

Finalmente se n'è andato. Certo che mi fa paura un paese che comunque riesce quasi a farsi abbindolare per la seconda volta di fila. Non pensavo che i vecchi tormentoni sui comunisti e la bufala della soppressione dell'ICI avrebbero fatto ancora presa, eppure ho incontrato gente che veramente ci credeva. Potere della propaganda e di un modo di fare politica tutto italiano (promesse per tutti e disprezzo per gli avversari). Speriamo che il nuovo governo si faccia e riesca un poco a risollevare la nostra immagine nel mondo. Certo che hanno fatto di tutto per non essere eletti...

Sapevate che in Australia è obbligatorio andare a votare e chi non si presenta prende una multa intorno ai 100$?

8 apr 2006

Parigi_4

Alcuni spunti a caso:

- ieri sono andato al museo di Picasso. Bello, interessante, ma soprattutto mi ha aperto gli occhi: se Andy (Warhol) è Sbirulino, Picasso è senza dubbio Tinto Bras, non si scappa. Provate a vedere una sua foto intorno ai 50 anni;

- ho conosciuto dei francesi. Mi stavo prendendo una piadina e mentre aspettavo hanno attaccato bottone. Uno di loro parla anche italiano e siamo andati a prenderci una birra. Stasera dovremmo uscire ancora, quindi il processo di socializzazione prosegue bene;

- direi che prosegue alla grande, perchè ieri sera, mangiando un kebab si è fatta sotto un'americana. Che storia! Se riusciamo ci becchiamo ancora, quindi fate il tifo per me;

- continuo a vedere in giro per la città un tipo con le stampelle che si muove con lo skate e, insieme ai giocolieri e agli attori della piazza Beaubourg, mi prende troppo bene.

4 apr 2006

Parigi_3

Mi piacerebbe riportare la frase del nostro vicino a Cannes: "c'est la guerre!" ma oggi non è stato così. La manifestazione, a cui non si poteva mancare, è stata proprio regolare, almeno fino alla sera, quando il solito gruppo di idioti se l'é presa con la polizia. Iniziavano alle 2 da piazza della Repubblica e l'ultimo gruppo ha finito il suo percorso alle 8 di sera. Era una marea: universitari, lavoratori, liceali e disoccupati. Sfilavano ordinati, una fiumana civile a ritmo di slogan e di musica dance (con l'immancabile intermezzo dei bonghi). Davvero impressionante, anche perchè non avevo mai visto una manifestazione con così tante persone (non sono come il Taba che ogni anno va a Berlino per la Love Parade).

Ad una certa ora sono tornato a casa, ma alle 8 dovevo uscire per piazzare un biglietto del concerto di Ramazzotti (regalato dallo stesso che mi ha dato la bici). Portata a termine l'incombenza, mi sono trovato in place d'Italie, dove stava terminando la parata. L'ambiente era pero' totalmente diverso. Sparite le bandiere e le persone di tutte le età, erano rimasti solamente gruppi di ragazzi, con in mano sciarpe e birre. L'abbigliamento tipico prevede inoltre casco, mascherina, macchina fotografica (per mostrare le malefatte dei poliziotti fascisti) e, per i più fortunati, cane al guinzaglio, da vere zecche. Peccato perchè potrebbero bastare questi 2-300 asini per togliere la credibilità ai 700mila appeni sfilati.

Decido di rimanere a vedere che aria tira e subito ho una dimostrazione dell'efficienza della polizia francese. Non so come operi la nostra, ma questi sembrano dei corpi speciali. Intanto sono praticamente in armatura, con una divisa fighissima e un mare di gadget. E poi si muovono come gli eserciti romani nei film: compatti e massicci.
Dalla sera prima avevano chiuso alcune vie ed erano numerosissimi in tutta la città. Adesso hanno circondato la piazza e bloccano alcune uscite. Ci si puo' comunque muovere liberamente dappertutto. Noto un gruppo appostato vicino ad un muro, in una specie di corridoio di una zona apparentemente inutile. In realtà scopro la loro funzione qualche minuto dopo. C'é qualche tafferuglio, vola qualcosa, ma i dimostranti si ritirano. Ecco allora che spuntano degli agenti in borghese. Individuano uno dei casinisti e lo bloccano. Si muove la falange, da cui escono due poliziotti con un fascio di luce e una macchina fotografica. Il tipo non riesce più a nascondersi, è schedato e in un attimo viene portato nella zona protetta e caricato sulla camionetta. Il tutto dura qualche secondo e gli altri in piazza non fanno in tempo nemmeno a protestare che il tipo è già lontano. Uno stile molto sudamericano, senz'altro efficace.


PS1: pazza Inter, amala!!
PS2: ma chi ha vinto tra Berlusconi e il soporifero Prodi?
PS3: cosa hanno detto sui (tele)giornali della manifestazione?

2 apr 2006

Parigi_2

Ostello nuovo, vita nuova, mi viene da pensare, e in effetti la situazione é tornata vivibile. Stasera, poi, arriva il momento del vero special guest della vacanza: la bicicletta. Con l'inizio della scuola, si puo' così dire che il periodo di assestamento é finito.

Ho avuto un esempio di come deve essere una città civilizzata: il centro Pompidou. Ieri sono andato a visitare il museo d'arte moderna (era la prima domenica del mese e tutti i musei sono gratis) e scopro che tre dei cinque piani sono un'immenso centro culturale aperto a tutti e gratuito. Naturalmente c'è una bella coda, ma dopo un attimo si riesce ad entrare: libri, riviste, computer, sale multimediali, internet, scrivanie, televisioni in lingua originale. I colori sono sgargianti (per coerenza con lo stile dell'edificio), gli spazi ampi e immense le vetrate. Il tutto resta aperto fino alle 10 di sera, a disposizione di studenti, pensionati e barboni. E nella piazza di fronte si esibiscono gli artisti di strada...

1 apr 2006

Parigi_1

L'inizio nella Ville Lumiere non è stato dei più brillanti, e dire che tutto era cominciato bene. All'aeroporto, grazie alla magica Lonely Planet sono riuscito a trovare un bus a 1 Euro invece dei canonici 9 che solitamente si spendono per arrivare in città. Sembra un buon presagio, ma tutto finisce quando arrivo all'ostello che avevo scelto: è tutto occupato. Poco male, visto che 100 metri prima ce n'è un'altro. E' più scassato ma da buon ottimista penso che per la prima notte possa andare. Costa (relativamente) poco e poi è venerdi e quindi è difficile che ce ne siano molti altri liberi (e ho poca voglia di cercarli). Quanto mai....

Mi accoglie un tipo di una nazionalità sconosciuta, che non parla inglese e capisce poco anche il francese. Avete presente l'Hotel Kabul ad Amsterdam? Ecco, questo è peggio. La stessa moquette rossa con le bruciature di sigaretta e le scale strettissime fino al quinto piano, ma in più un supplemento di sporcizia e strani odori orientali. Per concludere, devo dividere la camera con una geisha giapponese che prima di addormentarsi mi spiega che in quella camera è stata punta da vari insetti. E' una tipa strana. E' qui da un mese per studiare l'inglese, ma dice che non vuole andare a scuola perchè puo' farlo da sola (e infatti quando parla non capisco una mazza). In più prima di addormentarsi si scalda il letto con il fono (un'usanza giapponese, mi dice) e alle 7 di mattina si sveglia per mangiare un kiwi e una tazza di latte e cereali (salvo poi tornare a dormire fino a mezzogiorno).

Provo a farmi una doccia, ma tutto quello che c'è è un tubo di ferro contorto. Rimando l'incombenza al giorno dopo, ovviamente in un altro posto. Tra la giapponese e la ferraglia mi sembra di essere Tetsuo uomo d'acciaio e passo tutta la notte con la strana sensazione di essere cavalcato da vari insetti. Stamattina come prima cosa ho trovato il nuovo ostello, veramente carino e in zona Quartiere Latino. Vediamo come procede, alla prossima...

31 mar 2006

Film Marzo

Il Taba aveva fatto notare che in Febbraio c'erano stati molti film e puntualmente viene smentito. In Marzo solo 4:

- "Paura e delirio a Las Vegas",
T. Gillian: forse troppo ostinato nel voler essere un cult. La storia manca completamente, ma gli attori (Jhonny Depp e Benicio Del Toro) sono molto bravi. Vale la pena vederlo per un paio di scene e per tanti piccoli particolari, ma secondo me è sopravvalutato.
- "Memento", C. Nolan: la trama non è un granchè, ma il modo di raccontarla e lo spunto iniziale sono veramente interessanti. Bellissime le scene in cui si vedono i tatuaggi e ovviamente il montaggio (al rovescio e in bianco e nero o a colori a seconda del tempo della storia). Un dubbio: ma se il protagonista non ha la memoria, come fa a ricordarsi in modo così analitico della
sua malattia?
- "E morì con un felafel in mano
": la scoperta del mese. Già dall'apertura si capisce che sarà qualcosa di allucinato: ecco un tipo che con la mazza da golf spiaccica rane sul muro di casa. La scena si allarga e compaiono una serie di improbabili coinquilini... niente male. Un'atmosfera strana pervade tutto il film e nonostante il finale un po' scarso qualcosa rimane.
- "Il castello errante di Howl", H. Miyazaky: la delusione del mese. Pensando a
Princess Mononoke e La città incantata, avevo convinto anche mia mamma e mia sorella a venire al cineforum a vederlo. Quanto mai... oltre alle due ore di noia in sala mi son dovuto anche beccare le lamentele in macchina... ma come dargli torto? Il film era lungo, senza una trama ben definita e con un finale che ricomponeva le cose senza spiegazioni decenti. Unico pregio: l'infinita ricchezza di particolari e dettagli in ogni tavola disegnata.

29 mar 2006

Il viandante

Dal libro "Parole nomadi" di Umberto Galimberti (che non ho letto ancora, ma che è già in lista):

Usi e costumi si contaminano e, se "etica" vuol dire "costume", è possibile ipotizzare la fine delle nostre etiche, fondate sulle nozioni di proprietà, territorio e confine, a favore di un’etica che, dissolvendo recinti e certezze, va configurandosi come etica del viandante che non si appella al diritto, ma all’esperienza. Infatti, a differenza dell’uomo del territorio che ha la sua certezza nella proprietà, nel confine e nella legge, il viandante non può vivere senza elaborare la diversità dell’esperienza, cercando il centro non nel reticolato dei confini, ma in quei due poli che Kant indicava nel "cielo stellato" e nella "legge morale", che per ogni viandante hanno sempre costituito gli estremi dell’arco in cui si esprime la sua vita in tensione. Senza meta e senza punti di partenza e di arrivo, che non siano, come per Ulisse, punti occasionali, il viandante, con la sua etica, può essere il punto di riferimento dell’umanità a venire.


Fine dell’uomo giuridico a cui la legge fornisce gli argini della sua intrinseca debolezza, e nascita dell’uomo sempre meno soggetto alle leggi del paese e sempre più costretto a fare appello ai valori che trascendono la garanzia del legalismo. Il prossimo, sempre meno specchio di me e sempre più "altro", obbligherà tutti a fare i conti con la "differenza", come un giorno, ormai lontano nel tempo, siamo stati costretti a farli con il territorio e la proprietà. Fine del legalismo e quindi dell’uomo come l’abbiamo conosciuto sotto il rivestimento della proprietà, del confine e della legge, e nascita dell’uomo più difficile da collocare, perché viandante inarrestabile"

Come scrive Nietzsche: "Abbiamo lasciato la terra e ci siamo imbarcati sulla nave. Abbiamo tagliato i ponti alle nostre spalle. E non è tutto! Guardati innanzi! Ai tuoi fianchi c’è l’oceano: è vero non sempre muggisce, talvolta la sua distesa è come seta e oro e trasognamento della bontà. Ma verranno momenti in cui saprai che è infinito e che non c’è niente di più spaventevole dell’infinito. Oh quel misero uccello che si è sentito libero e urta ora nelle pareti di questa gabbia! Guai se ti coglie la nostalgia della terra. E non esiste più terra alcuna!".L’etica del viandante, che Ulisse per primo ha segnalato, avvia a questi pensieri. Sono pensieri ancora tutti da pensare. Ma il paesaggio da essi dispiegato è già la nostra instabile, provvisoria e incompiuta memoria.

27 mar 2006

Spleen

E' un periodo piuttosto lungo (rispetto al passato) che non aggiorno il blog. Il fatto è che non sta succedendo niente degno di nota. Si stanno susseguendo giornate praticamente uguali. Il mix è sempre lo stesso: lezioni, sonno, treno, corsa, qualche libro. Cambia magari l'ordine e la frequenza, ma mi sembra tutto veramente ripetitivo. Una sensazione ovattata, quasi di essere in un nonluogo. Diciamo che mi sto annoiando e meno male che venerdì parto. Mi aspetto molto dall'Aprile europeo...

Qualche fatto che ha rotto la monotonia:
- l'uscita (pura contemplazione estatica);
- il libro dei Wu Ming;
- la citazione spedita da Prove sull'etica del viandante (che riporterò in uno dei prossimi post);
- l'incontro in università con padre Alex Zanotelli.

Tra l'altro, senza volerlo, il libro che sto leggendo, "Trilogia di New York", è una serie di racconti lunghi (romanzi brevi) su persone che fanno cose ripetitive e senza scopo, rimanendo incantati e alienati da questa inattività, incapaci di reagire e assuefatti al non fare (e non essere). Ogni storia si conclude con una non-conclusione, assolutamente in linea con i personaggi. Mi aspettavo qualcosa sulla città di New York e invece mi sono trovato questo strano oggetto. Direi che è più uno stato d'animo che un libro e ricorda molto l'inizio de "Le conseguenze dell'amore".

Citazione da Kant:
"La noia è una sorta di anelito verso un piacere ideale"

16 mar 2006

Arca dell'alleanza

Nella letteratura sacra della cultura Etiope compare oltre alla Bibbia anche il Kebra Nagast, un racconto scritto tra il 1310 ed il 1320, che narra l'incontro tra il Re Salomone e la Regina Saba.

La Regina Saba, in seguito alle voci che giravano in Etiopia, si reca alla corte del Re Salomone, per toccare con mano la sua incommensurabile saggezza. Passato qualche mese, la Regina Saba senti il bisogno di ritornare dalla sua gente e diffondere il frutto della saggezza che aveva avuto la fortuna di apprendere da questo grande uomo. Per l'ultima notte il Re invitò la Regina nel suo castello pieno di bellezze. La Regina accettò l'invito e quella sera rimase a cena nel castello del Re Salomone il quale fece appositamente preparare pietanze molto speziate per provocare sete all'ospite, che durante la notte sarebbe rimasta nel castello.

I due fecero un patto che prevedeva nessuna forzatura sessuale da parte del Re nei confronti di Makeda, in cambio del fatto che lei non avrebbe dovuto prendere nulla di ciò che apparteneva a lui. A causa della cena molto salata, la regina si alzò durante la notte e bevve dell'acqua dalla brocca che era stata appositamente posizionata fra i due letti. Appena il Re si accorse che la Regina Saba stesse bevendo, dichiarò rotto il patto preso durante la sera precedente, e la regina dovette concedersi.


Il giorno dopo Makeda partì per tornare al suo paese natio ed il Re le diede il suo anello dicendole che se la notte avesse dato vita ad un figlio, lui lo avrebbe riconosciuto alla vista dell'anello. Infatti il tutto si svolse come previsto. Nacque Menelik che in età matura scoprì dell'esistenza di suo padre, e lo andò a cercare nel suo regno. Quella visita ebbe però un finale abbastanza triste per quanto riguarda la saggezza del Re Salomone, in quanto dopo l'incontro tra i due, l'Arca dell'Alleanza custodita fino a quel momento nel regno del Re, venne trasportata segretamente ad Axum dal figlio, d'accordo con un pugno di ebrei ribelli.

Grazie ai poteri della stessa, i falascià di Menelik, cioè gli ebrei etiopi, avrebbero sollevato senza sforzo le centinaia di tonnellate dei giganteschi obelischi eretti ad Axum. Questa vicenda ha affascinato decine di ricercatori che si sono messi sulle tracce dell'arca leggendaria, compreso l'archeologo ebreo Vendil Indiana Jones, ispiratore dell'omonimo personaggio televisivo.

12 mar 2006

Comunismo

Altra paginetta presa dal libro di Terzani. E' la parte conclusiva. Sfido chiunque a dire di aver letto un pensiero più lucido sul comunismo:

"Il comunismo, con la sua sacrilega aspirazione a cambiare l'uomo, ha ucciso milioni di uomini e ha, come un moderno Gengis Khan, seminato vittime di ogni tipo lungo il percorso della sua conquista. Eppure è anche vero che là dove non era al potere, ma restava come un alternativa d'opposizione (nei paesi dell'Europa Occidentale, per esempio), il comunismo non è stato solo distruttivo, ma anzi ha contribuito al progresso sociale della gente. Come sistema di potere, fondato sull'intolleranza e sul terrore, il comunismo doveva finire. Ma come idea di sfida all'ordine costituito? Come grido di battaglia di una diversa moralità, di una maggiore giustizia sociale? Che succederà ora che il mondo capitalista resta l'unica "specie" del suo genere? Che cosa succederà ora che tanti potenti, tronfi di vanagloria per aver vinto la guerra contro il comunismo, restano senza concorrenza, senza sfida, senza stimolo?"

9 mar 2006

Chador

Sto leggendo l'ennesimo bel libro di Terzani. Si intitola "Buonanotte signor Lenin" ed è il resoconto di un viaggio dell'autore nelle ex repubbliche sovietiche al momento della caduta del comunismo. Il racconto è pieno di aneddoti, personaggi e note storiche, riportati con la consueta ironia e scorrevolezza da un giornalista affascinato dal viaggiare e dal conoscere.

Mi è piaciuto particolarmente il pezzo in cui narra la leggenda che ha dato origine all'obbligo di indossare il chador da parte delle donna mussulmane.

"... Tamerlano, prima di partire da Samarcanda per una spedizione militare, volle far costruire un grande complesso religioso in onore della sua moglie preferita (tra altre nove). L'architetto incaricato della costruzione si innamorò della donna e minacciò di non finire in tempo i lavori se lei non gli si fosse concessa. Sulle prime Bibi-Khanum si rifiutò, ma con il passare del tempo, preoccupata che Tamerlano tornasse e che la costuzione a cui tanto teneva non fosse terminata, finì per cedere alle voglie dell'architetto e si lasciò baciare.
Terrribile errore! Quel bacio fu così focoso che sulla sua guancia rimase come una grande bruciatura. Così conciata non poteva certo presentarsi a Tamerlano e pensò bene di coprirsi la faccia con un velo, ordinando a tutte le donne della città di fare altrettanto.
Ovviamente il buon Tamerlano, tornato a Samarcanda, non volle storie: tolse il velo alla moglie, vide lo scempio e, dopo essersi fatto raccontare la verità, fece trasformare la moschea in una tomba dove seppellì (viva) la moglie infedele. Per ultima cosa, impose a tutte le donne del suo regno di portare per sempre un velo sulla faccia."

6 mar 2006

Week-end

Il weekend è stato abbastanza vario. Quando lavoravo, il fine settimana era una liberazione e me lo gustavo molto di più. Ultimamente, invece, non faccio altro che dormire e sprecare tempo, quindi gli ultimi 2 giorni sono stati un bel diversivo.

Sabato: dopo una sveglia più che tarda, vado alla partita della juniores e finalmente giochiamo bene. I miei preferiti, poi, si comportano decentemente e quindi, nonostante l'ennesima sconfitta sono soddisfatto. Al ritorno mi aspetta anche la vittoria della squadra di Hattrick e una bella polemica da parte dello sconfitto, a cui rispondo con grande piacere sul forum del mio girone.
Tutto è pronto x la grande serata a tema: "cena dei coscritti". L'organizzazione è quella dei gandi eventi e il mastro burattinaio è Kunzo, garanzia di qualità o quantomeno di bevute abbondanti.
Ma l'incontro riserva sorprese... intanto al ritrovo siamo in 8 e il numero non sembra intenzionato a crescere. Di questi, due sono miei buoni amici che non vedevo da un po', mentre gli altri erano (e sono ancora) perfetti sconosciuti (qualcuno visto alle medie, qualcuno di cui non conoscevo nemmeno il nome). Ma il vero colpo di scena è la mancanza del già citato Kunzo. "Ma dov'è?", "Qualcuno l'ha visto??"... proviamo a chiamarlo... ecco la risposta:

"Si, scusate ma non posso venire... è che ieri sera ero in giro con Mazzinghino, abbiamo bevuto un po' e senza saperlo ci siamo ritrovati in Toscana...". Che personaggio!!

x il resto, è andato tutto abbastanza bene. Alle 11 eravamo già tutti pieni, grazie all'abbondante sambuca (una tipa ha anche sgravato), ma poi la serata non è decollata. A mezzanotte ci siamo salutati e ognuno per la sua strada. Mi fa piacere che ho parlato parecchio con gente che non vedo quasi mai e con cui ho comunque un bel rapporto. Chissà se si organizzerà un'altra volta??

Domenica: dopo una sveglia più che tarda esco a correre sotto un bel sole. Gli allenamenti per la maratona procedono bene. A pranzo c'è mia zia e (per la sesta volta nell'ultima settimana) lo zingaro. Lo ignoro e mi concentro sul mangiare. Alzo la testa dopo un ora, distrutto dalle libagioni e (ancora) dall'alcool. Nel pomeriggio, dopo una pennichella da vecchio, ingaggio Braga x la gita fuoriporta e andiamo a Milano a vedere una mostra fotografica: "Visioni" di Lindbergh. Carina, ma secondo me un po' corta. Anche perchè a me piacciono di più le foto di posti strani o quelle di reportages, piuttosto che quelle a persone o modelle.
La serata si conclude con l'aperitivo al Gaudium. Si mangia alla grande e in gran quantità, sotto l'occhio della cameriera più bella della provincia.

28 feb 2006

Film Febbraio

- "Tetsuo uomo d'acciao", S. Tsukamoto: l'avevo visto a Londra da mio zio nel '99 e forse è per questo che l'ho noleggiato. Comunque è risultato ancora una volta molto strano e rivoluzionario. Le scene in cui il protagonista si muove per la città sono assolutamente geniali. Bello anche il finale, senza morale e anzi con una contro morale: i due nemici si alleano per conquistare (trasformare in metallo) il mondo.
- "Il ragazzo del palo elettrico", S. Tsukamoto: il primo film del regista. Anche questo è strano, visto che il protagonista è un ragazzo con un palo elettrico (di cartone) sulla schiena. Si trova nel futuro e scopre che il suo destino è di tenere accesa la lampadina dell'umanità contro una razza di vampiri. Matrix senz'altro ha copiato la scena in cui i vampiri producono energia da umani incoscienti chiusi in incubatrici.
- "Tetsuo II Bodyhammer", S. Tsukamoto: della trilogia è il meno riuscito. Sempre delirante, con esplosioni di colori, però rendeva meno degli altri. Forse anche perchè l'ho guardato a notte fonda, mi sono addormentato.
- "I 400 colpi", F. Truffaut: molto bello. Un altro esempio che i "classici" possono essere interessanti (per quel che mi riguarda non sempre è vero, però ultimamente mi piacciono più di prima). Il bambino protagonista è un attore fenomenale e dipinge la Parigi degli anni '50 in modo fantastico (soprattutto la scuola e i maestri). Belle le scene in cui si trova con il suo amico a fumare o quando parla delle prostitute.
- "H", L. Jong-Hyeok: bruttino. L'ho preso solo perchè il regista è coreano e la trama prometteva. Però a me i thriller non fanno impazzire.
- "Il mistero di Sleepy Hollow", T. Burton.
- "Lolita", S. Kubrick: avevo letto il libro e mi aveva affascinato molto. Pieno di un'ironia finissima e dalla bellissima scrittura. Purtoppo il film non mi è piaciuto altrettanto. Come per "Arancia Meccanica", il giudizio su Kubrick si ridimensiona un po'.
- "Plunkett & Macleane", J. Scott: capolavoro. Se cercate un'ambientazione Settecentesca, dialoghi memorabili, musica dance di gran classe e fuochi d'artificio, questo è il film che fa per voi.
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"The believer", H. Bean.
- "Lock & Stock", G. Ritchie: grande ambientazione e una storia scorrevole e girata stupendamente. L'hanno visto anche le mie sorelle e l'hanno apprezzato. Dai che le riporto sulla retta via...
- "Accattone", P.P. Pasolini: molto simile a "Mamma Roma" (che mi era piaciuto di più), ma mi sa che questo è lo stile di gran parte della sua produzione. Anche qui è trattato il tema della morte e del sottoproletariato romano. Pasolini amava questa "razza" di nullafacenti: ladruncoli, prostitute, papponi e accattoni. Riteneva fossero lo strato sociale più lontano dalla tentazione/corruzione piccolo borghese e li ritrae in effetti alla grande, con immagini sempre sovraesposte (un bianco cinereo pervade le scene), degrado e dialoghi amaramente ironici (sempre in romanesco). Con il boom economico questo popolo scompare, vittima di quello che lui definisce un genocidio.
- "The Boondock Saints", T. Duffy: era da tanto che puntavo questo film. L'inizio è molto bello, ma poi non riesce a darsi un'identità, sospeso tra il farsesco e l'action-movie. Tranne i primi 20 minuti, non è consigliato.
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"Volevo solo dormirle addosso", E. Cappuccio: consigliato da Braga, si è rivelato figo. Il protagonista fa il lavoro di mio papà (che in effetti stima molto questo film) e la storia è portata avanti bene. Ci sono una serie di personaggi particolari e la Capotondi dona veramente fascino al tutto.

27 feb 2006

Discussioni

Sono contento che l'altra sera a Varese sia nata una bella discussione su temi importanti. Mi mancavano le belle schermaglie che di solito facevo in oratorio quand'ero più piccolo. A parte le varie posizioni, mi sembra di poter dire che però (purtroppo??) queste serate non sono molto sexy... la cameriera era piuttosto stupita ogni volta che passava e intorno al tavolo non c'era la solita folla di ragazzine urlanti... sbagliamo noi? sbagliano loro? Non sarebbe bello un mondo popolato da belle barbie appassionate di politica e di etica che vanno in estasi per una discussione seria??

19 feb 2006

The Believer

Ho rivisto questo film e per la seconda volta mi ha fatto una bella impressione. Non tanto per la descrizione del disagio del protagonista e la formazione di gruppi neonazi negli Stati Uniti, quanto per alcune considerazioni sull'ebraismo.
E' senz'altro una cultura affascinante, che proprio per questo genera discussione. Intanto sono il popolo eletto (come pure lo era la razza ariana), rispondono a leggi apparentemente assurde e a chi fa notare le contraddizioni, rispondono con la ripetizione.
Il film mette in mostra il continuo processo di astrazione e assolutizzazione della loro cultura/religione. E' emblematico il fatto che non abbiano una terra o lavori in cui si costruisce qualcosa, ma sono lontani dal concreto, rivolti alla finanza o ai media. Non c'è relativismo: la Torah è verità assoluta, viene da Dio, quindi non la si può toccare e tutto ciò che dice è da seguire alla lettera. E così non possono accostare carne e latte, accendere la televisione o rispondere al telefono di sabato e rappresentare Dio

Comunque la parte del film che ho preferito sono i flashback sull'infanzia del protagonista (un ragazzo ebreo dalla vivace cultura, che dopo aver studiato le Sacre Scritture si affilia a gruppi neonazisti). Interrogato dal maestro sul significato del sacrificio di Isacco da parte di Abramo, regala un'interpretazione sconvolgente:
Dio non risparmia Isacco per benvolenza, ma il suo scopo era solo annichilire Abramo e dimostrare la sua superiorità: "sono talmente potente che posso sottometterti a mio piacimento e perfino farti uccidere il figlio che ami".

Tolleranza, serve un limite

Riporto un bell'articolo di Galli della Loggia del Corriere di oggi:

Intanto cominciamo a convincerci - lo ha scritto ieri Magdi Allam - che le famigerate vignette antiislamiche c'entrano abbastanza poco con la bufera antioccidentale che da settimane sta soffiando dal Pakistan a Bengasi. Certamente quelle vignette hanno offeso milioni di credenti, ma esse hanno rappresentato solo un pretesto, sono state usate puramente come un'esca per scatenare violenze e disordini (il che non attenua, ma semmai aggrava, le responsabilità di chi come il ministro Calderoli non ha capito o, se ha capito, ha abboccato all'esca sperando in una manciata di voti in più).

Sono almeno due le ragioni che inducono a dubitare fortemente della spontaneità dei moti di piazza nelle capitali islamiche. Innanzi tutto le notizie che si hanno del complesso lavorio (durato almeno tre mesi dalla pubblicazione delle vignette alle prime manifestazioni) messo in opera dai capi della comunità islamica danese al fine di attivare i canali di mobilitazione che poi sono entrati in azione; e in secondo luogo l'ovvia complicità dei governi nei disordini, disordini avvenuti perlopiù in Paesi dove neppure un capannello di poche persone può riunirsi senza che la polizia lo sappia in anticipo, potendo così intervenire (o non intervenire) a suo piacere.

Dunque disordini preparati e voluti, ma non perciò meno gravemente rivelatori. L'estrema violenza e la rabbia cieca delle manifestazioni, la loro estensione e il loro ripetersi continuo, la partecipazione ad esse di una moltitudine di giovani, sono la spia che oggi nel mondo islamico si sta diffondendo, si è già diffuso, un virus cultural-religioso e politico dagli effetti incontrollabili, di cui la vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi e i proclami atomico-antisemiti di Ahmadinejad sono un'ulteriore e preoccupantissima prova. Che cosa sta succedendo tra quelle centinaia di milioni di uomini governati da regimi deboli e dispotici? Molta parte della scena ci rimane oscura, dominata dalla mancanza di libertà e quindi dal segreto, ma ne vediamo gli effetti: una sfera politica caratterizzata dalla demagogia e dall'incapacità di avviare qualunque vera riforma, una sfera sociale priva di qualsivoglia guida alla discussione razionale (giornali e tv indipendenti, intellettuali di orientamento liberale, scienziati), con un’altissima propensione al fanatismo religioso, indisponibile a riconoscere alcun diritto a chi pensa o vive diversamente, con una paurosa accettazione della violenza, e alla quale, infine, è possibile far credere che l'Occidente sia responsabile di ogni cosa.

Noi europei ci stiamo rapidamente abituando a tutto ciò, non ne scorgiamo più l'assoluta anomalia. Timoroso dell'accusa di leso multiculturalismo, il nostro discorso pubblico non osa più esprimere giudizi che non siano di comprensione, di più o meno tacita «tolleranza», verso qualunque intollerabile violenza o malefatta commessa nelle contrade dell' Islam. Ad una folla polacca o irlandese non perdoneremmo neppure un centesimo di quello che siamo pronti a perdonare ad una folla libica o afghana: ma ci va bene così. Dando un esempio stupefacente di viltà l'Unione Europea non ha espresso una protesta vigorosa neppure quando è stata devastata la sua sede a Gaza da una folla di quegli stessi palestinesi che vivono solo grazie agli aiuti di Bruxelles. Nulla sembra scuoterci, insomma: non solo non vogliamo accorgerci della via pericolosa che l'Islam ha imboccato, ma, quel che è peggio, sembriamo aver perfino paura di parlarne.

18 feb 2006

Plunkett & Macleane

Oh, for a week, for a night, for a day
for the thrash of the wind

and the pistol's
bray

Friends, for that right would you gladly be
dancing with the devil

on the Tyburn gallows tree


Cold-handed deliverer
, feeder of flies
accomplice to murderer
, mother of shame

Gallows tree
,
Gallows tree


Bastard of history

Taker of gentlemen

Sweet James Macleane

Siamo in balia dell'ignoranza

14 feb 2006

Global No Global?

Qualcosa che non sopporto sono i puristi della contro globalizzazione.

Ci danno dei bigotti, quando non degli ignoranti, perchè le nostre posizioni non sono sufficientemente nette e perchè basiamo le nostre opinioni sui normali giornali e su un poco di ragionamento. La stampa è infatti di parte, e lascia trapelare solo quello che il regime capitalista vuole farci sapere. Non si tratta di un organo di informazione libero e imparziale come quello dei paesi mussulmani o come le fonti alle quali i moderni Marx si abbeverano. Quello che leggono diventa la loro (in altro ambito odiata) Bibbia, un Verbo a cui credere acriticamente, semplicemente perchè conferma le loro teorie. Per quel che riguarda il pensare, da buoni ortodossi non lo concepiscono. Stessa cosa per il cambiare idea.

E poi si prendono la libertà di sparare a zero sulla Chiesa, sugli ultimi 500 anni della nostra storia e sulle nostre tradizioni, deprecando l'interventismo degli alti prelati e ripetendo come un mantra "ma anche da noi ci sono stati l'Inquisizione, il potere religioso e i conquistadores". Ma siete contenti di ciò che è successo? E allora perchè difendete paesi dove questa è la quotidianità (e dove non si intravedono segni di Rinascimento)?

E ovviamente non concepisco i vari rapiti liberati con i nostri soldi (e fin qui è condivisibile) che come prima cosa ringraziano i loro rapitori e poi annunciano di non veder l'ora di tornare sul luogo, per stare vicino a quelle bellissime persone. Ma allora perchè si sono fatti rilasciare?

E comunque segnalerei che va bene l'odio alle multinazionali, il "boicottiamo Merdonald" e affini, però le automobili che usate per andare ai concerti o alle manifestazioni, sono prodotte da multinazionali, consumano benzina (che inquina) e, se sono guidate da noglobal ubriachi, possono tirar sotto anche chi noglobal non è. Senza parlare poi di quelli che lavorano in banca e di quelli sempre attaccati ai cellulari (sono però sicuro che facciano solo chiamate locali, per non allargare la globalizzazione).

Quindi, cercate di essere più coerenti, o se proprio non riuscite, date giudizi più equilibrati. Facile fare l'occupazione della statale quando comunque si ha l'appartamento in corso Como o dei begli occhiali di Gucci (multinazionale??) da 150 Euro. Un paio di settimane di festa, di slogan, che magari potevano essere spese facendo qualcosa di utile. Non conosco molti dissidenti impegnati nel volontariato, ne conosco molti di più che in questo momento si stanno fumando una bella sigaretta (di tabacco sicuramente proveniente dal giardino di casa)...